Il Santo nell’Ascensore arriva in Italia grazie a BombaCarta&Castelvecchi
Amatissimo in patria, tradotto e apprezzato in Europa, il talento creativo dello scrittore romeno Petru Cimpoesu arriva finalmente in Italia con Il Santo nell’Ascensore, romanzo di Angeli e Moldavi (Castelvecchi editore).
Non so quanto la notizia rallegrerà i Moldavi, ma immagino l’effetto sugli Angeli: ne saranno commossi e divertiti. Perché gli angeli, ho imparato, non si interessano certo ai nostri romanzi sulle speranze deluse o alle poesie risentite con il mondo, ma «liberi da occupazioni angeliche» preferiscono piuttosto guardare qualcosa come le nostre commediole del cinema muto, dove «l’inseguimento in circolo si trasforma in fuga davanti al fuggitivo» e «cento catastrofi sono cento divertenti capriole su cento abissi» (W. Szymborska, Commediole).
Mi piace pensare che questo romanzo, senza BombaCarta, avrebbe dovuto aspettare a lungo prima di arrivare in Italia.
Se il libro di Antonio Spadaro, A cosa serve la Letteratura, non fosse stato tradotto in Romania e inserito nei programmi universitari, se le studentesse che hanno conosciuto Antonio a Tirgu Mures non si fossero “innamorate” del suo libro e dell’esperienza che andava raccontando, se non fossero venute in Italia già due volte, e se non ci avessero invitato da loro, se insomma non fosse nata questa splendida amicizia fondata sulla passione per l’arte e la curiosità per la vita, non avrei mai scoperto l’esistenza di questo libro, non mi sarei battuta per farlo pubblicare dall’editore per cui lavoro, non mi sarei ostinata a proporlo come un gran capolavoro, senza neppure averlo letto.
E ora che l’ho letto, posso dire che è un capolavoro. Ed è anche una storia di una grande amicizia, di numerosi e imperdibili miracoli, di molte storie raccontate, di rocambolesche e catastrofiche capriole, compiute sull’orlo di molti abissi. C’è quello tra passato e futuro, tra vecchia mentalità statalista e leggi del libero mercato, e quello delle speranze disilluse, dell’ignoranza e della paura. Ma c’è anche l’abisso di un nuovo futuro, di un rinnovabile destino, di una diversa speranza: che si possa risalire sull’arca di Noè e ricominciare da capo, tutti, anche se l’arca di Noè ha la forma di un palazzone di periferia.
Siamo nella Modavia romena post-regime, quando la tranquilla e lineare esistenza di un gruppo di condòmini viene stravolta da un evento apparentemente banale: la rottura dell’ascensore, rimasto inspiegabilmente bloccato al piano più alto.
Uomini, donne e bambino (uno, ma indimenticabile) che non si sono quasi mai visti prima, sono d’un tratto costretti a incontrarsi, scontrarsi e conoscersi, e a stringere alleanze per scoprire il motivo di un guasto a cui, dopo il primo disagio iniziale, nessuno sembra voler porre rimedio. Perché? Perché uno ad uno ne hanno scoperto la causa. È Simion, il calzolaio del piano terra, che si è rinchiuso nell’ascensore: voleva pregare, lui, ma non certo in una di quelle chiese affollate da coloro che cercano Dio «solo perché hanno bisogno di un altro Ceauşescu». E poiché in casa era disturbato dai rumori dell’ascensore, come un antico monaco stilita ci si è rinchiuso dentro, per vedere «se era una cosa che si poteva fare».
Ed è così che la moglie infedele, il solerte amministratore di condominio, la ragazza sedotta dal finto maestro yoga, il motociclista devoto al «maggior dono di Dio al popolo romeno, il fil di ferro» e il bambino che ha scoperto che l’anima ha la forma di una pallina da tennis, uno ad uno si affideranno alle burbere cure del santo nell’ascensore. Attraverso incontri clandestini, bizzarre confessioni e insolite parabole, troveranno in lui non solo una guida spirituale, ma soprattutto un nuovo sguardo sulla propria e altrui vita. È uno sguardo molto simile a quello che Petru Cimpoesu, attraverso questo romanzo, rivolge al proprio Paese, e all’incredibile e sorgiva vitalità della sua gente. Uno sguardo che spero essere contagioso anche da noi, mentre gli angeli
«oso supporre che applaudano con le ali, e che dai loro occhi colino lacrime almeno di riso». (W. Szymborska)
Grazie della recensione/testimonianza! Questo libro “è” una gran bella storia che “ha” una grande bella storia grazie all’esperienza di BC e di tutti noi! Splendido!
Finora ho letto solo le prime 40 pagine, ma già lo trovo irresistibile. E mi piace moltissimo anche l’idea del condominio come moderna arca di Noè, metafora che riscontro in diversi autori (in particolare Yehoshua Kenaz, che ambienta tutti i suoi romanzi dentro condomini-bestiari). Mi rifaccio vivo appena lo finisco, intanto grazie!
lo voglio comprare subito! Mi dite se lo trovo da Feltrinelli?
C’è un solo modo per scoprirlo… ;-)
Immagino si trovi, ormai è in distribuzione in tutta Italia, ma se non ci fosse… chiediamolo! Spero sia un libro che grazie al passaparola si possa fare strada tra le tantissime uscite primaverili.
Grazie a tutti! michela
basta chiederlo a Michela, lei te lo regala (o no?)
Io ne ho una sola copia… e già imbrattata di Nocino e scarabocchi! In cambio vi regalo questo…
Interrogato sul rapporto tra realismo e antirealismo (?), Cimpoesu ha risposto:
«In Romania alcuni critici hanno definito la mia opera un “reportage metafisico” e in effetti è vero. Il 90% delle cose che racconto sono parte della mia biografia, o fatti realmente accaduti. Ma c’è quel restante 10% che ne cambia completamente la percezione e la visione. Io ci provo a scrivere un romanzo “realista”, ma ogni volta la storia mi sorpassa e mi trovo ad entrare in una zona a me sconosciuta, per raccontare la quale la realtà empirica si rivela insoddisfacente».
voglio il testo! presto! a me il libro!
Ce l’ho! L’ho comprato! Ed è tutta colpa vostra… ;-)
http://alessandroiapino.blogspot.com/2009/06/il-santo-nellascensore.html