Un posto per tutti
L’altro giorno qui a Maratea c’è stata la festa della Madonne delle Grazie, grande festa con tanto di banda di paese. La banda di paese. Non se ne vedono più molte in giro. Nelle grandi città è difficile incontrarle (altrimenti perché si chiamano “di paese”?). Però è uno spettacolo meraviglioso, toccante (e infatti mi sono commosso). Innanzitutto già una banda, qualsiasi, è una cosa molto bella. Sta lì a ricordarci che da soli non possiamo fare tanto. A dirci che l’unione fa la forza e che il bello sta nel riuscire a coniugare diversità e unità, varietà dei talenti e unicità della musica. Inoltre la banda di paese ha qualcosa di ancora più tenace e tenero. C’è un sentimento forte che unisce il gruppo, qualcosa che va anche oltre la musica. Un particolare forse riesce a esprimere quanto sto cercando di dire: la banda marciava in lungo e in largo per il paese e a chiudere il corteo c’erano i fiati, gli ultimi tre suonatori erano i tromboni e tra questi tre, messo al centro, c’era un ragazzo down (che conosco visto che spesso giochiamo insieme a pallone in spiaggia). La sua allegra serietà con cui anche lui suonava mi ha toccato profondamente. Il bello di una banda di paese è che c’è tutto il paese a suonare. Tutti sono rappresentati, tutti partecipano, tutti gioiscono (c’è gioia più grande di quella che riesce a trasmettere la musica?). C’è quella canzone famosa che cantava anche Mina, Quando la banda passò che dice proprio questo: tutto s’illumina, tutto diventa positivo, vitale, grazie ad una banda che passa. Infatti la banda si muove, ti viene incontro, ti viene a stanare a scuoterti dalla tua inevitabile pigrizia. Mi sono ricordato un paio di film che parlano di questa cosa qua: Il concerto, uno dei migliori della presente stagione (grazie anche a Tchaicowskj, spero si scriva così) e Grazie signora Thatcher anch’esso come il primo commovente. Ma, infine e soprattutto, un film che non parla di bande musicali ma di un paese: Acto da primavera di Manuel de Oliveira. Secondo padre Virginio Fantuzzi forse il più bel film sul Vangelo. E forse ha ragione. Il regista portoghese ha filmato una rappresentazione sacra della Passione di Cristo messa in scena da un intero paese contadino del centro più sperduto del Portogallo. Un capolavoro, non riesco nemmeno a trovare le parole. Ricordo solo una battuta all’inizio del film, quando si vede il barbiere del paese che rade tutti gli “attori” del film, che poi sono tutti i paesani, e quando uno dice: “anche a me? Ma non ho una parte nel film”, risponde: “Tutti hanno una parte nella Passione, c’è un posto per tutti”.
Lasco un commento con il testo di una simpaticissima canzone di Claudio Chieffo
Avrei voluto essere una banda
Sì, è vero, ho fatto lo spazzino,
ma avevo un desiderio dentro al cuore.
E mi ricordo, quando ero bambino,
che lo chiedevo sempre anche al Signore.
Avrei voluto essere una banda
col direttore che la comanda,
ma una piccola banda di paese,
pochi elementi senza pretese.
Però volevo essere io tutto,
dalla grancassa al clarinetto,
la tromba, il trombone, il sax tenore
e nello stesso tempo il direttore.
Ma era un sogno perché ero stonato
ed il tempo non sapevo tener!
Per seguir della musica l’ebbrezza
mi misi a lavorar nella nettezza
ed ogni banda che suonava in piazza
l’ascoltavo abbracciato alla ramazza.
Avrei voluto essere una banda
….
“Amami Alfredo!!!”
Ma quella sera c’era molta gente
ed io là in fondo non sentivo niente.
Allora sotto il palco sono andato…
chi lo sapeva che sarebbe crollato?!
Adesso suono sempre nella banda
col direttore che la comanda.
Ma è una banda di grandi proporzioni,
solo di trombe siamo due milioni!
E poi tra noi c’è un grande affiatamento,
ma è il direttore che è un gran portento:
è un tipo eccezionale e ha dell’estro
e tutti qui lo chiamano Maestro!