Introduzione all’esperienza della letteratura (PUG, Roma)

Atrio Università GregorianaA che cosa serve leggere un romanzo o una raccolta poetica? Quale rapporto sussiste tra la letteratura e la vita? I libri di narrativa o di poesia contengono soltanto «qualche storta sillaba e secca come un ramo», come scrisse il poeta, premio Nobel, Eugenio Montale, oppure sono «oggetti piccoli, eppure pieni di mondo», come sosteneva il grande teologo Romano Guardini? Il corso intende dare una risposta a questi interrogativi con l’obiettivo di aiutare i futuri operatori dei media a occuparsi in maniera sapiente di cultura letteraria.

In particolare, sara sviluppata l’analogia formale tra la realta virtuale dei videogame e l’esperienza della lettura spirituale propria degli Esercizi di Ignazio di Loyola. Si comprendera cosi che il testo letterario ha un carattere «virtuale» ed esiste quando viene letto (esattamente come un brano musicale esiste quando viene eseguito). La lettura non e dunque un processo di mera interiorizzazione del contenuto, bensi un processo di interazione coinvolgente tra il testo e il lettore. [Continua »]


Bianco

Sto guardando il mio computer. No, non lo schermo, ma il “case”. E’ molto bello. E’ tutto bianco. Ho un Mac. Mi chiedo perchè per me sia così bello.

Poi guardo la mia poltroncina: è bianca. La mia lampada: bianca. Il mio iPod: bianco. Il mio piccolo orsetto: bianco. Sono circondato dal bianco. I colori che sono accanto, i colori dei libri e delle altre cose risaltano e vengono rispettati. Il bianco non dà colore ma crea uno spazio. Se tutto fosse bianco sarebbe orribile, penso. Ma questi oggetti bianchi non occupano spazio: lo creano. Il bianco crea spazio. [Continua »]



Il mistero dell’esistenza umana nella poesia di Wojtyla

Anticipato come sempre da un articolo sulla “Civiltà Cattolica”, è arrivato da pochi giorni nelle librerie italiane il nuovo libro di Antonio Spadaro: “Nella melodia della terra. La poesia di Karol Wojtyla” (edizioni Jaca Book, 80 pagine, 10 euro).

Spadaro, oltre ad essere conosciuto universalmente come il “tecnogesuita” per la competenza dimostrata più volte con i nuovissimi media, è soprattutto un preparatissimo critico letterario, con interessi che spaziano da Pier Vittorio Tondelli a Carver, senza dimenticare Flannery O’ Connor a cui ha intitolato i laboratori di lettura che conduce con l’associazione culturale BombaCarta, fondata da lui stesso nel 1998.

Nel numero 3733 di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro aveva già affrontato la poesia di Karol Wojtyla, sottolineando come l’interesse di Giovanni Paolo II per la poesia risalisse alla prima giovinezza del futuro papa del dialogo. Interesse che poi è maturato, insieme a una intensa esperienza teatrale e allo studio della filologia polacca, sino a svilupparsi in una vera e propria «devozione» per la parola. Le architetture metaforiche dei suoi versi si intrecciano a domande inquiete e a risposte di grande intensità spirituale.

L’ispirazione di Wojtyla ha generato composizioni che seguono il ritmo del pensiero: si restringono fino all’ermetismo e si allargano fino alla meditazione in prosa. Tra pensiero e visione non ci sono fratture; così anche tra la dimensione ascetica e quella pratica. Ecco una delle caratteristiche della poesia wojtyliana: partire da un oggetto, un fatto, una persona e coglierne la trama infinita di nessi col mistero dell’esistenza umana.

Com’ è evidente ad esempio nel “Canto dello splendore dell’acqua” del 1950:

Nel fondo stesso, a cui volevo solo attingere
acqua con la mia brocca, ormai da tempo alle pupille
aderisce splendore… Tante le mie scoperte
quante mai fino a ora!
Qui, riflesso dal pozzo, scopersi in me tanto vuoto.

Che sollievo! Interamente non saprò in me trasportarti,
ma voglio che tu resti, come nello specchio del pozzo
restano foglie e fiori colti dall’alto,
dallo sguardo degli occhi stupefatti
– occhi più luminosi che tristi.

(pubblicato su “La Gente d’Italia” del 2 febbraio 2006, p. 23)


Scrivere storie in un centro commerciale

È stato stupefacente scoprire ancora una volta che è possibile condurre un laboratorio di scrittura nel viavai di un centro commerciale in un sabato pomeriggio. E’ accaduto ieri per la quarta volta in un anno all’IperCoop di Ravenna dove, per tre ore, 45 persone hanno letto testi di narrativa (Cechov, Carmine Abate e Giovanni Lindo Ferretti), hanno svolto diversi esercizi di scrittura e si sono messe in gioco pubblicamente per il desiderio di esprimersi in modo creativo e di imparare a raccontare delle storie. [Continua »]