Una piacevole casualità
Ho sempre amato ascoltare la musica. Da quando ho cominciato a lavorare, da circa venti anni anni quindi, ho dovuto diminuire i momenti e i luoghi in cui ascoltare musica che negli ultimi tempi si sono ridotti a due occasioni: i viaggi con la radio dell’automobile e la musica del pc (ora mac) che fa da sottofondo al mio battere sulla tastiera. Un mese fa ho acquistato un Iphone4 che ha le cuffiette e mi dà la possibilità di ascoltare la musica mentre cammino per la città. Roma con la sua vita brulicante (specie la mattina presto quando vado a scuola) è diventata lo sfondo di un unico lungo video musicale e la sound-track è la più varia e disparata (ognuno ha le sue perversioni): si va da Tom Waits ai Ricchi e Poveri, da Mascagni a Van Morrison, da Battisti alle canzoni napoletane, da Nick Cave a De Andrè e, ovviamente, da Springsteen a Dylan.
Avete mai fatto una compilation? Vi rimando alla lettura/visione del romanzo/film Alta fedeltà di Nick Hornby/Stephen Frears perchè lì è spiegata molto bene l’arte di realizzare un compilation, però un paio di osservazioni le voglio condividere con voi. Forse a causa della mia inclinazione nostalgica, ma da quando ho scoperto le potenzialità di youtube ho catturato dalla rete tante ma tante musiche che corrispondono ai diversi “strati” della mia ormai lunga vita (fra qualche giorno si supera il varco dei 45) e in alcuni casi questi brani affondano nella mia infanzia più remota (penso ad esempio ad alcune canzoni di Gabriella Ferri o alle musiche di Fiorenzo Carpi della colonna sonora delle Avventure di Pinocchio) perché non c’è niente da fare ma la musica è la fedele compagna dei momenti della nostra vita, che essa mantiene in vita, sottolinea, colora... e in questo senso non c’entra tanto il giudizio estetico: a me piace la musica folk ma nelle mie compilation c’è anche tanta, disprezzabilissima, musica pop. La musica ha a che fare col mondo ad un tempo vischioso e scivoloso dei ricordi.
Prendiamo ad esempio l’ultima compilation che ho fatto in questi primi mesi dell’anno, esattamente 400 canzoni dove appunto c’è un po’ di tutto. Me ne giro per le strade di Roma (da quando ho le cuffie prendo meno la macchina o l’autobus.. preferisco camminare di più) con la musica nelle orecchie e, attenzione, seleziono sempre la funzione “casuale” dell’ordine dei brani che si susseguono così come decide il mac. Affidarsi al caso… strano no? Quando ero giovane e c’erano solo i vinili o le cassette su cui registravo i miei brani preferiti (le mie vecchie compilation anni ’70, ’80 e ’90), sentivo e risentivo le canzoni e potevo anche sapere a memoria la scansione dei pezzi per cui quando una canzone finiva automaticamente cominciavo a fischiettare il pezzo successivo perché sapevo già quale sarebbe stato. Ora invece basta cliccare e le canzoni mi vengono proposte ogni volta in modo totalmente casuale. Preferisco la sorpresa, mi sa di nuovo, di fresco, come se fossero di più di 400; l’imprevedibilità come “friccico” della vita. Insomma esiste anche una casualità bella, buona; non ci avevo mai pensato e invece questo pensiero mi sovviene ogni volta che, ogni mattina, uscendo di casa clicco sul tasto “selezione casuale” e mi avvio verso scuola fischiettando Ricominciamo, famoso hit del campione assoluto di trash mondiale, Adriano Pappalardo.
Bello!
Mi ritrovo perfettamente in quello che dici. La funzione casuale la uso anche io per ricordare dei periodi della mia vita. Ma mi sono accorto che devo utilizzarlo senza esagerare, o mi perdo nei ricordi… ma mi perdo sul serio!
Questa funzione però la trovo eccezionale per un altra ragione: il fatto di non scegliere che cosa ascoltare dà un occhio libero nel guardare la realtà. Faccio un esempio. La mattina quando vado in università potrei scegliere un brano dei C.S.I., lento, con toni cupi e grida di lamento capaci di descrivere esattamente come mi sento tutte le mattine. O potrei ascoltarmi, che so, Elio e le Storie Tese per tirarmi su. Insomma, sarei il padrone del mio stato umorale.
Invece la funzione “casuale” non me lo permette! E il brano nella sua casualità spesso mi spiazza. A volte è allegro quando lo vorrei lento e viceversa. In questo modo mi trovo ad essere allegro quando ho tutte le ragioni per non esserlo. E allora scopro che in effetti ci sono DAVVERO motivi per essere contenti (in effetti le cose sono anche più complesse). Il centro di tutto alla fine non è neppure essere contento o no, ma sta nel fatto che la casualità è la porta attraverso la quale mi apro ad uno sguardo diverso su ciò che ho intorno.
Perfetto Leo, è quello che volevo dire io (e che tu hai espresso in modo più efficace), grazie!
ricordo che quando uscì l’iPod ci fu una discussione sulla “filosofia del random”, random che comunque è sempre circoscritto, visto che ci si muove entro una compilation composta da noi. questo succede meno con la radio, invece, dove qualcuno decide al posto nostro. vedete differenze? o la nuova tecnologia ha soltanto aggiornato un meccanismo precedente?
Andrea, io credo sia necessaria comunque una sorta di predisposizione caratteriale al random. La tua riflessione è chiara e piacevole, come anche l’intervento di Leo, ma entrambi descrivete in un certo senso le ragioni per cui io preferisco ascoltare un cd piuttosto che una compilation. Forse proprio perché vedo nella musica un espediente per amplificare o smorzare il mio stato d’animo del momento; non mi fa impazzire l’idea che siano altri a “guidarlo”. Piuttosto mi capita spesso, questo sì, di partire la mattina con l’album dei REM ad esempio e subito dopo l’ascolto della prima o seconda traccia, passare a tutt’altro genere, per ragioni del tutto aleatorie: la visione di un manifestino nella metro, il fischiettio di un signore sulle note di una melodia che avevo dimenticato. Anche questo se ci pensi è “random” ed è il tipo di sorpresa che io preferisco. Un caro saluto a tutti.
le nostre riflessioni mi fanno pensare che quando gli uomini hanno il controllo assoluto di tutto quello che li circonda finiscono per annoiarsi. E’ l’illusione del controllo, come dice quel gran testo che è “Kung-Fu Panda”. Come scrive il solito big Chesterton: “Un uomo ha il controllo su molte cose nella sua vita; ha il controllo su un numero sufficiente di cose per essere l’eroe di un romanzo. Ma se l’eroe avesse il controllo su tutto, sarebbe così ingombrante, che non ci sarebbe più alcun romanzo. E il motivo per cui la vita dei ricchi in fondo è così insipida e monotona, dipende semplicemente dal fatto che possono scegliere gli eventi. I ricchi sono depressi perché sono onnipotenti. Non riescono a partecipare alle avventure perché sono in grado di farle. Ciò che fa romantica la vita e la mantiene colma di fervide possibilità, è l’esistenza di quelle grandi, comuni limitazioni che ci costringono ad affrontare cose che non ci piacciono o ci aspettiamo. [..] Trovarsi in un romanzo significa trovarsi in ambienti poco congeniali. Essere nati su questa terra significa essere nati in ambienti poco congeniali, e dunque, essere nati in un romanzo.”
Un po’ di tempo fa rimasi molto colpito da un brano di Teilhard de Chardin che dice più o meno (non lo ritrovo più…) che la nostra vita è segnata molto più da ciò che assorbiamo passivamente, piuttosto che dalle cose delle quali abbiamo il controllo. Anche Teilhard comunque sarebbe d’accordo nel dire che quelle di cui disponiamo sono sufficienti, ma questo non toglie che qualsiasi nostra speranza di controllo fa un po’ ridere. Come dice il Salmo 2, “Dio ride e si fa beffe di loro”!
Stai a vedere che ora esco di casa e mi tirano sotto con la macchina. :)
La lettura di questo articolo molto bello me ne ha richiamato alla mente, per taluni aspetti e non per altri,un altro comparso tempo fa su ‘La Repubblica’. Dunque, a proposito di sottofondo musicale, di ‘musica quale fedele compagna dei momenti della nostra vita, che essa mantiene in vita, sottolinea, colora’ ed a proposito del controllo sulle cose c’è anche chi pensa che…
http://www.lua.it/accademiasilenzio/2011/02/aiuto-c%E2%80%99e-sempre-un-sottofondo-musicale/