Intervista su Jack Kerouac

Nel cinquantenario della pubblicazione di On the road, BombaCarta, “associazione di riflessione creativa”, e la Casa delle Letterature hanno organizzato il 18 dicembre a Roma un omaggio a Jack Kerouac. Oltre a laboratori di scrittura, letture e proiezioni video, un convegno, intitolato “L’altro Kerouac”, ha proposto un profilo a tutto tondo dello scrittore americano, la cui immagine è sclerotizzata nello stereotipo dell’artista ribelle, gaudente e trasgressivo. Ecco un’intervista ad Antonio Spadaro che è intervenuto al convegno come relatore apparsa su L’Osservatore Romano (18 dicembre 2007)

di Elena Buia Rutt

L’inquieta ricerca spirituale di Kerouac, il suo corpo a corpo con il terribile enigma della vita sono stati recentemente indagati da Antonio Spadaro, dalle colonne de “La Civiltà Cattolica”. Addentrandosi nelle pagine dei diari di Kerouac, recentemente pubblicati da Mondadori col titolo Un mondo battuto dal vento, Spadaro smonta i falsi stereotipi che sullo scrittore si sono accumulati nel tempo e sottolinea come tutta la sua opera sia pervasa da una profonda sensibilità cattolica; una sensibilità viva, pulsante e inequivocabilmente presente alle radici della sua ispirazione.

Jack Kerouac, in una sua autopresentazione, scriveva di essere “non un “beat”, ma uno strano solitario pazzo mistico cattolico”. Quali sono le ragioni per cui questo lato spirituale dell’autore di Sulla strada, in Italia è stato ignorato dalla critica?

In Italia la critica ha restituito un’interpretazione parziale di Kerouac, quella ribelle e trasgressiva, relegando il suo cristianesimo a puro e semplice bigottismo. Sicuramente Kerouac stesso – le cui radici familiari, ricordiamolo, erano cattoliche – mal sopportava una religione intesa come moralismo e visse la sua spiritualità in forme inusuali, selvagge, [Continua »]



Jack Kerouac: uno «strano solitario pazzo mistico cattolico»

Jack Kerouac«Dio, devo vedere il tuo volto questa mattina, il Tuo Volto attraverso i vetri polverosi della finestra, fra il vapore e il furore; devo sentire la tua voce sopra il clangore della metropoli. Sono stanco, Dio. Non riesco a scorgere il tuo volto in questa storia» (1): è la preghiera dello scrittore Jack Kerouac ventiseienne. Riecheggiano le parole del Salmo: «Non nascondermi il tuo volto…», che ritorneranno ancora, in interviste e saggi. Così dieci anni dopo: «Cosa sta cercando? mi chiedevano. Rispondevo che aspettavo che Dio mi rivelasse il suo volto» (2).

«Salmi» è il titolo di una sezione dei diari di Jean-Louis Lebris de Kerouac (1922-69), conosciuto come Jack Kerouac, una delle icone di culto della letteratura (3). Egli tenne nota delle sue vicende e dei suoi pensieri sin dal 1936, quando era ancora adolescente [Continua »]


Sulla Strada di Jack Kerouac

SULLA STRADA DI JACK KEROUACK

Nel cinquantenario della pubblicazione di On the Road, la Casa delle Letterature del Comune di Roma e BombaCarta presentano una giornata dedicata a Jack Kerouac.

Sono previsti: convegno, laboratorio di scrittura creativa, reading letterario e proiezioni video.

Vi aspettiamo martedì 18 dicembre 2007, dalle ore 10.00 alle ore 21.00, presso la Casa delle Letterature in Piazza dell’Orologio 3, Roma. [Continua »]


De via

In itinere de via nemo declinare potest. Via non amoena regio sed iter est, quod linea quae assurgit et aliquo ducit. Haud dubie regio falsa esse potest. Enim si Rhegium adire volo et contra Mediolanum peto, tota via erro. Sed me non perdo , ut mihi in regione sine vestigiis fieri posset. Simpliciter…erro. In errorem cado. Via ad perditionem ducere potest, sed donec in medio sumus procedimus, contendimus. Errare sed non in perniciem incurrere possumus. Summum nos distrahere, id est e fascia exire possumus, ad confinia allidere, precipue contra finem quem nunc guard rail appellamus. Limitem tangere vulnerarium quod iter abrumpit est. Viae limes non in longitudinem sed in latitudinem est. Limen non ante nos in caelo ubi oculi non perveniunt est. Iuxta nos esse, nos comitari, interdum nos quoque servare dicere possemus. Limes re vera in ipsa viae natura est. [Continua »]


Heramush, mia nonna (Fethiye Çetin)

Quando alcuni anni fa lessi lo splendido La masseria delle allodole di Antonia Arslan, la storia della famiglia di suo nonno Yervant nei giorni in cui il governo turco attuò lo sterminio di oltre un milione di armeni nel 1915 , rimasi colpito soprattutto dalla descrizione della viva semplicità, bellezza e armonia della quotidianità vissuta dagli uomini e dalle donne vittime del genocidio. Il maggior pregio del romanzo dell’Arslan mi era sembrato non solo il contributo alla memoria di un fatto storico che viene tuttora ostinatamente negato dalle autorità turche, ma la possibilità di gustare la mitezza e la vitalità, la fiducia nella vita e la dignità, l’orgoglio e la creatività del popolo armeno. Un libro che denuncia uno dei più grandi crimini contro l’umanità del Novecento senza però lasciarci nello sconforto perché nelle vittime, soprattutto le donne, l’attaccamento alla vita e l’amore per la propria famiglia e per i propri amici sono radicati nel profondo, in una dimensione che pare inattaccabile, anche quando il corpo viene violentato, sgozzato, affamato fino alla morte. Oggi mi sono stupito nel ritrovare questa stessa dimensione di calda e autentica umanità in Heramusch mia nonna di Fethiye Çetin, un’altra storia scaturita dall’inferno patito dalle donne e dai bambini armeni deportati (dopo l’uccisione a sangue freddo di tutti gli uomini) nella cosidetta “marcia della morte” fino ad Aleppo. [Continua »]


Intervista a Elena Bono

Margherita Faustini

Poesie. Opera Omnia (Elena Bono)

Poesie. Opera Omnia (Elena Bono)

Conoscevo già tutte le poesie di Elena Bono, per lunga ed antica consuetudine di lettura, ma poter seguire, grazie alla recente pubblicazione di POESIE Opera omnia (Le Mani, Recco – Genova, 2007), le varie sillogi consecutivamente, mi ha permesso di apprezzare, con maggiore senso critico, la loro levatura sia tematica che stilistica. Permeate da intensa spiritualità, le liriche della Bono si collocano tra terra e cielo; condotta in questa dimensione, ho potuto assumere in toto la visione esistenziale dell’autrice. Pur accogliendo, partecipe, le sofferenze del mondo, mai lei dimentica il calvario di Cristo che, ubbidiente al volere del Padre, è giunto all’estremo sacrificio della Croce per donarsi a tutti gli uomini della terra.
Vorrei aggiungere altre considerazioni, ma oggi, giorno in cui il volume Poesie Opera omnia (Le Mani, Genova-Recco, 2007) viene presentato a Chiavari, da Elio Gioanola, preferisco rivolgere alla poetessa delle domande, alcune delle quali costituite da suoi stessi versi.

La sconfitta di Cristo davanti agli accusatori racchiude in sé l’indelebile segno del Suo trionfo? Trionfo che ha cambiato il volto della Storia?

Il trionfo di Gesù consiste nella perfetta accettazione della Croce e nella totale obbedienza al Padre. Davanti a Erode e Pilato, usando la Sua infinita potenza, poteva incenerire con un solo pensiero i suoi accusatori e non lo fece. Ma fino dall’orto degli ulivi, sudando sangue, accettò la volontà del Padre: Sia fatta non la mia ma la Tua volontà.

[Continua »]