Il latino: una lingua che ancora unisce
La musica, l’amore, il mistero fusi insieme da una lingua che ancora unisce, soprattutto nella società globalizzata
Il nostro futuro sarà forse scritto in latino? Nel mondo occidentale globalizzato e informatizzato può esserci ancora spazio per la lingua dei nostri antichi padri? Forse sì, o comunque è questa la scommessa di Rosa Elisa Giangoia, professoressa di lettere (e di latino, ovviamente) nei licei di Genova e scrittrice, giunta al suo terzo romanzo che, non per sbaglio ha vinto, da inedito, il primo premio al Concorso Internazionale «Città di Salò 2004». Il latino è il vero protagonista di questa delicata storia di amore, una lingua che oggi è davvero (e non solo nella finzione letteraria della Giangoia) molto usata nel variegato mondo di Internet, proprio come forma di comunicazione universale che, attingendo dal passato, unisce davvero tutte le culture; una lingua che unisce senza cancellare le realtà particolari.
Oltre al latino c’è l’arte (in particolare la musica e la poesia): una dimensione che, proprio per la sua gratuità rende l’uomo più aperto e meno impreparato ad affrontare tutti i problemi dell’oggi. Sono queste le conclusioni a cui arriverà il lettore seguendo le orme del giovane protagonista: Diego Dandini, 37 anni, di Genova, studioso di letteratura cristiana antica che, seguendo il suono di un violino si imbatte in una ragazza di Praga, Mylada. La musica è un miraggio per i due ma anche un modo di accesso al mistero della vita. Diego e Mylada, parlando appunto solo in latino, si mettono sulle tracce del “segreto” di Paganini, della sua inimitabile arte. E lo troveranno: mentre vagano per lei vie della città ecco che nell’aria si diffonde un suono di violino, e sono proprio i «Capricci» di Paganini. I due, ipnotizzati dal “miraggio di Paganini”, arriveranno alla fonte di quel “segreto”.
Nel momento in cui il miraggio si realizza, ovviamente svanisce. A Diego rimarrà il ricordo di Mylada che, con gli occhi scintillanti di felicità, lo saluterà trepidante («Multas gratis tibi ago»: ti ringrazio molto) con un bacio leggero e rapidissimo prima di sparire. Non la rivedrà più e non potrà fare a meno di pensare che il bello della vita non è il possesso ma il dono, è amare, incontrare qualcuno che dia al nostro cuore la misura, il palpito dell’incontro e l’emozione del desiderio.
«Il miraggio di Paganini», Rosa Elisa Giangoia, Ibiskos, pp. 87, 12 euro
Romasette, supplemento domenicale ad Avvenire 26 marzo 2006
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