Il “qui ed ora” dei R.E.M.
Erano gli anni ottanta. Avevo poche lire in tasca, ma il sogno di comprare uno stereo “spacca tutto” era più forte di ogni pezzenteria causata dalla mancanza di un lavoro stabile. Impiegato part-time in radio, i vinili erano come il pane a tavola, non mancavano mai. Seduto in un piccolo studio di registrazione, li ascoltavo copiosamente. Bisognava poi riporli negli scaffali, avrei voluto invece rubare “ellepì” dei Ramones e dei Led Zeppelin, ma anche 45 giri di Louis Armstrong e di Tina Charles. Così andavo ai magazzini della Standa e compravo dischi, senza avere a casa manco un giradischi per suonarli. L’importante era possederli. Il primo fu “Fables Of The Reconstruction” dei R.E.M. Avevo letto di loro su un numero di Time. Se erano finiti su quelle pagine, qualcosa di buono suonavano. Cominciò una passione per la band. Nel frattempo, un lavoro temporaneo (strapagato) mi diede la grana necessaria per acquistare il tanto agognato stereo.
Non mi sono più fermato: ho comprato tutto ciò che riguardava i R.E.M. La discografia in primis, e poi libri, bootleg, tranne il primo Ep “Chronic Town”, praticamente introvabile e successivamente pubblicato nel cd “Dead Letter Office”.
Da ieri l’ultimo cd “Collapse Into Now” lo suono su iTunes dal mio pc, magari potessi ascoltarlo a tutto volume con un super stereo… Sul web ho letto alcune interviste ai R.E.M. per conoscere i temi fondamentali dell’album. Uno su tutti: vivere il presente.
Michael Stipe, leader e vocalist del gruppo, afferma che c’è stato un involontario influsso buddista nella stesura dei testi. Una scrittura concentrata sulle esperienze dell’oggi, senza guardare né al passato né al futuro. Il Buddhismo insegna ad assumere un atteggiamento interiore definito “qui ed ora” per interagire con se stessi e con la realtà esterna in cui l’uomo vive e si trova immerso. Vivere il presente con la massima pienezza ed intensità, consapevoli delle proprie sensazioni interiori (grazie Wiki). Il “qui ed ora” buddista è il leitmotiv di “Collapse Into Now”.
E’ probabile che Stipe non conosca il versetto biblico tratto dal libro di San Matteo: “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”. Usa però consapevolmente l’allegoria biblica, come Dante nella Divina Commedia, per descrivere l’attimo in cui sprofonda.
Michael canta “We’ll leave the allegory to a different Bible story” nel brano It Happened Today, comunica uno stato d’animo “suonando le campane di una chiesa fino a farsi sanguinare le orecchie” in All The Best. Scala le montagne come Bono Vox di “I Still Haven’t What I’m Looking For” per soddisfare un desiderio in Mine Smell Like Honey. L’odore di miele ricorda un verso del Cantico dei Cantici: “Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano”.
Walk It Back potrebbe narrare la storia di Lot, nipote di Abramo, e di sua moglie. Invitati da Dio ad abbandonare la città che abitavano, Sodoma, prossima all’ira divina per i suoi tanti peccati, non dovevano indugiare nella fuga né voltarsi indietro, quasi a rimpiangere qualcosa di non gradito al Signore. La canzone parla di retromarce esistenziali inutili e deleterie. Perché rischiare l’immobilismo se il tempo presente è pronto a donarsi e a regalare sorprese? La moglie di Lot esitò, si voltò indietro e divenne una statua di sale (Genesi 19,26). Volgere lo sguardo al passato equivale a morire: è il messaggio del brano più malinconico dell’album.
In Oh My Heart il presente è un posto dove tutto può cominciare con lo stesso entusiasmo di un ragazzo che vive nel mondo e si approccia alla fede in modo nuovo: “The kids have a new take. A new take on faith”.
La chiusura del cd Collapse Into Now è affidata al brano Blue. Il colore indica la profondità di pensiero e l’introspezione condivisi quasi ermeticamente in tutte le tracce del disco, gocce d’acqua che formano un mare di passioni in cui sprofondare. La canzone è una poesia allucinata recitata insieme a Patti Smith, amica di Michael Stipe, già presente in E-Bow the Letter dell’osannato cd “New Adventures in Hi – Fi” (1996).
Una strofa lascia a bocca aperta:
I am made by my times
I am a creation of now
Shaken with the cracks and crevices
I’m not giving up easy
I will not fold
I don’t have much
But what I have is gold
La traduzione in italiano suona così: “Io sono fatto per il presente. Io sono una creazione di oggi. Scosso con fessure e crepe. Io non mi arrendo facilmente. Non mi piego. Non ho molto, ma quello che ho è oro”. La summa perfetta, l’idea fondante del disco, un inno al presente.
UBerlin – la canzone che fa da traino all’album – l’associo a una pagina del romanzo 1984 di George Orwell: il protagonista Winston Smith cerca un referente, una persona con cui parlare per uscire dall’isolamento imposto dal regime. Il primo singolo di “Collapse Into Now” canta la solitudine. Un sentimento misto al desiderio di cavalcare una stella per volare lontano dall’emarginazione.
Nel videoclip, i passi di danza del ballerino solitario interpretato da Aaron Johnson (attore protagonista nel film “Kick Ass”) manifestano questo desiderio di fuga.
Estraneo a un mondo grigio che lo ingabbia, ascende in alto con movenze strane e ardite su una via lattea desolata e d’asfalto, affronta senza paura la luce del giorno e il buio della notte (l’ombra). Il sole lo acceca improvvisamente e lui si difende non coprendosi il volto ma ballando. Rifiuta di omologarsi, esce in strada e fuori da se stesso per rivelarsi, incontrare l’altro e, nell’alterità, trovare un senso alla propria vita. Il video come un quadro: rappresenta il tormento, lo strazio di una canzone e di un disco semplicemente straordinario.
La visione e l’ascolto dell’album dei R.E.M. è personale, come tutte le riflessioni sulla musica finora condivise nel blog. In una video intervista – al giornalista Andrea Laffranchi del Corriere della Sera che chiede il significato della traccia su Marlon Brando, Michael Stipe risponde: “Suggerirei a chi ci sta guardando in questo momento di ascoltare il brano un paio di volte e capirlo da solo e di dare la propria interpretazione”.
Beh… ho seguito il suo consiglio, applicato alla lettera nell’ascolto e nella critica di “Collapse Into Now”, un disco da non perdere.
L’acquisto del primo lettore cd fu un momento epocale in casa Cerminara. Avevamo già un buon impianto stereo con tanto di mobiletto vecchia maniera e casse che ancora vale la pena di liberarle a tutto volume. Il lettore trovò facilmente spazio nella pila, con la stessa naturalezza con cui un mattone si incastra in un muro in fase di costruzione. Quasi come se fosse il suo posto da sempre. Io e mia sorella avevamo fatto le cose per tempo, allestendo uno scaffale per i compact disc che di lì a poco avrebbero invaso la stanza.
Papà ci regalò (su richiesta ovviamente) “Greatest Hits 2” dei Queen e “Sopravvissuti e sopravviventi” di Liga. Un piccolo negozio vicino casa aveva l’intera discografia dei Queen in vetrina. Per qualche mese il mio unico pensiero, fu quello di racimolare quattrini per favorire la graduale migrazione; peccato non poter comprare direttamente la vetrina. Bel ricordo, grazie Max.
La cosa buffa è che cominciamo a vivere di ricordi… Il lettore cd e il giradischi sono diventati ormai oggetti di culto, strumenti necessari alla liturgia che, in “illo tempore”, accompagnava l’esperienza d’ascolto. Tra poco toccherà all’iPod, ai pc… Chissà! Buona musica!