Giovanni Casoli, La bellissima perdita
Giovanni Casoli, già molto noto come critico letterario impegnato soprattutto a ricercare la presenza di Dio nella poesia moderna e contemporanea, ha voluto riproporre la sua fedeltà alla parola poetica con la nuova silloge La bellissima perdita (Marietti, Genova-Milano 2006), dopo i Cinque poemetti del 2002.
Come emblematicamente sottolinea il titolo, il nesso costitutivo delle poesie qui raccolte è rappresentato dal legame “perdita-poesia”: nella Premessa, orientativa di tutta la raccolta, si precisa che la “purissima perdita” è appunto la poesia, che non serve a nessuno, ma che non serve perché regna. L’autore, sulla base di questa convinta affermazione, si domanda Che cosa resta alla poesia? e con sicurezza risponde Niente, come sempre.
La poesia non ha nessuna novità da registrare, nessuna originalità da perseguire. Il suo compito, anzi, è indietreggiare: sempre e indefinitamente, dal corpo grande e complesso delle conoscenze e delle funzioni sociali, fino all’ultima cellula della sua semplicità, fino, possibilmente, al nulla che sempre le resta.
Da questa dichiarata coscienza ossimorica di debolezza-forza nasce la poesia di Casoli che nella lirica Patientia poetica dichiara esplicitamente la sua fiducia nella poesia, che diventa anche la sua esibita dichiarazione di poetica: “A che serve la poesia?”. “A nulla ,/ per fortuna : regna”.”Anche nella / sanguinosa indifferenza?”. “E nella / cruda distrazione. E nel vuoto”. / “Non afferro”. “Non potrei / spiegare meglio l’arte poetica / che con la sua pazienza. Un ramo /sempre piegato dal vento”. “E se / il vento lo spezza”. Si fa /estrema la pazienza e mai si arrende”. È una fiducia diacronica e sincronica, aperta al futuro, o meglio, all’eterno, in quanto mette la poesia in rapporto diretto, unico ed assoluto con la vita, a cui solo la poesia sa adattarsi e soprattutto adeguarsi, come possibilità di espressione autentica, efficace e totale.
Da questa fiduciosa consapevolezza del suo intrinseco valore deriva la produzione poetica di Casoli, tematicamente incentrata sulla coscienza dolorosamente consapevole dell’uomo nell’hic et nunc del suo essere nel mondo, con la percezione esatta dei ritmi che modellano il fluire della vita e su di esso si modellano con una reciprocità da accettare, ma anche da soffrire per il non poterne comprendere l’intima ragione, nonostante l’assillante e inquietante interrogarsi (I giorni). Il divenire determina una percezione forte, avvertibile anche a livello fisico (Il mio amico dice che il tempo non conta), che va comunque accettata (Il fiume). Dal senso acuto del divenire del tempo, il poeta perviene al recupero del passato, come eredità comune e riacquisizione delle radici (Perendie Nudius Tertius), umane, ma anche culturali e religiosamente salvifiche. Nell’hic et nunc in cui il poeta si avverte vivere nel fluire dell’esistenza, egli prende lucidamente coscienza di sé, del suo esistere: sente di essere qualcuno che non possiede nulla se non corpo e cuore e si avverte vivere nella natura come prodigio orribile, felice / meraviglia, spada che trapassa l’anima (L’orfano delle religioni).
Di qui nascono però pluralità di aperture: l’avvertire la presa di consapevolezza del proprio essere, della propria vita, negli altri (Sinopie), a cui si accompagnano le difficoltà e i misteri dei rapporti interpersonali, fino alla ricerca di dialogo come necessità ontologica (Nel nulla); l’attenzione critica alla realtà, anche e soprattutto in episodi di cronaca minima, ma umanamente rilevanti, con particolare propensione per quelli in cui sono coinvolti dei bambini (L’aborto di Martina, SULLA TOMBA DI UNA BAMBINA / MORTA A DODICI ANNI / BELLISSIMA NELLA FOTO DI PRIMA COMUNIONE). Proprio da questi frammenti di consapevolezza di esistenza, si compone in mosaico una riflessione stupita e dubbiosa sul vivere (vivere è strano dono) nella consapevolezza della sofferenza sempre incombente e ineludibile, fino al mistero del precipitare o del salire, compiutamente espresso nella lirica Infine (Un tumore un infarto un declino / e andremo alla radice dei tramonti, / saliremo alla fonte delle stelle. … Ritrovata / la nostra infanzia finalmente avremo / pietà di noi, permetteremo / a Dio di perdonarci). Il mistero dell’ineludibile fine si apre però alla consolazione della presenza di Dio: Dio scende pazientemente dal buio, / assottiglia il silenzio / perché diventi udibile, / prepara un altro mondo). Questo della fede è il più sicuro messaggio che la poesia di Giovanni Casoli ci comunica: Solo Dio / viene, tu non sai di aspettarlo.
La comunicazione è facilitata e arricchita da un linguaggio poetico suggestivo, fatto di lessico e sintagmi originalmente creativi, con un andamento spezzato da efficaci enjembement che mettono in rilievo parole ed espressioni tematicamente rilevanti con ariosa leggerezza.
Ho letto già 2 volte il libro di Casoli. E’ davvero bellissimo.
Ammiro Giovanni Casoli come critico, poiche’ non ho purtroppo ancora letto la sua poesia – cosa che mi riprometto di fare prima possibile.
Comunque, per quanto ne so di lui, penso che, se la Storia della Letteratura italiana un lontano giorno tornera’ a riconoscere la bellezza, la sensibilita’ e la competenza laddove queste siano, Casoli avra’ un posto non di second’ordine. Il posto che gli spetta.
Sergio Sozi
Sono un suo ex alunno; solo ora a 27 anni, ho piena consapevolezza della fortuna che ebbi in quei due anni di letteratura italiana nell’improbabile cornice del Liceo Platone in Roma; solo ora a seguito di studi in Lettere posso almeno in parte comprendere la “bellezza” che la figura umile e ricca di questo professore riusciva a comunicare a chi poteva ritrovarsi in aula, in classe con lui. quel che non capivo allora, pur se distante negli ann, torna adesso nella consapevolezza ed è come apprendere nuovamente, come allora. Stimo Giovanni Casoli come stimo chi fa anima nella letteratura.
Pure io ho avuto la fortuna di avere dal 1997 al 1999 come professore al Liceo Platone Giovanni Casoli. Le sue letture magistrali della Divina Commedia non le dimenticherò più. Conservo ancora oggi gli appunti che prendevo durante le sue spiegazioni.
Idem: ho avuto Casoli come professore al Platone e grazie a lui ho scelto lettere al’Università e ora ho intrapreso la stessa sua strada insegnando a scuola… anche io conservo ancora i suoi appunti…
Sono anch’io un vecchio allievo del Prof. Casoli, studente al liceo Platone di Roma negli anni ’80. Considero una delle mie fortune più grandi aver avuto un simile maestro in anni così importanti per la mia formazione, sia umana che letteraria. Lo ricordo con affetto sincero, mi piacerebbe tanto poterlo riabbracciare, a così tanti anni di distanza il legame che mi unisce a lui è sempre vivo.
Grazie di cuore al prof Giovanni Casoli. Lo leggo su Città Nuova, ho letto qualche suo libro: Sul fondamento poetico del mondo; Vangelo e letteratura; Perché è difficile l’esperienza di Dio e vorrei procurarmi l’Antologia di letteratura scritta qualche anno fa. Ogni volta che lo leggo respiro aria nuova, un gusto per le cose belle e vere. Continui a scrivere per noi poveri rudes. Pace e bene fra Ezio
Ho avuto Gianni, per molti dei suoi intimi Giannetto, come insegnante al Socrate nel ’73-74. Ricordo il suo entusiasmo, il suo impegno, la sua pertinacia nel voler trasmettere la sua dottrina vastissima e soprattutto il suo amore per le letterature. Purtroppo di rado noi studenti lo ascoltavamo come avremmo potuto e dovuto; eppure credo che i suoi sforzi non siano stati inutili: una certa sensibilità ce l’ha instillata, e ha contribuito a fare di noi le persone che siamo: e non siamo affatto male.
Memorabile una sua lezione sul Manzoni: il teorema, come Gianni lo definiva, del popolo che fa parlare la storia: geniale e semplice come la verità!
Gianni, se mi leggi, fatti leggere: [email protected], specie se ti capitasse di passare da Bruxelles, dove vivo da moltissimi anni.
Mi chiedo se l’autore è lo stesso Giovanni Casoli che ho avuto l’onore di avere come professore di italiano al liceo classico “T.Tasso” di Roma alla fine degli anni 70…Qualcuno può aiutarmi??
Caro Professore, vedo che persiste nei suoi temi preferiti. Ottimo! Un saluto da un suo antico studente pagano, Marcofabio Carosi, Liceo Socrate, 1980-85