Senza l’odore dei poeti
Negli ultimi anni l’interesse per la nuova poesia statunitense è cresciuto costantemente. Se ci è possibile generalizzare, forse un po’ troppo sommariamente, proprio questo colpisce maggiormente: essa vive su una soglia. Non porta con sé sentimenti accesi, visioni talmente folgoranti da esaurire l’immaginazione, storie che hanno un senso definito. Le poesie dei «ultimi americani» d’oggi non sono prive di sentimento, immagini e storie. Tutt’altro. Tuttavia, in un linguaggio ordinario, comune, che ha già vinto ogni tentazione d’ermetismo, esse si dimostrano essenziali sia nel loro realismo sia nel loro procedere meditativo.
I cosiddetti «poeti beat» sembrano morti e sepolti in una riserva archeologica. I nuovi poeti non hanno l’«odore dei poeti»: non si danno arie da artista. Scriveva in una sua lettera la grande scrittrice statunitense Flannery O’Connor proprio a proposito dei beat: «Non sono credibili nemmeno come poeti, troppo presi come sono a recitare la parte. [Continua »]