Un sacrificio generazionale: la matrice del Capitalismo

«La scelta è solo un’illusione creata e posta tra chi ha potere… e chi non ne ha». (Matrix Reloaded, Merovingio)

Il sistema consumistico-capitalista spesso commercia prodotti accattivanti portatori di messaggi ad esso antitetici: un nemico alla luce del sole è prevedibile, scriverebbe Adorno. E, del resto, ciò che conta sopra a tutto è vendere per aggiungere plusvalore. Però questi strumenti possono generare riflessioni utili contro il moto della «molla»[1]. Matrix Revolutions, terzo capitolo della celebre saga visionaria girata dai fratelli Wachowski, è uscito nelle sale italiane nel 2003. Scorrendo il finale in cui si compie il sacrificio dei protagonisti e di coloro che nel corso della vicenda hanno cercato di salvare l’essere umano, ho focalizzato l’attenzione su due personaggi in particolare. Ben definiti e aderenti a un’Italia in balia dello spread e della BCE.

Merovingio (Matrix Reloaded)Il primo, Merovingio, programma informatico di antica fattura, detiene le chiavi per giungere all’Architetto, colui che tutto vede e monitora il funzionamento della Matrice, del sistema, dalla sua torre d’avorio in una dimensione parallela e protetta. A dimostrazione del nome, durante la dinastia dei Merovingi il potere politico era diviso tra il re e il signore o maggiordomo di palazzo, in un rapporto paragonabile a quello, più tardo, tra il Tenno e lo Shogun nel Giappone feudale. Allo stesso modo infatti, formalmente il maggiordomo non poteva avere un potere superiore al suo sovrano, tuttavia era proprio il signore di palazzo che radunava le truppe al campo Maggio (il campo nel quale, ogni primavera, venivano reclutate le truppe dell’esercito) e conduceva le campagne militari. Proprio a causa di questo potere che via via andava aumentando nelle mani dei maggiordomi, la dinastia pipinide (dopo carolingia), dalla quale provenivano la maggior parte dei signori di palazzo, prese progressivamente il sopravvento sulla merovingia per poi sostituirla completamente con Pipino di Landen. Merovingio fa la sua prima apparizione in Matrix Reloaded (2003), il secondo episodio, e si definisce un «trafficante di informazioni»: gestire il sapere conduce al potere, ed egli lo fa clandestinamente. Come sostiene Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace nel 1980, «la dominazione non inizia dall’economico ma dal culturale. È nella mente e nella coscienza critica che è possibile costruire un nuovo mondo e sovvertire questa situazione». Merovingio è un’emanazione dell’autorità centrale in quanto vicario, perciò si è ricavato uno spazio, una nicchia all’interno del sistema e incolume si gode il presente a scapito altrui. È a conoscenza dei limiti della stessa Matrice e a che cosa sta andando incontro per rigenerarsi; ne conosce anche i punti deboli, ma sceglie di non mettersi in gioco per cambiare l’ordine degli eventi, per non rischiare il suo benessere. Quando si è capito il giuoco, scriveva Luigi Pirandello nel 1913, non si può fare altro che ritirarsi, perché non c’è modo di intervenire sul suo corso, o decorso che sia, seguendo una logica individualista. Merovingio rappresenta una classa dirigente, politica e non solo, che declina di assumersi responsabilità amare in un momento di crisi per migliorare la vita collettiva, e sceglie una posizione di comodo, temuta dagli avversari e dai diretti funzionari del sistema stesso.

Agente Smith (Matrix)Il secondo, l’antagonista, l’agente Smith, prima capo della security e poi, respinta la formattazione per fallimento, il virus per eccellenza, la personificazione del Male. Smith chiede probabilmente una seconda chance, invece della cancellazione, e sceglie, ribellandosi alle regole di Matrix, di restare e, per estremo orgoglio, sottoporre tutti i viventi virtuali alla propria sorte: la morte per scollegamento. Il libero arbitrio dell’agente luciferino rifiuta di perdere l’identità per tornare a pura energia utile e lo fa evadere. Se il neo-virus non fosse altro che un’impostazione culturale erronea, che origina altri errori identici a se stesso, egoisti, assetati di bisogni futili[2] e inclini all’omologazione? Il Male inquadrato come tensione alla fine e non ad un fine proficuo per l’umanità, ma alla distruzione per corruzione di tutto, dell’intero pianeta. Colui che non ha volontà di reggere un disegno semplicemente comunitario – non “superiore” – e quindi non comprensibile ai limiti del singolo, decide di caricarsi a tal punto di superbia da investirsi egli stesso quale ultimo significato, l’Unico a sopravvivere, la Luce. Infatti Neo, il protagonista, l’Eletto, reso cieco da una ferita ad entrambi gli occhi, lo percepisce proprio come una fiamma oltre l’abito oscuro della forma di ordinanza. Luce e Tenebra allora coincidono e si scambiano ripetutamente di posto, nelle fessure, nelle sfumature dei comportamenti, delle parole e delle azioni: come se appartenessero ineluttabilmente l’uno all’altro e servissero entrambi per ricondurre il sistema all’equilibrio. Le due metà complementari del Taoismo cinese, l’incastro perfetto degli opposti nel segno dei Pesci, il dodicesimo.

Il mondo del 2077, una sorta di tecnocrazia, appartiene alle macchine che hanno superato le capacità intellettive dell’uomo, soggiogandolo a loro piacimento. Gli esseri umani vengono nutriti e cresciuti con i resti organici dei simili deceduti, all’interno di piantagioni meccaniche che si estendono sulla superficie terrestre a perdita d’occhio, e vivono la loro esistenza virtualmente, a livello mentale: una dorata prigionia. Il gruppo di ribelli rifugiatisi nel sottosuolo a Zion, città organica e pulsante di democrazia dai tratti tribali in cui ogni idea costruttiva viene presa in considerazione al di là di chi l’abbia pronunciata, ed eco biblica del monte Sion su cui è stata eretta Gerusalemme, lottano affinché il resto degli uomini aprano gli occhi. I ribelli, mossi in principio da un senso di inadeguatezza, assumono una coscienza critica per non lasciarsi dominare. L’informazione, acquisita da chi pratica con costanza il «conosci te stesso», è uno strumento di formazione per far sorgere valori e una consapevolezza senza vincoli di fronte al «pensiero unico» che il sistema di dominazione cerca di imporre. Ma i rivoltosi sono pochi e quello che viene indicato come il prescelto, il leader che porterà alla svolta, al cambio di passo, tutto desidera fuorché stare al centro dell’attenzione: un Cristo 2.0 a dimensione umana, che si interroga di continuo e risponde con i fatti, e non con le proiezioni della mente, sino a dare corpo – o a negarlo – alla sua inspiegabile esigenza di unità con gli altri. Se i ribelli, mosche bianche tra la popolazione assuefatta, con gli occhiali da sole per preservare lo spirito, non fossero altri che i primi illuminati – Matrix esce nel 1999 – ad opporsi contro un’informazione votata al governo dell’opinione pubblica? Contro l’immoralità dei mass media al servizio del padrone, che quotidianamente temporeggiano e nascondono una realtà differente alla nostra pacifica «greggia», cosicché il sistema del consumo esagerato possa continuare? Mentre la ribellione dell’agente Smith è una crisi congiunturale, interna al sistema, la rivolta di coloro che si svegliano dal sonno digitale è strutturale e profonda, combattendo per un cambio di modello.

La Matrice, che etimologicamente significa «madre», «origine», è inoltre parola viva nell’uso tecnico di «modulo» programmato per riprodursi in tutto o in parte identico a sé, e nel corso della vicenda impone la competizione tra le forze avverse, cioè la lotta per la supremazia, per l’egemonia sugli altri: la legge del più forte, retaggio del mondo animale, una legge utile alla riproduzione del patrimonio genetico migliore, qui degenera nella gerarchizzazione fuori controllo del neoliberismo più attuale. Ma Matrix non perderà, né vinceranno i ribelli: il compromesso risolverà le parti e due dei tre contendenti si alleeranno per terminare il terzo, «l’antisistema» che, anche se opposto ad un sistema iniquo e verticale, mira allo sterminio dei suoi abitanti-servi. Allora un intero ventaglio generazionale, tutti coloro che vengono conquistati dal virus nel corso della trilogia e hanno indossato quell’abito sociale, verranno eliminati, sacrificati da Matrix per ridimensionarsi e perpetuarsi: l’appendice, la riserva che il Capitalismo produce e accantona durante l’accumulazione nelle sue megalopoli, siccome paga chi tenta al peccato, ma anche chi accetta di peccare.

Ringrazio il prof. Antonio Paolillo per i consigli preziosi

Bibliografia generale (e consigliata):
– De Marzo Giuseppe, Buen vivir. Per una nuova Democrazia della Terra, Ediesse, Roma 2009.
– Diamond Jared, Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, Torino 2005.
– Gladwell Malcolm, Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, BUR, Milano 2006.
– Latouche Serge, Come sopravvivere allo sviluppo, Bollati e Boringhieri, Torino 2005.
– Owen Harrison, Open Space Technology. Guida all’uso, Genius Loci, Milano 2008.
– Whitefield Patrick, Permacultura per tutti, Terra Nuova Edizioni, Firenze 2012.


[1] Sulla copertina del volume Thinking in systems – A primer della scienziata americana Donella Meadows, pubblicato postumo nel 2008, c’è una molla paragonata al sistema del Capitalismo moderno, in grado di assorbire e scaricare gli urti subiti al proprio interno, uniformandoli al suo andamento.

[2] L’economista cileno Manfred Max-Neef nel volume del 1987, La scala di sviluppo umano, classifica nove esigenze fondamentali della persona: sussistenza, protezione, affetto, comprensione, partecipazione, tempo libero, creazione, identità, libertà. Vi è persino un decimo bisogno attualmente allo studio: la trascendenza, ritenuta però da alcuni non comune a tutti gli uomini.

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