Letteratura contaminata
«Un libro che si legge come una videocassetta e si guarda come un romanzo»: questa la frase stampata sul retro di copertina del romanzo In tempo per il cielo di Gabriele Romagnoli . Un’affermazione del genere prende in prestito una specifica modalità di venire a contatto e gustare un’opera d’arte, quella legata all’immagine in movimento, al video. Il processo di visione di una videocassetta viene proiettato sulla lettura di un libro di narrativa. D’altra parte il titolo del romanzo, a sua volta, è la traduzione italiana di Late for the sky, un disco di Jackson Brown. Non sono pochi i narratori che affermano di scrivere con la televisione accesa su un canale che trasmette videoclip, ma a volume azzerato o lasciando scorrere le immagini di un video. Possiamo immaginare, ad esempio, scrittori come J. Kerouac battere alla tastiera della propria macchina per scrivere come se suonassero su una tastiera, tenendo come sottofondo la musica che proviene da una radio. D’altra parte sappiamo come le letture radiofoniche integrali o ridotte di opere letterarie hanno in genere un buon indice di ascolto. È infine facile constatare che i registi spesso prendono spunto da opere letterarie o anche si dedicano a trasporle in versione filmica. Si può quindi facilmente concludere che le relazioni tra letteratura e radio, televisione e cinema sono molteplici e complesse. Da questi brevi cenni è possibile aprire un vero e proprio campo di indagine, oggi sempre più impellente ed interessante: il terreno della letteratura «contaminata» da radio, cinema e televisione e a sua volta essa stessa «contaminante» i media.
Letteratura e media nel corso dell’ultimo secolo si sono intrecciati tra loro fino a dar vita a reciproche contaminazioni. Esaminando questi rapporti si comprende come sarebbe errata l’impressione che nel campo della storia della comunicazione sociale vi sia stata un’evoluzione a strati in cui una cultura e una forma espressiva susseguente abbiano integrato la precedente in una linea continua: dalla parola pronunciata a tu per tu alla comunicazione attraverso immagini e suoni trasmessi a distanza. Secondo W.J. Ong molti credono che nella sfera della comunicazione un nuovo mezzo «elimini semplicemente ciò che esisteva prima. Oggi si sente dire che i libri sono finiti, che radio e televisione li hanno rimpiazzati. Ebbene, chiunque pensi ciò è ben lontano dalla realtà. […] No, il nuovo mezzo di comunicazione rafforza il vecchio, però lo cambia» . Sulla linea della riflessione di Ong possiamo affermare che la presenza sempre più incisiva dei media nel mondo oggi non può non avere un influsso sulla letteratura. Sarebbe errato pensare che essa possa essere soppiantata come forma espressiva, creativa e comunicativa: la comunicazione di un testo scritto non può essere risolta in immagini, né quella delle immagini in movimento in un resoconto orale . Sarebbe però altrettanto errato pensare che essa possa rimanere inalterata. Fino al secolo scorso il libro era un veicolo del tutto privilegiato di soddisfacimento del bisogno di conoscenza e narrazione. Nel ‘900 questo bisogno è stato soddisfatto non solo dalla ampia diffusione del libro, ma anche dalla radio, dal cinema e dalla televisione (per non citare lo schermo del computer sul quale oggi è possibile vedere opere insieme testuali, visive e sonore in formato digitale e registrate su supporti informatici come i cd rom o immesse in siti internet). I media in genere hanno cambiato le modalità di lettura e di scrittura, creando nuovi generi di scrittura (radiodramma, sceneggiatura,…), influenzando l’immaginario e persino talvolta rimodellando le abilità e i processi creativi.
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