Lab. O'Connor – report di gennaio
Invasione di Cormac McCarty all’O’Connor di gennaio: l’autore è presente con ben tre testi (due tratti dal romanzo La strada, uno da Non è un paese per vecchi). Il passo che più ci ha catturato è stato il seguente:
A volte, mentre guardava il bambino dormire, gli capitava di scoppiare in un pianto incontrollabile, ma non era il pensiero della morte. Non sapeva bene cosa fosse però gli sembrava che avesse a che fare con la bellezza o la bontà. Cose a cui non aveva più modo di pensare.
Qual è il “pensiero” che porta il protagonista al pianto? La riposta rimane chiusa dentro al mistero impenetrabile che protegge il segreto della prosa di McCarty. E a ricordarci dove stiano le sue radici della sua scrittura affilata, è arrivato il racconto Non si può essere più poveri della che da morti, della impareggiabile O’Connor.
Altri territori già frequentati in BC sono quelli di R. L. Stevenson (con la poesia Il mio letto è una nave), dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, del canto III dell’Odissea (tale Omero) e di C. Pavese, in una delle sue ultime lettere.
Molte vecchie conoscenze dunque. Le piacevoli sorprese giungono da: Il Pirata, di James Nelson, Il nome segreto della guerra, di Nicoletta Vallorani e La ragazza e il fumatore di hashish, di Albert Cossery.
Ma il mio premio personale per la migliore new entry va ai versi magici di Robert Frost, ascoltato prima in inglese e poi in italiano nella poesia Fermandosi nei boschi una notte di neve, tratta dalla raccolta La conoscenza della notte e altre poesie.
Il prossimo appuntamento del laboratorio è fissato per giovedì 4 febbraio, nella sede di Via Panama 9 (Roma), con orario d’inizio anticipato alle 20:45.
Leggi i report di novembre e dicembre. Segui il laboratorio su aNobii .
Beh e i testi di R. Frost? Pls.. :-)
Fermandosi nei boschi una sera di neve
Di chi siano questi boschi credo di sapere.
Ma la sua casa è nel villaggio; così
Egli non vedrà che mi fermo qui
A guardare il suo bosco riempirsi di neve.
Troverà strano il mio cavallino
Fermarsi senza una cascina vicino
Tra i boschi e il lago ghiacciato
La sera più buia dell’anno.
Dà una scrollata al suo sonaglio
Per domandare se c’è uno sbaglio:
Il solo altro suono è il fruscio
Di vento lieve e soffice fiocco.
I boschi sono belli, scuri e profondi.
Ma ho promesse da mantenere,
E miglia da percorrere prima di dormire,
E miglia da percorrere prima di dormire.
La traduzione qua sopra è di Maurizio C.! Applausi!
Gian, DEVI farci una canzone, ma sul testo originale, ovviamente:
* * * * *
Stopping by Woods on a Snowy Evening
Whose woods these are I think I know
His house is in the villagge though:
He will not see me stopping here
To watch his woods fill up with snow.
My little horse must think it queer
To stop without a farmhouse near
Between the woods and frozen lake
The darkest evening of the year.
He gives his harness bells a shake
To ask if there is some mistake.
The only other sound’s the sweep
Of easy wind and downy flake.
The woods are lovely, dark and deep.
But I have promises to keep.
And miles to do before I sleep,
and miles to do before I sleep.
Qua sotto, invece, la traduzione di Remo Cesarani: il ritmo ricreato è decisamente tutt’altro!
* * * * *
Di chi siano questi boschi penso di saperlo
la sua casa è nel villaggio vicino:
non potrà quindi vedermi qui fermo
guardare i suoi boschi empirsi di neve.
Il mio cavallino pensa forse che è strano
fermarsi senza nessuna fattoria nelle vicinanze
frammezzo ai boschi e al lago ghiacciato
nella serata più buia dell’anno.
Dà una scrollatina ai campanelli dei finimenti
domandando se per caso non c’è qualche errore.
L’unico suono viene dal moto leggero e frusciante
del vento lieve e dei fiocchi morbidi di neve.
I boschi sono bellissimi, oscuri e profondi.
Ma ho fatto promesse che debbo mantenere.
E ho miglia da percorrere prima del sonno,
e ho miglia da percorrere prima del sonno.