Felicità delle storie

Come finiscono le storie?
Chi lo sa? Nessuno. Lo si può intuire, forse. Si può andare per indizi, sospetti, tracce. Si può intuire qualcosa dallo svolgimento della trama (o dagli eventi della vita). Ma si può dire che ogni fine sia la logica conclusione di premesse date? Se così fosse, la vita sarebbe un sillogismo. No, in genere, no. Almeno per le storie che hanno a che fare con l’uomo e la sua libertà. Se però non ci fossero fili di connessione tra l’inizio, lo svolgimento e la fine, allora la storia sarebbe inumana, astorica, in fondo inutile.
Allora ogni storia, ricca (o povera) del suo passato, è aperta a qualunque cosa possa accadere. Spesso è proprio la conclusione (insieme con l’incipit) a dire la qualità di una storia narrata. È qui che si gioca l’abilità di un narratore.
Tra le tante forme di conclusione ne esiste una un po’ banalizzata, in verità: è l’happy end, il lieto fine. Lo conosciamo tutti: “E vissero tutti felici e contenti…”. Come mai un finale del genere irrita molte persone, specialmente se adulte?
Sì, certo, perché la vita è complessa e ormai chi si può permettere di dirsi “felice e contento”?
E se invece la felicità con cui si può concludere una storia fosse la stessa linfa che la sostiene in sottofondo e che, a tratti, emerge come da una falda sotterranea? Alcuni filosofi hanno trovato nell’angoscia la sensazione emotiva originaria dell’uomo. E se invece fosse la meraviglia, lo stupore, la consolazione, la felicità? Quali sono le storie che si riconoscono radicalmente nell’angoscia? Quali quelle che si riconoscono nella felicità? Un dato è comune tra le seconde: il senso della novità inaspettata, del chiarore, dell’inizio. Così come la storia in forma di poesia scritta da Raymond Carver e che si intitola Happiness, appunto, Felicità:

Talmente presto che fuori è ancora buio.
sto alla finestra con il caffè
e le solite cose del mattino presto
che passano per pensieri.
A un tratto vedo il ragazzo e il suo amico
salire per la strada
per consegnare il giornale.
Portano berretto e maglione,
e un ragazzo ha una borsa sulle spalle.
Sono così felici
che non dicono niente, questi ragazzi.
Penso che se potessero, si prenderebbero
sottobraccio.
È mattino presto,
e stanno facendo questa cosa insieme.
Essi avanzano, lentamente.
Il cielo si sta facendo più luminoso,
anche se la luna ancora pende pallida sul mare.
Una tale bellezza che per un attimo
morte e ambizione, perfino amore,
non riescono a intaccarla.
Felicità. Arriva
inaspettata. E va al di là, davvero,
di ogni chiacchera mattutina su di essa.

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