La parola è “graziosa”…
Dopo aver letto l’ultimo libro di Antonio Spadaro, La grazia della parola (Jaca Book), il saggio in cui riflette sulle considerazioni sulla poesia del teologo Karl Rahner, mi sono chiesta che cosa Spadaro avesse voluto in qualche modo comunicare a noi di BombaCarta con questo testo così ricco e profondo.
Ho provato a darmi qualche risposta. Penso che innanzitutto abbia voluto sottolineare il valore della parola, rimarcandone quella sacralità che le deriva dall’essere luogo e mezzo d’incontro tra Dio e l’uomo. Dio che si è rivelato nella storia non attraverso immagini o suoni, ma tramite parole.
Sottolineare questo può essere anche un implicito invito a leggere (o rileggere) il saggio fondamentale di Rahner, Uditori della parola (Borla 1967), in cui il teologo individua Dio come l’Essere che può liberamente manifestare la sua vita intima, impossibile da conoscere in altro modo, e l’uomo come essere storico, che per sua propria costituzione ontologica è in grado di ascoltare un’eventuale rivelazione nella storia, il che lo rende appunto “uditore della parola”.
Possiamo quindi comprendere che l’arte della parola, ovvero la parola che si fa arte, cioè poesia, si colloca in questa smisurata apertura di compasso tra l’uomo e Dio. Da questo discende quella possibilità che Spadaro individua di fare alcune affermazioni di grande forza e di notevole rilievo: la parola “ha il potere di nominare l’innominabile. Il vero poeta nomina l’innominabile e ogni vero uditore di questa parola ascolta il silenzio. […] la parola evoca ciò che nomina e lo fa scaturire dal fondo dal quale proviene e nel quale rimane nascosta” [Continua »]