Strega comanda Colore

Strega comanda colore, che colore vuoi?

La risposta di questo mese può essere una sola: tutti!

Il tema di marzo porta alla luce un elemento che finora è sempre stato sotto i nostri occhi, nonché grande protagonista della tela: il colore.

La storia dei colori ha origini molto antiche ed è stata in grado di influenzare il nostro ambiente, la società, i comportamenti e lo stesso linguaggio. Espressioni come “vivere in un mondo a colori”, “vedere rosso”, “essere bianche come un lenzuolo”, “essere verde di bile” sono solo alcuni esempi di come il colore si sia radicato nella quotidianità. Nel tempo, i significati e gli usi dei colori sono cambiati, mostrandone l’ambivalenza. Nel Medioevo le spose vestivano di rosso, per indicare la passione e la lussuria, dopodiché gli abiti da sposa sono passati al colore bianco, simbolo di purezza e candore.

Un forte legame è infatti quello tra colore e tessuto. I Fenici devono il proprio nome alla parola greca phònix che significa “rosso porpora”, tinta che veniva spesso utilizzata per la colorazione delle loro stoffe. In particolare, l’oro e il rosso hanno da sempre rappresentato la regalità e la potenza. Gli imperatori usavano portare una lunga striscia di questi colori come ornamento delle loro tuniche.

Nel XV secolo, invece, veniva esportato da Genova un tessuto blu chiamato “bleu de Gênes” (letteralmente “blu di Genova”) molto resistente, utilizzato per vele e teloni e che successivamente entrerà nell’armadio di tutti: il blue jeans.

“I sette mariti di Evelyn Hugo”, Taylor Jenkins Reid, Mondadori, Milano 2021.

Proprio nei vestiti e quindi nel mondo della moda, il gioco di sfumature dei colori diventa il marchio di fabbrica di alcuni stilisti. Il rosso ci fa pensare subito a “Il rosso Valentino”, il rosa a “rosa Schiapparelli” o ancora l’arancione ad Hermes. In un ambiente dinamico come quello della moda non stupisce questa presa di posizione sul colore poiché è la prima cosa che risalta in un vestito, è il colore che rapisce la vista. In “I sette mariti di Evelyn Hugo” di Taylor Jenkins Reid, la stessa protagonista parlando di sé afferma “Io ero di nuovo in verde smeraldo. Cominciava a diventare il mio look distintivo”. Distinguersi. Ecco cosa permette di fare il colore. Distinguere, spiccare, diversificare, separare.

Proprio nelle opere di Picasso, troviamo la suddivisione in due periodi che prendono il nome di due colori: il periodo blu; il periodo rosa. Del periodo blu Picasso scrive:

“Blue Nude”, Pablo Picasso, 1902.

“Ragazzo con pipa”, Pablo Picasso, 1905.

Cominciai a dipingere in blu quando riconobbi che Casagemas era morto”. Casagemas era un amico di Picasso che si suicidò a Parigi nel 1901, anno in cui inizia questo periodo, e che finirà nel 1904, che vede come temi cardine la povertà, la disperazione, la solitudine, la depressione e le sfumature presenti nei quadri vanno dal blu al verde. Dal 1905 al 1906 la sua produzione cambia sfociando nel “periodo rosa, con tonalità che vanno dal rosa all’arancione e al rosso, in cui i soggetti principali sono pagliacci, arlecchini, artisti di carnevale, dando alle opere dei tratti più allegri e vivaci.

Una vera e propria teoria dei colori usata come mezzo di comunicazione tra Arte ed umanità, la fa Kandinskij. Egli afferma che ogni colore rappresenti un’emozione, uno stato d’animo o addirittura un suono. Musica e pittura erano per lui legate in un’unione indissolubile. Scriveva: “Sentivo a volte il chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano: era un’esperienza misteriosa; sorpresa nella misteriosa cucina di un alchimista”.

“Komposition 8”, 1923, di Vasilij Kandinskij.

Finora, però, abbiamo parlato di colore utilizzando solo uno dei cinque sensi: la vista.

A differenza di altri temi che abbiamo affrontato nei mesi passati e che sfruttavano oltre allo sguardo anche, e soprattutto, il tatto, si potrebbe pensare erroneamente che il colore sia solo qualcosa che si può vedere. Così non è. Esiste infatti un fenomeno sensoriale e percettivo in cui alcuni stimoli posso indurre una persona a sentire le cose in modo differente, come vedere un suono o ascoltare un colore. Si chiama sinestesia. Etimologicamente significa “percepire assieme”, poiché mette in relazione due sfere sensoriali differenti. Il protagonista de “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon fa una lista dettagliata del perché odia i colori giallo e marrone e tra le motivazioni ricorre al gusto e all’olfatto

Riporto qui di seguito un elenco di motivi per cui odio io giallo e il marrone. GIALLO. 1. Crema pasticcera; 2. Banane (che come se non bastasse diventano anche marroni); […] 5. Fiori gialli (perché il polline mi fa venire l’allergia, uno dei tre tipi di allergia che esistono, gli altri sono causati dall’erba e dai funghi, e la febbre da fieno mi fa stare malissimo)”.

Nella canzone “La verità”, Guccini parla di sinestesia raccontando la semplicità di un ritorno a casa

Nell’aria stanca della sera c’è un’illusione che par vera, si son perduti anche i rumori in forme vaghe di colori”.

Nella trama del mondo i colori ci circondano e ci guidano. Ci aiutano a comprendere l’importanza delle sfumature, dei dettagli, del confronto e della condivisione. Sono sinonimo di singolarità ma anche di unione, come dimostrano i colori primari e secondari.

E per qualsiasi colore comandato dalla Strega ci potrà sempre essere un bambino col dito teso all’insù verso il cielo, per provare a toccare l’aria dell’estate che per lui ha un profumo viola. E a quel punto sarà salvo.

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