[Report] Officina di ottobre 2019

Cristiano

Cristiano ha ripercorso gli elementi già presentati nell’editoriale, in paricolare soffermandosi sulla differenza tra una comunicazione tecnica (in cui al linguaggio deve corrispondere il più possibile una “realtà oggettuale”) e una comunicazione letteraria in cui è invece centrale uno “scarto” tra ciò che il linguaggio descrive oggettualmente e ciò che invece intende rappresentare. Ha aggiunto che ciò è altrettanto vero nelle arti visive, facendo l’esempio della differenza tra una fotografia e una fototessera.

Ha voluto però anche ricordare che l’arte sposta di continuo i limiti netti che intendiamo a volte tracciare, proiettando alcune immagini dalla serie Portraits di Thomas Ruff: ritratti eseguiti come fototessere, stampati però in grande o grandissimo formato, attraverso i quali l’oggetto “triviale”, mutato di dimensione e di contesto, acquisisce un senso ulteriore.

Margherita

Margherita ha fatto riferimento ai temi della citazione sbagliata e del colpo di scena che ci spinge a reinterpretare un’intera storia. In particolare, ha mostrato un quadro attribuito a Botticelli e conosciuto come “La derelitta”. Quest’opera ha una storia molto particolare, dato che, quando inizialmente fu riscoperta nel 1800, fu interpretata in modo completamente errato. Il quadro, infatti, non rappresenta una donna, ma un uomo. L’errore fu dovuto alla mancata considerazione del contesto in cui l’opera fu realizzata, ma anche all’ eccessiva attenzione al momento culturale in cui è stata riscoperta, dato che i critici d’arte l’avevano idealmente accomunata alle figure di donne della letteratura di quel periodo come Madame Bovary o Anna Karenina. Attualmente si conosce la vera origine e il significato di quest’opera, ma essa è ancora titolata “La derelitta”, che, proprio come “Luke, io sono tuo padre!”, è una “citazione sbagliata” rimasta celebre. Allo stesso modo, come per Luke la rivelazione paterna comporta un cambio di prospettiva, anche nel caso dell’opera attribuita a Botticelli (ma, in realtà, l’autore effettivo sembra essere Lippi) si è stati costretti a tornare mutare le proprie convinzioni.

Valeria

Valeria, partendo da un brano tratto da I miserabili di Hugo, ha trattato la questione del rifiuto della figura paterna. Si è concentrata, in particolar modo, su quelle situazioni in cui all’allontanamento da un “primo” padre corrisponde il rivolgersi a un “secondo” padre.

Marta C.

Marta affronta la vicenda personale e artistica del cantautore australiano Nick Cave a partire da una traccia (Night Raid) del suo nuovo album Ghosteen.

There’s a picture of Jesus lying in his mother’s arms […] You were a runaway flake of snow/ You were skinny and white as a wafer, yeah I know/Sitting on the edge of the bed clicking your shoes/ I slid my little songs out from under you/ And we all rose from our wonder/ We would never admit defeat/ And we leaned out of the window/ As the rain fell on the street/ On the street […] The spurting font of creativity, yeah I know

Il susseguirsi di scene quotidiane unito ad un immaginario apocalittico tipico della poetica di Cave è tutto dettato da una nuova reinterpretazione delle cose dovuta all’evento tragico della morte del figlio. Viene alla luce a questo punto un’inversione dei ruoli: apparentemente, è il figlio a salvare il padre, acquisendo una nuova consistenza che se non è più umana è certamente trasposta su un’altra dimensione: quella della creatività, di una rinnovata meraviglia verso le cose.

In uno dei Red Hand Files (piattaforma in cui l’artista risponde alle domande dei suoi fans), Cave a tal proposito cita la vicenda di Pinocchio e di Geppetto:

Geppetto (Pinocchio’s father) is swallowed by a giant whale while searching for Pinocchio. When Pinocchio hears of this news, he travels deep into the ocean to find the whale that swallowed up Geppetto. Pinocchio makes his way inside the whale and reunites with his father. They build a huge fire causing the whale to sneeze. They are then blasted ashore and left to start their lives over together. If this is a truism that, in essence, the son saved his father from the abyss. Then now what of people like us? What happens if the son dies? Do we lose the ability to be saved and evolve? [… ]
—K, LONDON, UK

DEAR K […]
You talked about the story of Pinocchio, a story I love very much. I included it as one of my favourite books in a recent Red Hand File. Geppetto, the maker and father of the puppet-boy Pinocchio, trapped in the darkened belly of the beast, is a very powerful metaphor for the father who has been separated from his child – the grieving father. The epic story of the incorrigible Pinocchio’s attempt at reuniting with his father and becoming a real boy is one of the most moving in all literature.
We grieving fathers, all of us, begin our time in the vast and darkened belly of the beast. We also have become the child, as you said in your letter – and perhaps some dark force had always destined that to be. For a while we become the one that died, as we are plunged into a darkness from which there seems no escape. […]

Ecco che la prospettiva è rovesciata ci troviamo ad osservare il punto di vista del padre, un padre dolente (grieving father, come lo stesso più volte si definisce) che di fronte all’informe non senso della morte riesce a riscoprire la sua paternità – come Geppetto dall’oscurità della balena, o di fronte al burattino di cui non risulta esser più solo creatore (si è colta l’occasione di approfondire l’assenza della madre e del rapporto tra creazione, generazione, egoismo).

But what had collapsed? What is at the centre of our lives? In an artist’s case (and perhaps it is the same for everybody) I would say it is a sense of wonder. […] We were surviving, but we were surviving in exile on the perimeter of our lives, way beyond anything that mattered.

To answer your question as to whether the lyric writing has changed, I would say that it has shifted fundamentally. I have found a way to write beyond the trauma, authentically, that deals with all manner of issues but does not turn its back on the issue of the death of my child. I found with some practise the imagination could propel itself beyond the personal into a state of wonder. In doing so the colour came back to things with a renewed intensity and the world seemed clear and bright and new. So I am very happy about this. It feels good to have a notebook full of words again.

Tiziana

Tiziana, cogliendo un collegamento con l’intervento di Valeria e con alcune osservazioni venute dal pubblico, ha mostrato una clip dal film “La ricerca della felicità”:

Il punto di contatto è la frase che inizia con “Non permettere a nessuno di…” che descrive e sintetizza l’intero rapporto padre-figlio.

Will Smith avvia un dialogo con il figlio: il bambino ascolta e “subisce”. Il dialogo è di fatto un monologo e sembra attestarsi sul tema della somiglianza, nel senso più semplicistico della nostra discendenza come DNA, ovvero somiglianza fisica e somiglianza caratteriale o di “tendenza”.

Il padre sottolinea quel particolare che lo accomuna al figlioletto (non essere un brillante giocatore di basket) con un tono di rassegnazione cui segue (come vero colpo di scena) un completo cambio di prospettiva. Che libera un momento di attenzione ed ascolto al vero bene del figlio: si sovrappone la consapevolezza del proprio passato (fallimentare o no che sia…) e la necessità di lasciare spazio ai desideri del bambino. Cade completamente il velo dal bisogno di rispecchiare le proprie aspettative sul figlio, di attendere dal figlio la propria realizzazione.

Si realizza una sorta di “riconoscimento” – che richiama in un certo qual modo l’agnizione della tragedia greca – e segna una sorta di libertà personale, di coscienza dell’altro da noi, di rispetto dell’autonomia.

Greta

Nel film A. I. Intelligenza Artificiale, David si scopre “figlio” non unico e irripetibile, come desidera essere, ma solo il primo di un prototipo; l’androide bambino reagisce con violenza di fronte all’altro sé, poi con rassegnazione davanti a ciò che lo rende speciale: non un potere sovrumano ma proprio il fatto di essere profondamente umano, a tal punto da arrivare a credere nella favola di Pinocchio: in particolare alla figura materna della Fata Turchina che crede possa farlo diventare un bambino vero.

Nel fumetto L’Incal, scoprendosi “padre” John Difool ha reazioni contrastanti: inizialmente accoglie il figlio come un dono divino e accettato, ma poco dopo si infuria, ribellandosi a un destino che lo trascina e lo sfrutta persino in una scelta così intima. Come se non bastasse, John si trova ad essere padre una seconda volta, di una razza intera: i suoi numerosi e identici figli, avendoli la madre abbandonati a causa dell’odio verso il protopadre, si nutrono di tale odio verso tale genitore, e sono pronti a privarlo dei suoi mezzi di riproduzione, quando, grazie a una tempestiva rivelazione, la madre scende dall’alto, diffondendo perdono e amore tra i figli.

Quando una pubblicità tenta di esorcizzare i contrasti padre-figlio per promuovere gomme da masticare, il risultato è una sequenza di rivelazioni tragicomiche in grado di ribaltare la situazione.

https://www.youtube.com/watch?v=AN1jPK2tdbQ

E a proposito di rivelazioni e capovolgimenti: Chiquito Y Paquito.

 

Marta T.

Spesso il ricongiungimento con la figura paterna può rivelarsi la giusta soluzione per mettere fine alla propria “crisi” interiore e d’identità. Ne è un esempio Simba, il protagonista de Il Re Leone, il quale grazie alla riscoperta – sebbene solo nel ricordo – del padre, Mufasa, ritrova se stesso ed è pronto a salvare le Terre del Branco e a diventare re.

Allo stesso modo Bastiano ne La storia infinita ha un’unica speranza di poter tornare a casa: trovare un ricordo. Nonostante il rapporto con la figura paterna fosse ormai quasi del tutto inesistente, nella miniera di Minroud Bastiano viene colpito dall’immagine di suo padre, pur non riconoscendolo; proprio grazie a questa immagine Bastiano può salvarsi e tornare a casa. Qui Bastiano recupera il rapporto con il padre e lo “salva” dalla vita triste e solitaria cha stava portando avanti.

Se Luke in Star Wars si trova a dover mettere in discussione il proprio passato e di conseguenza anche il futuro in seguito alla scoperta del vero padre, Simba e Bastiano riscoprono – e ricordano – chi sono grazie al ricongiungimento – reale o nel ricordo – con le proprie radici.

 

 

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