Italia 2 – Viaggio nel paese che abbiamo inventato
Da poco uscito per Minimum fax, Italia 2 è la storia del viaggio intrapreso da Cristiano De Majo e Fabio Viola attraverso alcuni luoghi “simbolici” del nostro Paese. I due autori partono da Roma per raggiungere prima il Mulino delle Pile di Chiusdino, ovvero il mitico Mulino Bianco, e successivamente Cogne, Damanhur, San Giovanni Rotondo, la Risiera di San Sabba, Predappio, i Castelli Romani, Venezia, Matera. Si tratta di un viaggio che è il preludio a un altro viaggio: Cristiano, infatti, tornerà a Napoli, mentre Fabio andrà ad insegnare italiano in Giappone. Detto così, potrebbe sembrare il reportage di due intellettualoidi italiani che vogliono ripeterci per l’ennesima volta che viviamo nella cultura dell’immagine e che il nostro paese è impazzito. In realtà, quella di De Majo e Viola è una cronaca divertita, elegantemente canzonatoria, a volte anche demenziale, che permette al lettore di conoscere personaggi e luoghi poco conosciuti. Come la Federazione di Damanhur, forse la tappa più divertente di tutto il viaggio. Si tratta di una eco-società fondata nel 1975 da Oberto Airaudi, detto Falco, nella zona del Canavese, a 18 km da Ivrea. De Majo e Viola mettono in evidenza la vaghezza della sua filosofia, che mescola credenze della tradizione giudaico-cristiana ad altre d’impronta orientale, e l’eccentricità della vita damanhuriana (il fatto, per esempio, che i suoi abitanti scelgano il nome di un animale e il cognome di un vegetale, come Elefantina Genziana, Lucertola Pepe, Arciere Aglio). Per fare solo un esempio, quando partono per un’escursione a Damanhur Crea la guida dice loro che avrebbero potuto aspettare un Passaggio Sincronico. “Cos’è un Passaggio Sincronico?” chiedono Cristiano e Fabio. E la guida risponde: “E’ come un passaggio normale, ma a Damanhur…”.Ci si chiede inevitabilmente come mai De Majo e Viola abbiano sentito la necessità di scrivere un libro del genere, e quindi di intraprendere questo viaggio. La risposta arriva dagli stessi autori, nel momento in cui si trovano davanti alla villetta di Cogne e scattano l’ennesima foto (pp. 60-61):
“La nostra spedizione, è vero, era motivata dalla stesura di questo libro, ma facendo un rapido e vicendevole esame di coscienza, come potevamo negare a noi stessi il bisogno di un riscontro visivo? Vedere la villetta, in qualche modo, significava a un livello contemporaneamente profondo e superficiale essere stati a Cogne. Non vederla significava soltanto essere andati a Cogne. E noi, a Cogne, volevamo esserci stati. Ma perché? Vederla non avrebbe aggiunto niente a questo libro, né alle chiacchiere fatte con i cogneins, né alle informazioni che andavamo reperendo, né agli approfondimenti che potevamo fare con una buona bibliografia.”
Il pregio di questo libro è di essere allo stesso tempo un reportage, un’analisi precisa dell’info-tainment nel nostro paese e delle sue conseguenze a livello sociologico, e un racconto sincero, leggero, spesso anche divertente. Non c’è una vera e propria tesi di partenza, ci sono molta curiosità e un occhio attento, quello dei due autori, che riescono a rendere interessanti sia i momenti di riflessione su quello che sta succedendo, sia le situazioni grottesche o ridicole che si trovano ad affrontare nel corso del viaggio. Insomma, leggere Italia 2 significa rendersi conto che nell’Italia che crediamo di conoscere bene, che pensiamo di poter riassumere in un paio di frasi fatte, ce ne sono molte altre. E, realizzato questo, riderne.
Un’Italia di oggi, magari interessante da confrontare con quelle descritte a distanza di alcuni decenni nel loro “Viaggio in Italia” da Guido Ceronetti e ancor prima da Guido Piovene, per capire i cambiamenti, gli orientamenti, anche in ordine alle scelte di dove andare.