Quello che la letteratura ditta dentro

un piccolo assaggio della mia tesi di specializzazione interamente dedicata all’esperienza della letteratura 

Soli a combattere coi libri. Un’introduzione.

Starei a meraviglia se ci fosse una moratoria di cento anni sulle chiacchiere letterarie, se si chiudessero tutti i dipartimenti di letteratura e le riviste di libri, e si bandissero i critici. I lettori sarebbero soli coi libri, e chi osasse dire alcunché sui libri sarebbe arrestato o fucilato sul posto. Sì, fucilato. Una moratoria di cento anni sull’insopportabile chiacchiera letteraria. La gente dovrebbe essere lasciata sola a combattere con in libri e riscoprire cosa sono e cosa non sono. Tutto il resto sono chiacchiere. Chiacchiere senza senso. Quando si fanno generalizzazioni si entra in un mondo completamente diverso da quello della letteratura, e non ci sono ponti fra i due.

Così rispondeva Philip Roth all’intervistatore del Guardian il 14 dicembre del 2005 e da qui noi prendiamo le mosse di questo nostro lavoro. Cercheremo di focalizzare la nostra attenzione su uno dei possibili metodi per questa lotta coi libri ipotizzata da Roth, lotta che iconicamente vogliamo affiancare a quella di Giacobbe con l’angelo, figura che evoca e apre quella scia di senso che vogliamo seguire sin da quest’introduzione.
La struttura diadica è omologa: da una parte l’uomo che lotta con l’angelo, dall’altro il lettore col testo con cui ha scelto di confrontarsi. Giacobbe lotta in vista di un fine, lo stesso il lettore consapevole. Lotta, pagina dopo pagina con quel manufatto di carta e parole, lotta per trovare un senso al suo agire.

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