Dal genitivo latino al “di” italiano
Nell’Officina di sabato scorso 6 novembre ho fatto un breve escursus di storia della lingua per spiegare come dal genitivo latino si sia passati al “di” italiano per esprimere le stesse funzioni. Tutto dipende dal fatto che la preposizione “di” italiana deriva dalla preposizione de latina, ma in questa nostra preposizione semplice italiana, come nelle ulteriori forme articolate, confluiscono due diverse funzioni espressive delle lingue indoeuropee, attraverso il latino.
In latino infatti esisteva la preposizione de che reggeva il caso ablativo, con la possibilità di esprimere una pluralità di funzioni e di conseguenza di significati.
Il de latino indica infatti distacco (de muro se eicere), allontanamento (pendère de collo), direzione (de tergo), inizio di tempo (de nocte venire), immediata successione nel tempo (diem de die), il tutto da cui è presa una parte (homo de plebe), la materia con cui si fa qualcosa (verno de flore corona), la causa occasionale o la ragione (qua de causa, qua de re), la conformità (de mea sententia), il punto di vista (diffidens de numero dierum), ecc.
Nelle lingue indoeuropee e quindi in latino esisteva però anche il caso genitivo: genitivus in latino è un aggettivo del sostantivo casus e va inteso non nel senso che genera, ma che indica un genere.
Il genitivo latino esprimeva: il complemento di specificazione (Il fiore della rosa = Flos rosae), il complemento partitivo (Molti del popolo = Complures populi), il complemento di qualità (soprattutto morale) (Di carattere difficile = asperi animi), il complemento di colpa (Accusato di un delitto = Reus facinoris), il complemento di stima o prezzo (Stimo molto / poco = Aestimo tanti / parvi), il complemento di età (Fanciullo di nove anni =Puer annorum novem)
Inoltre il genitivo si trovava in dipendenza degli aggettivi che esprimono memoria, conoscenza e il loro contrario (Memor / immemor beneficii), di quelli che esprimono desiderio, avversione (Cupidus divitiarum; Fastidiosus terrae) e di quelli che esprimono partecipazione, possesso abbondanza (Plenus sacculus aranearum). Ed il genitivo si trova anche in dipendenza dei verbi che significano riempire (Ollam denariorum implere) e dei verbi che significano ricordarsi o dimenticarsi (Memini benefactorum).
Bisogna però notare che la funzione partitiva, oltre che con il genitivo, poteva anche essere espressa con de e l’ablativo. Molto probabilmente l’intensità d’uso di questa forma ha progressivamente scalzato il genitivo e si è imposta anche per gli altri valori dello stesso caso. Quindi nell’evoluzione storica della lingua latina il genitivo in età tarda tende a scomparire, sostituito dalla preposizione de con l’ablativo, e questo spiega le forme delle lingue romanze, in quanto filius fabri diventa filius de fabro, domus patris, domus de patre da cui in italiano ‘figlio di fabbro’, ‘casa del padre’. Una traccia dell’antico genitivo si trova in italiano nel pronome loro < latino illorum (il loro libro, latino: illorum liber). Il fatto che il nesso partitivo con de e l’ablativo fosse forte e diffuso è testimoniato anche dalla persistenza che ha avuto in area romanza, soprattutto nella lingua occitanica, con passaggio poi nel francese (Je n’ai pas de pain), e nei dialetti italiani nord occidentali che fino a pochi decenni fa determinava diffusi solecismi del tipo “non ho di pane”.
Per queste ragioni storiche la preposizione semplice ‘di’ e le sue forme articolate esprimono in italiano un’ ampia gamma di funzioni, in quanto hanno ereditato sia tutte le quelle che in latino erano espresse dal genitivo, sia quelle che erano espresse dal de con l’ablativo
La preposizione italiana ‘di’ riprende, quindi, le funzioni del genitivo di specificazione latino, in quanto:
1. specifica meglio il sostantivo cui si riferisce (Il canto di un uccello)
2. indica appartenenza o possesso (La casa di Carlo)
3. Svolge la funzione partitiva (Dammi del pane = dammi un po’ di pane)
4. precisa un’azione generica (Abbiamo seguito un corso di ricamo)
5. indica una provenienza (Le pecore nere dell’Inghilterra sono molto costose)
6. indica una parte di un oggetto (L’orlo dei miei jeans)
7. indica l’autore di qualcosa (Ho letto tutti i libri di Edgar Allan Poe)
8. indica una relazione affettiva (Lo zio di Marco è in vacanza)
9. indica colpa o pena (Io ti accuso di omicidio)
10. indica qualità (É una persona d’ingegno)
11. indica età (Carolina è una ragazza di 12 anni)
12. indica stima o prezzo (Questo vaso è di grande valore)
13. Indica abbondanza o privazione in dipendenza di aggettivi (Pieno di vino. Privo di voce)
14. Indica ricordarsi o dimenticarsi in dipendenza dei verbi con questo significato (Mi sono ricordato / mi sono dimenticato del tuo compleanno)
Ci sono poi molti altri casi in cui di assume valenze diverse:
1. indica denominazione (L’isola d’Elba) – corrisponde al complemento di denominazione
2. indica argomento (Non si parla di politica a tavola!) – corrisponde al complemento di argomento (de+abl.)
3. indica moto da luogo (Ho tolto di lì la sedia perché ingombrava) – in latino avverbio oppure e, ex, a, ab, de + abl.
4. indica moto per luogo (Se passo di lì accorcio la strada) – in latino avverbio oppure per + acc.
5. indica tempo determinato (D’inverno nevica) – in latino ablativo semplice
6. indica provenienza (Sono di Roma) – in latino Romanus sum./ Roma venio.
7. indica causa (Non sono per niente contento di quello che hai fatto) – in latino ablativo semplice
8. indica mezzo (Cadendo mi sono sporcato di fango) – in latino ablativo semplice
9. indica modo (Segnò di rimbalzo) – in latino ablativo semplice
10. indica quantità (Voglio più di due soldi)
11. indica il secondo termine di un paragone (Sono più intelligente di te) secondo termine di paragone – in latino ablativo semplice o quam e il caso del primo termine
12. indica materia (Un anello d’oro)
13. specifica il contesto, indica limitazione (È debole di cuore) – in latino ablativo semplice
14. Introduce l’infinito di proposizioni implicite (Gli sembra di vedere) – in latino infinitiva
15. Entra come elemento necessario alla formazione di locuzioni prepositive (Prima di me / Dopo di voi)
16. Come elemento facoltativo si aggiunge ad avverbi senza mutare la loro natura (Andare di sopra / Scendere di sotto)
La vasta gamma di pluralità espressive della preposizione italiana ‘di’ permette anche la creazione di innumerevoli figure retoriche, in particolare metonimie (un bicchiere d’acqua) e metafore (capelli d’oro; barba d’argento), diventando in questo modo determinante nel linguaggio poetico.
Cara Rosa Elisa,
complimenti per l’esaustività, unita alla grande chiarezza, con cui hai spiegato la specificità della preposizione latina “de” e della sua evoluzione storica e linguistica in quella “di”, che è subentrata nelle sue funzioni al genitivo latino. Farò leggere l’articolo alle mie “discipulae” bolzanine nella speranza che possano approfondire ancora meglio lo studio del latino e delle sue ricadute etimologiche,
grazie!!!