La voce antica di Anna Cinzia Villani
Le parole inglesi mirror e miracle derivano entrambe dal latino miraculum (che a sua volta viene da mirus, stupefacente, meraviglioso). La lingua inglese ha conservato un legame misterioso: quello tra il miracolo – inteso come ciò che desta meraviglia – e lo specchio. Il miracoloso è ciò che in qualche modo ci consente di specchiarci e di ritrovare qualcosa di noi. La voce di Anna Cinzia Villani è allora un piccolo miracolo, perchè nelle sue vibrazioni, nella sua estensione, nel suo talento, nelle sue canzoni del Salento, torna a vivere un tempo perduto ma non morto.
Nel 1959 Ernesto De Martino approda in Puglia. Dalla sua indagine, nascerà La terra del rimorso, opera in qualche modo aurorale, perché termine di paragone per tutto il lavoro etnografico che seguirà sulla Puglia. In realtà la taranta aveva inquietato e interrogato anche altre intelligenze. Tra queste il gesuita Atanasio Kircher.
De Martino viaggia, partecipa, registra. Quelle a cui assiste sono sopravvivenze, forme rituali già corrotte dall’incontro-scontro con la modernità. La sua resterà una delle più potenti rappresentazioni del mito: la taranta è un esorcismo coreutico-musicale, basato cioé su musica e danza (ma anche sui colori) che richiama e risolve un simbolismo antichissimo, quello della puntura del ragno (ma anche del serpente, come testimonia il lavoro di Brizio Montinaro, San Paolo dei serpenti). Nel parossismo della danza, nella scabrosità dei gesti, nell’inattualità dei passi, e dentro una cornice comunitaria, il tarantato – la vittima del morso – arriva a liberarsi. Il rimorso del ragno, il morso che si ripete puntuale nel ritmo delle stagioni, è nell’interpretazione di De Martino qualcosa che torna, un evento culturale e non naturale, qualcosa che viene introiettato come conflitto, disagio, crisi ma al tempo stesso sbocco. Un eccezionale documento – le registrazioni dello stesso De Martino e di Diego Carpitella – ci ha restituito quei canti (amputati della loro cornice rituale), registrazioni riproposte recentemente dall’editore Squilibri. Da anni in Puglia è in atto un recupero del tarantismo – dei suoi gesti e dei suoi canti – come fenomeno estetico e non più rituale e mitico. E’ questa sequenza di canti e parole che avvolgevano e scandivano il tempo – e che non coincidono con il solo tarantismo – che Anna Cinzia Villani recupera e torna a cantare. Lo fa andando alla fonte: attingendo dagli “alberi di canto”, per usare una bella espressione di Vincenzo Santoro: gli anziani.
Ecco allora il “miracolo”: quelle voci, quel tempo torna a presentarsi, a farsi presente, non mera ripetizione di schemi sorpassati, ma poesia, evento, canto. Suggeriscono che un altro tempo, un altro presente, un’altra musica è possibile: che la modernità che ha strappato l’albero non ha ancora del tutto inaridito quel suolo dal quale il canto meridionale è nato.
Anna Cinzia Villani, Ninnamorella- AnimaMundi edizioni
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