Il Fumetto, un genere letterario?

“Sono un autore di letteratura disegnata, uno scrittore che sostituisce le descrizioni, l’espressione dei volti, delle pose, dell’ambientazione, con dei disegni. Il mio disegno cerca di essere una scrittura. Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni”

Con queste parole l’autore Hugo Pratt ( padre di Corto Maltese) indicava il suo rapporto con la “creazione a fumetti”, la sua peculiare attenzione verso la parola e la maniacale cura nei riguardi del tratto disegnato. Questa definizione veniva data in tempi non sospetti, una ventina d’anni prima che il disegnatore Gipì venisse invitato in prima serata televisiva,  e che la conduttrice di turno ( una di quelle che piacciono al pubblico detto intelligente) asserisse come il fumetto debba essere considerato  “letteratura”.   Tale concetto assume però una sua consistenza critica ben prima di queste dichiarazioni mediatiche, precisamente nel 1992, anno in cui fu riconosciuto ad Art Spiegelmann il premio Pulitzer, per la sua opera a fumetti  Maus, in una sezione dedicata alla letteratura.

Ma può il fumetto essere realmente considerato un genere letterario? Da studente di estetica ed appasionato lettore di fumetti mi sorgono non pochi dubbi circa questo tipo di definizione, ma credo,  allo stesso tempo,che  andare a fondo a questo interrogativo permetta  di capire, in maniera più chiara, cosa sia il fumetto.

In primo luogo  riferirsi al fumetto come ad un genere letterario nasce da un’esigenza, più emotiva che razionale, con cui bisogna confrontarsi:  per i comic book non esiste un mondo critico specializzato ( se non marginale e privo di visibilità) e neppure una scala di valori, pertanto parlare di “letteratura”  permette, non solo di sottolineare una qualità dell’opera, al fumetto non riconosciuta, ma anche di individuare un bacino critico del tutto assente.

Basta però prendere in mano un graphic novel per accorgersi della distanza dal suo progenitore letterario; il contenuto in un romanzo è veicolato unicamente dalle parole, mentre in un fumetto anche dalle immagini ( cosa non di poco conto, ma in sè chiara a tutti ), attivando ben due processi cognitivi: ocularizzazione e focalizzazione.  Il primo di natura mimetica, il secondo di matrice razionale, il primo porta il fumetto vicino al cinema, il secondo in prossimità della letteratura. Un fumetto può essere letto solo guardando le immagini (tecnica molto amata dai bambini in età pre-scolare) o solo leggendo i testi ( in alcuni albi di Allan Moore i disegni sono quasi accessori), o ancora i due linguaggi possono raccontare due storie differenti.

Il fumetto è quindi  un linguaggio intermediale, come il cinema, ma, come per un libro,  la lettura di un comic book richiede tempi di fruizione differenti a seconda del lettore: chi impiegherà pochi minuti , chi una giornata intera. Invece uno spettacolo di opera lirica, un film o una trasmissione televisiva richiedono, a spettatori diversi,  lo stesso tempo di visione/ascolto. Il fumetto sembra, come modalità di lettura, avvicinarsi alla letteratura (tesi abbracciata da Umberto Eco in Apocalittici e Integrati), ma da contro, per sua stessa natura, relega le parole  (unico veicolo informativo in un romanzo o in una poesia) ad uno spazio accessorio talvolta marginale.

Il fumetto viene così a profilarsi come forma d’arte autonoma che contiene in sè il codice linguistico della letteratura ( le parole), le sue modalità di fruizione, ma anche la sequenzialità del cinema e l’attenzione figurativa delle artivisive tradizionali. La nona arte, per usare la definizione del critico francese Francis Lacassin, a più di un secolo dalla sua nascita, sembra però essere ancora orfana di lettori in grado di formalizzare, in maniera incisiva e valorizzante, i propri giudizi e le proprie critiche.

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  1. Maurizio ha detto:

    be, fare fumetti è di gral lunga più difficile che scrivere o girare un film!
    l’autore di fumetti deve saper scrivere, disegnare, sceneggiare, recitare (deve scegliere espressioni, postura ecc. di ogni singolo personaggio), balllare (se che un personaggio che balla)ecc.

    roba che nella produzione di un film si divide tra 200 persone…

  2. Gabriele ha detto:

    Non sono un “addetto ai lavori”, ma un semplice “accumulatore” di fumetti (il mio portafoglio ha pianto per ognuno degli oltre 1500 albi della mia collezione). Per me è quindi scontato rispondere “certo che sì” alla tua domanda.
    In una battuta, il fumetto è appunto un genere letterario… “sui generis”! Anzi, è un genere letterario elevato al quadrato.
    Della letteratura in senso stretto, infatti, il fumetto detiene la dimensione testuale. Questa dimensione però è bucata, estesa attraverso il disegno (in termini di tratto e colore).
    La letteratura è una linea, il fumetto è un foglio, il cinema un oggetto solido (la terza dimensione è la musica e la quarta il tempo).

    Vorrei sottolineare anche un’altra peculiarità del fumetto, considerando soprattutto i comic book: il contributo di più autori allo sviluppo di un’unica storia. Prendiamo un esempio famoso: Dylan Dog. Ogni autore (scrittore, scenografo, disegnatore, colorista, …) racconta, attraverso di sè, un pezzettino dell'”old boy” che rimane pur sempre il fedele “figlio” di Sclavi. E’ bella questa cosa: dentro ognuno di noi ci sono molte storie; può capitare che alcune di esse condividano i personaggi con le storie che abitano altre persone.

    Ciao!

  3. Paolo Pegoraro ha detto:

    totalmente d’accordo: il fumetto non è semplicemente un genere, è un linguaggio proprio, a parte. narra visivamente. la differenza con il processo immaginativo innescato dalla lettura canonica è persino contrastante. la parola può anche essere ridotta al minimo (Miller, Tanizaki,…) o essere preponderante, ma in ogni caso viene percepita come elemento visivo, come componente grafico della tavola con il quale si può eventualmente giocare (vogliamo parlare delle onomatopee?), ma non ha nulla a che spartire con l’esperienza di “testo puro” del romanzo. La fusione tra testo-immagine non è una semplice giustapposizione: cambia la nostra stessa percezione del testo in quanto testo. quindi sì, non genere, ma linguaggio

  4. Paolo Pegoraro ha detto:

    @ Maurizio: questa è una difesa fervidamente innamorata, ma non sempre rispondente al vero. certamente lo è per i mangaka e per molti maestri europei che restano “autori totali”. ma prendiamo Moore o Gaiman: hanno mai abbozzato un personaggio? possibile che due colossi del fumetto non sappiano disegnare? e come la mettiamo con le scuderie dei comics dove c’è lo sceneggiatore, il disegnatore, l’inchiostratore e il colorista? allora… che cosa viene richiesto imprescindibilmente al fumettista in quanto fumettista? di disegnare o di raccontare?

    giustamente il paragone lo fai con l’ottava arte… e allora per me il fumettista corrisponde per lo più a sceneggiatore+regista, ma anche solo regista: colui che deve dare l’impronta inconfondibile. poi se sa fare anche altro – o addirittura tutto – tanto meglio, sarà più fedele a ciò che vuole esprimere. cmq il ruolo di regista cinematografico resta di gran lunga più difficile: c’è una bella differenza tra convincere a fare quello che vuoi i tuoi personaggi o degli attori in carne e ossa! :)

  5. leo ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo con Paolo. L’elemento grafico e quello letterario non sono elementi paralleli che si sommano, ma piuttosto un tutt’uno da prendere per quello che è. C’è unione senza confusione… ma dire che il fumetto è testo+immagini serve più a dire quello che troviamo in una vignetta, ma non ci dice quello che È la vignetta. Mi viene a mente Merleau-Ponty e la sua fenomenologia della percezione, dove le cose è possibile coglierle solo nel loro insieme (mi sembra che dica una cosa del genere…).
    Inoltre, se come dice Paolo i testi diventano parte dell’elemento grafico, è vero anche il contrario: il disegno diventa narrazione non fissa, ma che chiede di spostare lo sguardo, girare pagina.

  6. leo ha detto:

    Vedo tra l’altro che abbiamo usato anche molte parole simili!

  7. Paolo Pegoraro ha detto:

    @ Andrea: quando dici “a più di un secolo dalla sua nascita”, a cosa fai riferimento? cosa identifichi come nascita della nona arte?

  8. Andrea ha detto:

    @Paolo
    come molti, per la nascita del fumetto, prendo arbitrariamente la pubblicazione di Yellow kid nel 1895.

    @Leo
    non sempre elemento grafico e elemento letterario si fondono, e questa è una delle dinamiche interessanti di un certo fumetto liminare. Prendo ad esempio “Il Santo Premier” di Marco Galli( non lasciatevi ingannare dal titolo, non riguarda minimamente la nostra politica) in cui testo e immagini si sdoppiano raccontando, forse, due storie simili ma profondamente diverse.
    Nel fumetto l’insieme non viene colto sempre unitariamente, come vorrebbe il pensiero di M-P ( validissimo per descrivere il processo di lettura di un fumetto mainstream) ma entriamo in una dinamica critico-selettiva, in cui al lettore spetta il compito( inconscio) di scegliere come raccogliere informazioni ( il dualismo ocularizzazione-focalizzazione)..

  9. leo ha detto:

    Beh, interessante. Non ho letto il fumetto di cui parli… però, lasciando da parte M-P (non so fino a che punto diventi inutilizzabile, ma magari possiamo tornare a parlare più avanti, se ti va…), mi sento di vole mantenere la necessità di leggere i due elementi come se fossero uno solo, facendone un linguaggio. E in quanto tale è limitato nelle capacità di esprimere. La butto lì, ma magari quello che succede nel fumetto di cui parli è esattamente quello che succede quando il linguaggio viene fatto “esplodere” per esprimere qualcosa al di là delle sue possibilità. Mi vengono a mente le poesia futuriste, dove sparisce la sintassi (quando non anche il resto), o più semplicemente i paradossi.
    E poi, soprattutto nel fumetto di cui parli può essere evidente la loro unità: altrimenti che senso ha raccontare due storie diverse una dentro l’altra se hai a che fare con linguaggi diversi?

    1. Amiche del Panda ha detto:

      qualche giorno fa, mi sono imbattuta in una querelle….sul fumetto! un certo fumetto americano è stato nominato tra i 100romanzi più belli. Di qui la mia discussione ….il fumetto è un sottogenere del romanzo…e non può a mio avviso essere paragonato ad un romanzo. Sono due stili diversi….e due modi di raccontare totalmente opposte. allora come si può dire che un fumetto sia un romanzo????

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