Aria e acqua

Invisibile non è sinonimo di immateriale e nemmeno di impercettibile. Dove la vista – il nostro senso meglio sviluppato – non arriva, non è detto che non possano però giungere gli altri sensi. Non vediamo gli odori nel nostro naso, la brezza che ci accarezza la pelle, l’aria nei nostri polmoni, ma dubitare della loro esistenza non è neanche immaginabile. 

Ma non solo: i venti sostengono il volo degli aerei e permettono alle barche di muoversi, l’aria rende possibile la vita e così ridiventa in qualche modo visibile grazie ai suoi effetti. Per questo l’aria è per l’umanità il simbolo, l’esempio più concreto di tutto ciò che, seppur non osservabile, ha comunque conseguenze innegabili nelle nostre esistenze.

In Ode to the West Wind il poeta – velista e rivoluzionario – Percy Shelley si rivolge al vento dell’ovest come a una forza misteriosa, devastante e benevola, capace di strappare le foglie degli alberi in autunno e di trasportare i semi che permetteranno ai fiori di sbocciare in primavera.  

O selvaggio vento dell’Ovest, tu alito dell’essenza 
dell’Autunno, dalla cui presenza invisibile sono mosse 
le foglie morte, come fantasmi in fuga da un incantatore, 
gialle, e nere, e pallide, e rosse di febbre

Il vento è il grande motore che permette il rinnovamento della natura e della società. A questo spirito Shelley chiede di trascinarlo, possederlo e trasformarlo affinché egli stesso diventi agente di cambiamento in questo mondo corrotto. 

Fai di me la tua lira, com’è già della foresta: 
nessun problema se le mie foglie cadono come le sue! 
Il tumulto delle tue immani armonie

solleverà per entrambi un profondo, autunnale canto, 
dolce seppure triste. Sii tu, spirito fiero, 
il mio spirito! Sii me, spirito impetuoso! 

Guida i miei morti pensieri per l’universo 
come foglie ingiallite che stimolino una nuova nascita! 
E, per l’incanto di questa ode, 
diffondi, come ceneri e scintille da un cuore 
inesausto, la mia profezia tra tutta l’umanità! 
E sii attraverso la mia voce per la Terra dormiente 

la tromba della profezia! O vento, 
se giunge l’Inverno, può essere la Primavera così distante? 

Un significato non troppo diverso assume il vento dell’est di cui canta lo spazzacamino Bernie in Mary Poppins all’inizio del grande classico Disney. È proprio il vento ad annunciare l’arrivo della protagonista a bordo del suo ombrello magico.

Winds in the east, mist coming in.  
Like somethin’ is brewin’ and bout to begin.  
Can’t put my finger on what lies in store,
But I fear what’s to happen all happened before. 

Sono solo pochi versi ma già preannunciano il finale del film. La famiglia Banks sta per diventare la protagonista di una grande avventura che porterà ognuno dei suoi membri a evolversi. Ma non si tratta di una nuova avventura: è una storia destinata a ripetersi ogni volta che le correnti d’aria si spostano trasportando la protagonista in un altro luogo, nei pressi di un’altra famiglia.

Anche il film del 2013 Saving Mr. Banks, che racconta della vita dell’autrice di Mary Poppins Pamela Travers e della genesi del grande classico, si apre con la canzone di Bernie. La ciclicità segnata dal cambio di direzione dei venti assume in questo caso anche un significato più inquietante. È un trauma che passa di generazione in generazione, un mutamento che non può avvenire del tutto a causa della coazione a ripetere dell’animo umano.

Il film mette in relazione la figura fittizia di Mr. Banks e della sua parabola positiva nella storia con quella del vero padre di Pamela Travers, affettuoso sognatore e alcolista, morto di cirrosi epatica quando lei era ancora piccola. La scrittrice porterà con sé il lutto per tutta la vita e racconterà la storia di Mary Poppins anche per regalare un finale diverso a suo padre e alla sua famiglia. Che esista un vento invisibile che ci spinge indietro, che ci trascina nei nostri ricordi impedendoci di andare avanti?

Dettaglio da L’annunciazione di Leonardo Da Vinci

L’aria, tuttavia, non è del tutto trasparente. Lo aveva già capito Leonardo Da Vinci quando includeva nelle sue opere la prospettiva aerea: vediamo nitidamente un oggetto poco distante, ma, se a separarci da un elemento del paesaggio sono volumi enormi di aria, questo comincerà ad apparirci sfocato e un po’ azzurrognolo. È la profondità, che rende visibile anche l’elemento più trasparente, a colpirci in questo caso. Questo effetto diventa ancora più evidente se spostiamo il nostro pensiero dall’aria all’acqua.

Sempre in Ode to the West Wind, Shelley esprime sgomento e meraviglia di fronte alla “falsa” invisibilità dell’acqua e, in maniera implicita, di fronte alla sua materialità. Il poeta confronta il limpido Mar Mediterraneo con il minaccioso Oceano Atlantico.  

Tu, che hai destato dai suoi estivi sonni 
il Mediterraneo azzurro, dove egli giace,
cullato dal flutto delle onde cristalline, 

accanto ad un’isola di pomice del golfo di Baia, 
e hai visto nel sonno antichi palazzi e torri 
tremolanti nella luce diurna più splendente dell’onda, 
ricoperti tutti di muschio azzurro e fiori 
così dolci, che la percezione si perde a descriverli! 

Tu, per la cui via le indomite superfici dell’Atlantico 
si squarciano in abissi, mentre molto più giù 
i fiori del mare e i boschi di fanghiglia che vestono 
le alghe prive di vita dell’oceano scoprono 

la tua voce, e subito diventano grigi d’orrore 
e tremano e si spogliano: oh, ascolta!

Shelley prende atto della duplicità, dell’invisibilità visibile dell’acqua, che può permettere di vedere a pochi metri di profondità le antiche rovine sommerse di Baia, ma che nasconde alghe, forme di vita e correnti invincibili nei propri abissi, rendendoli di fatto a loro volta invisibili. È quella stessa spinta indomabile che si nasconde nel vento a smuovere i mari, rendendoli portatori di un cambiamento che però sono in grado di celare fino al momento opportuno.  

Il mondo sottomarino come realtà parallela in cui è possibile ciò che è precluso in terra è anche il tema della canzone di Lucio Dalla Com’è profondo il mare. Dopo aver descritto con metafore la storia terribile, di violenza e ingiustizia, dell’umanità, il cantautore rivela la prospettiva del brano, il punto di vista dal quale si rilegge la realtà: quello dei pesci del mare. 

[…] Frattanto i pesci 
Dai quali discendiamo tutti 
Assistettero curiosi 
Al dramma collettivo di questo mondo 
Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo 
E cominciarono a pensare 
Nel loro grande mare 
Com’è profondo il mare 
Nel loro grande mare 
Com’è profondo il mare 

È chiaro che il pensiero dà fastidio 
Anche se chi pensa è muto come un pesce 
Anzi un pesce 
E come pesce è difficile da bloccare 
Perché lo protegge il mare 
Com’è profondo il mare 

Certo, chi comanda 
Non è disposto a fare distinzioni poetiche 
Il pensiero come l’oceano 
Non lo puoi bloccare 
Non lo puoi recintare 

Così stanno bruciando il mare 
Così stanno uccidendo il mare 
Così stanno umiliando il mare 
Così stanno piegando il mare […]

I pesci sono dunque i pensieri critici, i giudizi, quelli muti e inespressi che vengono tacitati dal potere ma, protetti dalla profondità del mare, non possono essere né cancellati né contenuti se non attentando a quella che è stata la culla stessa della vita sul nostro pianeta. Lucio Dalla parla di questa possibilità concreta, di una fine del mondo che è prossima proprio a causa del bisogno degli esseri umani di prevalere sugli altri a tutti i costi. Tuttavia, come avveniva per Shelley, l’acqua diventa metaforico serbatoio della forza incontenibile dello spirito, rifugio e punto di partenza per un nuovo mondo. 

La forza immanente di quella delicata fonte di vita che è l’acqua è conosciuta da tutte le forme animali e vegetali sulla terra e da ogni civiltà in ogni tempo: ognuno di noi deve la propria esistenza alla sua trasparenza. Ad accorgersene meglio di tutti sono quelle città, quelle popolazioni che si trovano ad avere di continuo a che fare con la carenza di acqua: è per questo motivo che di fiumi, fontane e sorgenti sono ricche le residenze delle famiglie nobili berbere, provenienti dal Nord d’Africa e dal deserto, stabilitesi sulle montagne dell’Andalusia prima della reconquista. L’esempio più grandioso ne è senza dubbio l’Alhambra, nelle cui grandi sale e giardini risuona in ogni dove il rumore dell’acqua, come un rassicurante segnale di prosperità.  

E non è un caso che tra questi antichi palazzi granadini sia cresciuto Federico García Lorca che, nelle sue poesie, rende l’acqua simbolo duplice di vita e di morte. In Manantial – traducibile con “sorgente” – il poeta parla proprio del segreto dell’acqua, che resta dolorosamente incomprensibile ai cuori degli umani e degli altri esseri viventi. 

Lottando sotto il peso dell’ombra 
una sorgente cantava. 
Mi avvicinai per ascoltare il suo canto 
ma il mio cuore non capì nulla. […] 

Il mio cuore è cattivo, Signore! Sento nella mia carne 
il tizzone inestinguibile 
del peccato. I miei mari interiori 
sono rimasti senza riva. 
Il tuo faro si è spento. 
Il mio cuore di fiamme ora si accende! 
Ma il nero segreto della notte 
e il segreto dell’acqua 
sono misteri solo per l’occhio 
della coscienza umana? 
La nebbia del mistero non scuote 
l’albero, l’insetto e la montagna? 
Non sentono il terrore dell’ombra 
Le pietre e le piante? 
Questa mia voce è l’unico suono? 
E la casta sorgente non dice nulla? 

Ma sento nell’acqua  
Qualcosa che mi scuote … come un vento 
che agita i rami della mia anima.[…] 

Possono le mie dolci foglie 
non capire il segreto dell’acqua? 
Le mie radici raggiungeranno i regni 
dove essa nasce e si coagula? 

Ho piegato i miei rami verso il cielo 
che le onde copiavano, 
ho immerso le mie foglie nel cristallino 
diamante blu che canta, 
e ho sentito le sorgenti sgorgare 
come se le ascoltassi da umano. 
Era lo stesso flusso pieno di musica 
e scienza ignorata. […] 

Ma il mio cuore nelle radici 
tristemente mi mormorava: 
“Se non comprendi le sorgenti, 
muori e taglia i tuoi rami!”

Da notarsi la misteriosa associazione dell’acqua alla notte. Il trasparente elemento che bagna le radici degli alberi nella profondità della terra racchiude un segreto, oscuro nella sua invisibilità. La mancanza di chiarezza riguardo a ciò che permette al poeta e alla natura di vivere è motivo di morte per gli esseri umani e non solo.  

Signore, strappami dalla terra! Dammi orecchie 
che comprendano le acque! 
Dammi una voce che per amore strappi 
il suo segreto alle onde incantate; 
per accendere il tuo faro chiedo solo 
olio di parole. 

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