Lucian Blaga: un poeta rumeno

foto BlagaNato a Lacram, presso Alba Julia il 9 maggio 1893 e ivi deceduto il 6 maggio 1961, contemporaneo, a tutti gli effetti, di Eugenio Montale, Lucian Blaga, uno dei più importanti poeti romeni del XX secolo, va sicuramente annoverato, per il ruolo che ricopre nella letteratura del suo paese, accanto a Tudor Arghezi, Ion Barbu, Ion Vinea, Vasile Voiculescu, Ion Pillat.
Dopo importanti studi filosofici a Vienna e la creazione di un sistema filosofico proprio con La cronaca e il canto dell’età, Lucian Blaga si scopre poeta della memoria e, nel riflettere nelle sue liriche i grandi temi esistenziali della vita e della morte, cerca di indagare il mistero dell’universo creato da Dio, spesso identificato con Pan, ed ancor più il mistero della natura umana, soggetta ad un destino implacabile e manifesta con mille e mille volti, in un continuo alternarsi di luci e di ombre.

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In principio era il racconto: gli atti del convegno

“L’esperienza della narrazione letteraria ha le sue radici più autentiche nel bisogno di raccontare storie, nel bisogno di partecipare a un ascoltatore o a un lettore, esplicito o implicito, un’esperienza che ha radici nella propria vita reale e fantastica (…) da quando bastava un fuoco per radunare uomini capaci di raccontare se stessi e le proprie storie”.

Le parole di Antonio Spadaro introducono bene il tema scelto per il 4° Convegno Nazionale sulla Letteratura, In principio era il racconto, organizzato dall’associazione Pietre di scarto in collaborazione con la Federazione BombaCarta nel mese di marzo scorso.

Pietre di scarto è fiera di comunicare che la presentazione degli Atti del Convegno avverrà venerdì 16 Novembre 2007, alle ore 17.30, presso la Sala del Dipartimento di scienze storiche e giuridiche in via T. Campanella 38, a Reggio Calabria. [Continua »]


Città

Sto scrivendo dopo aver dato un’occhiata fuori dalla mia finestra. Sarà la quarta volta che provo a scrivere questo breve pezzo sulla città, e tutte le volte ho cominciato dando uno sguardo fuori dalla finestra. Chissà perché, mi chiedo?

Io scrivo da “dentro” una città, la mia stanza è in una casa che è dentro una città. E invece devo guardare fuori dalla finestra, come se la città fosse fuori e io cercassi l’ispirazione là fuori, come se Roma fosse fuori e io fossi altrove.

Si vede San Pietro dalla mia finestra, ma prima che il mio sguardo arrivi fino alla cupola vedo due uomini, di cui riesco a distinguere solamente la sagoma, che stanno lavorando per edificare il tetto di una casa. Loro sono in città. Io dove sono? [Continua »]


D.F. Wallace: la rincorsa di un “molto di più di questo”

D.F. Wallace Una domanda che mi ha sempre messo in imbarazzo: “cosa cerchi tu nella letteratura? cosa cerchi nella letteratura oggi?”.
Ecco, credo di aver trovato una risposta: cerco cose come “Caro vecchio neon” (dalla raccolta di romanzi brevi di D. F. Wallace “Oblio”, Einaudi 2006).

Il luogo comune con cui spesso si descrive Wallace è: un autore colto e di straordinario virtuosismo ma espressione di un talento fine a se stesso. Un autore che cela, dietro lo spettacolo pirotecnico che anima le sue pagine, il fatto di non avere nulla da dire.
La tesi a me pare assurda, perché la straordinaria “potenza di fuoco” intellettuale di cui dispone l’autore di quello straordinario dono per le menti contemporanee che è “Infinite Jest”, mi sembra invece costantemente al servizio di una disperata ricerca di autenticità e condivisione. L’impressione di artificio è dovuta alla assoluta onestà e profondità con cui la ricerca di autenticità e condivisione è portata avanti: senza trucchi e senza sconti. Wallace non cede ai simulacri di cui ci circondiamo e non accetta nessuna “riduzione” o “limitazione” dell’universo infinito in cui ci è capitato di nascere e che ciascuno si porta dentro. [Continua »]


Senza libertà non c'è arte

Leggo nel post precedente a proposito di una artista dal nome esotizzante che definisce le sue sculture “uomini-rettile”, in quanto rappresentano figure che si contorcono. Ciò significherebbe, secondo l’artista, la negazione del libero arbitrio. Ella sarebbe convinta che tutto sia già stabilito, che ci sia una predestinazione in tutte le cose. Tutto sarebbe programmato, regolato da un rapporto causa-effetto, come se il mondo, la vita non fosse altro che un gioco di incastri, una sorta di puzzle in cui ogni parte trova una collocazione ben precisa nel tempo e nello spazio. E invece no. Il libero arbitrio è l’essenza dell’arte e la predestinazione è la negazione dell’espressione. Non esisterebbe più non solo il bene, ma neanche il male o le scelte. Ma senza bene, senza male e senza scelte da fare non c’è più niente che interessi. Ecco, il post di [Continua »]


Identità

Mi è capitato più volte durante la scorsa estate di fermarmi davanti questa scultura o vicino ad altre due, più o meno simili, in bella mostra sul lungomare della mia città. Il motivo per cui anche semplicemente passeggiando o passando in macchina era possibile osservarle è perché nel panorama degli eventi e delle attività culturali previste dal Comune di Reggio Calabria per l’estate 2007 vi era anche la mostra di Rabarama, all’interno di villa Genoese Zerbi, storico edificio già ai tempi della passeggiata d’annunziana.

Rabarama, nome d’arte di Paola Epifani, è una pittrice e scultrice nata a Roma, figlia d’arte, che sin da piccola ha dato prova del suo talento, partecipando a soli dieci anni ad una mostra a livello internazionale e divenendo, a partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, una delle artiste italiane contemporanee più apprezzate in Italia e all’estero. Attualmente [Continua »]


Una tromba nello uadi (di Sami Michael)

Haifa sorge ai piedi del monte Carmelo (è lì la grotta in cui si dice dimorò il profeta Elia) di fronte a un mare azzurro e pulsante. Quando nel 1948 fu occupata dall’esercito del nuovo Stato ebraico 80.000 palestinesi furono costretti a lasciare le loro case e a rifugiarsi per lo più in Giordania. Quei pochi rimasti in città oggi sono cittadini israeliani che hanno conservato la religione e le tradizioni dei loro genitori arabo-musulmani o arabo-cristiani e vivono in quartieri che costituiscono il cuore di questa città multietnica. Una città che lo scrittore israeliano Sami Michael raccomanda di visitare perché è sempre stata un modello unico di convivenza pacifica e di dialogo tra ebrei e arabi. D’altronde Sami Michael è un ebreo della diaspora iraquena [Continua »]