Napoli sul mare luccica

È possibile scrivere di Napoli cercando di dribblare i luoghi comuni, il folklore, il giudizio infamante, il pietismo, il piangersi addosso o il fatuo orgoglio?
Ebbene, Antonella Cilento ci è riuscita! Come? Con la forza di uno sguardo che si nutre di conoscenza approfondita della storia, della cultura e della vita di questa città. Con uno sguardo che attraversa in modo diacronico e sincronico Napoli e i suoi abitanti, con la forza che può avere una madre che ama il suo figlio pur malato e deforme.

In questa città mille volte filtrata attraverso lenti fosche e pessimiste o a colori folkloristici di bassa qualità Antonella Cilento ci vede, eccome, e ci restituisce, in questa “guida contromano” commissionata dall’editore Laterza, una visione ricca smagliante e terribile di una città che è cresciuta su se stessa inglobando storia vecchia e nuova che, se soltanto i suoi giovani potessero possederla davvero, donerebbe loro quella consapevolezza della propria storia, argine indispensabile alla discesa verso la barbarie. Solo chi ha dentro di sé radicato il senso del proprio valore e della propria storia rimane sensibile alla bellezza, non ha bisogno della una nuova mitologia della camorra e rimane impermeabile all’edonismo consumistico come agli effimeri paradisi artificiali.
Non è nuova Antonella a questa mission. Da anni tiene corsi di scrittura nelle scuole di Napoli e della sua periferia, all’interno di progetti per contrastare il disagio sociale. Otre alla scuola di scrittura creativa, Lalineascritta, tiene stage di scrittura che si dipartono dai luoghi storici di Napoli e dai suoi musei ricchi di tesori d’arte.

I suoi libri più noti, da La lunga notte, a Non è il paradiso, Neronapoletano e L’amore quello vero parlano questa lingua creativa e ricca eppur “vera” di una napoletana quanto mai consapevole, che non si arrende e continua a rendere un’impagabile servizio.
Da napoletana che vive a Trento da quasi vent’anni ho letto questo libro, che regalerò con piacere sia ai miei amici trentini che ai meridionali “fuoriusciti”, con la commozione di chi incontra una lettura a tutto tondo, così rara oggi, di una realtà complessa e contraddittoria come Napoli. Un libro breve e intenso, scritto con mano lieve e felice che può essere assunto ad esempio di come far conoscere una realtà urbana.
Parte del libro è, infatti, frutto di un rimaneggiamento di articoli e dossier comparsi, sempre a firma di Antonella Cilento, nel periodo tra il 2004 e il 2005 sul quotidiano di Napoli Il Mattino. Questo materiale è però rilavorato e intrecciato con una lettura di Napoli come di un corpo vivente e contemporaneamente simbolico, esplorato attraversando vie d’acqua, di fuoco, d’acqua e d’aria, i quattro elementi alla base della creazione del mondo mai veramente separati l’uno dall’altro, così come non possono essere separate la bellezza e la bruttezza, la storia e l’inciviltà, l’architettura e l’umanità di una qualsiasi città del mondo, l’attaccamento alla propria città di una scrittrice e il suo scriverne.

oppure ascoltare l’intervista rilasciata dalla Cilento a Fahrenheit cliccando QUI

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  1. Stas' ha detto:

    Sono felice di trovare questo post sul libro di Antonella Cilento (il titolo già è un invito a guardare Napoli attraverso una lente chiara e non scura come si è tentati noi oggi e come fece Anna Maria Ortese in “Il mare non bagna Napoli” nell’immediato dopoguerra). Non l’ho letto, ma conosco l’entusiasmo, l’intelligenza e l’onestà intellettuale di questa autrice e docente di scrittura creativa, capace di scrivere libri e di impegnarsi in prima persona sul territorio. E’ evidente, ormai, che solo un nuovo umanesimo, una nuova cultura può salvare Napoli (e tutto l’occidente, a ben vedere). E allora c’è bisogno di gente così. Come Silvio Perrella di cui quest’estate ho letto “GiùNapoli”: il racconto della sua esperienza di palermitano trapiantato a Napoli durante l’adolescenza, filtrato attraverso la propria esperienza di critico letterario (Silvio ha scritto due bellissimi saggi su Italo Calvino e Goffredo Parise). Nel libro Silvio si interroga sulla città affidandosi non solo al suo sguardo e ai suoi passi che salgono e scendono questa città verticale, ma alle voci degli scrittori napoletani del dopoguerra che ha conosciuto e amato, soprattutto per la testimonianza che hanno dato della città. Da Anna Maria Ortese a Domenico Rea, da Raffaele La Capria a Ermanno Rea. Se volete capire qualcosa di Napoli e delle sue incredibili contraddizioni in un percorso che mette insieme la vita e la letteratura, leggete questo libro. Poi, se vorrete, potrete vedere la puntata di CultBook dedicata a questo libro, ci sto già lavorando.

  2. Angela C ha detto:

    …una città “cresciuta su se stessa”, che su se stessa fa valanga ed è feconda, nel bene e nel male. E tra le righe, nella chiusa, io leggo che non c’è rinascimento senza medio evo, che il nord senza i tanti Turuzzo, Carmelo e Gennaro ha pagine vuote e che tutti siamo un po’figli di Napoli e di questa meridionalità.

  3. Tita ha detto:

    Carissima Annamaria, grazie per la tua recensione al libro della Cilento, che presenta due preziosi sussidi nella possibilità di un -assaggio- del testo e di conoscenza dell’Autrice attraverso l’intervista.
    E’ un libro che mi propongo di leggere.
    Ciao. Tita

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