di
Paolo Pegoraro -
pubblicato il 30 Novembre 2006
Quando si parla di colori si finisce per trattare, prima o poi, anche dei fiori: tema capitale della poesia che però riesce difficilmente a interessare ancora il lettore contemporaneo. Per uno sguardo conquistato, suo malgrado, dall’invasità del male, la bellezza di una corolla, così inutile e indifesa, passa in second’ordine. In Tempi brutti per la poesia Brecht proclama il suo entusiasmo per il melo in fiore, ma solo i proclami di Hitler lo spingono a impugnare la penna; avrebbe voluto scrivere di quel bianco vivo e supremo ma trovava quasi offensivo dedicarvi attenzione mentre l’Imbianchino – come soprannominava il dittatore – annullava tutte le opinioni attraverso metodiche, inarrestabili pennellate di retorica. I colori scomparivano dal suo mondo, annullati dall’uniformità dell’ideologia.
Questa primavera mi sono imbattuto in una raccolta di poesie sui fiori davvero convincenti: si tratta di E, tuttavia, dello svizzero Philippe Jaccottet (traduzione di Fabio Pusterla, Marcos y Marcos, 2006, pagg. 209, euro 15,00). Una lettura che, incredibilmente, mi ha imposto i luoghi in cui leggerla; perché la grande poesia non si può leggere ovunque, né a qualsiasi ora, almeno per chi legge con il corpo oltre che con le meningi. Questo volume va assaporato all’aria aperta, in silenzio, immersi nel verde e nel sole. Sa di felicità conquistata [Continua »]