Ancora Connessioni

Rielaborando alcuni suoi interventi sul tema pubblicati sulla rivista “La Civiltà Cattolica”, in Connessioni (Bologna, Pardes, 2006) Antonio Spadaro riflette sulle sterminate opportunità che Internet offre all’elaborazione del sapere. L’angolo visuale dal quale si pone non è quello dell’acritico lodatore di “magnifiche sorti e progressive” che dovrebbero immancabilmente mutare il nostro modo di esprimerci e di comunicare (per più di una delle applicazioni informatiche esaminate sono palesi le riserve), né quello di un neofita stregato del dato tecnico in se stesso. La sua prospettiva mira invece a decrittare, in uno strumento tecnico dallo sviluppo ancora in parte inesplorato, nuove possibilità di genesi, di radicamento e di condivisione della conoscenza.

Si tratta dunque di un’esplorazione (che non rinuncia mai a porre questioni e ad esprimere valutazioni) della capacità del web di formare cultura e della sua attitudine a trasmetterla, confrontando la Rete con tutto ciò che fino ad una generazione fa era di esclusiva pertinenza della carta stampata [Continua »]


La biblioteca di tutte le storie 2

Cari tutti,
vi segnalo che il numero di novembre di «Letture» è interamente dedicato a Bibbia e letteratura.
All’interno dello stesso numero c’è l’intervista di Arianna Cameli a p. Spadaro che racconta chi cosa e come è Bombacarta.

Infine vi segnalo la recensione a un libro davvero eccellente di Yehoshua Kenaz, Voci di muto amore, edito da La Giuntina: il libro più forte che abbia mai letto, finora, sul tema della vecchiaia (ma non solo). Ed è anche l’unico scrittore che oserei avvicinare a nonna Flannery O’Connor per il suo sguardo violentemente amorevole. Fidatevi…
Se volete comprare la copia cartacea… basta andare in una libreria San Paolo!


Il colore della città che sale

Nella tessitura morale, culturale e letteraria della Milano del primo novecento, in quella corposa fenomenologia del suo tragico intrigo moderno, vengono alla luce, nel giugno del 1913, i Frammenti lirici, del giovane milanese doc, Clemente Rebora, questo vero e proprio Canzoniere letterario che, con la dedica “Ai primi dieci anni del secolo ventesimo”, citata in epigrafe, vuole, attraverso la parola poetica, raccontare la quotidianità ostile di una città dai ritmi ingenerosi e scomodi, confusi e convulsi che le hanno rapito il respiro, ed il suo senso.
Rebora viene così tanto turbato dalla città. Ne assorbe le valenze antinomiche più radicate e laceranti ma, al contempo, non proporrà mai una possibilità di salvezza esigita al di fuori della città stessa. Per lui, ciò che conta davvero, è tentare di trovare, con forza etica, espressiva e motivazionale, un ruolo della poesia proprio in essa, per poter realizzare un nexus comunque armonico e fecondo tra momento poetico e ritmo produttivo cittadino. [Continua »]


Ruber, rubra, rubrum.

RUBER, RUBRA, RUBRUM. Adiectivum coloratus, a, um latina lingua similer rubrum quam varium significat. Pariter Hispana lingua adiectivum tinto. Igitur summus color rubeus esse videtur. Cur? Rubea pigmenta natura promptissima esse videntur, sed contra color rubeus natura non sic faciliter ut color viridis aut caeruleus aut fuscus invenitur. Rubeus imperii sed etiam rerum novarum, imperatori et meretrici color est; martyrii et luxuriae color est. Quae ut cum animo omnia reputemus et consideremus efficiunt. Summus color est qui enitet, qui intermissionem designat., qui rem frangit. [Continua »]


Red

Red. “Coloratus” in Latin means as much “red” as to be “colored”. The same in Spanish with the word “tinto”. It seems the color par excellence therefore is red. Why? Red pigment is found the most often in nature, yet red is not so commonly found in the environment, certainly not like the greens, the browns and the blues…. Red is the color of power and of the revolution, the color of the emperor and of the prostitute. Red is the color of the martyr and of lascivious desire. All of this makes one reflect. The color par excellencies that which distinguishes itself, that marks a discontinuity, a fracture.

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L’incontro-scontro tra mondi e uomini

«Il mio segreto è molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». A parlare è la volpe che si rivolge, ormai tutti lo sanno, al Piccolo Principe, l’immortale protagonista dell’omonima favola-romanzo inventata da Antoine De Saint-Exupéry nel 1943, un anno prima della scomparsa del giovane scrittore-aviatore. La battuta della volpe è infatti forse la più celebre di questo piccolo libretto che è diventato ben presto un best-seller, amatissimo da diverse generazioni di lettori e che ancora oggi si rivela una lettura inesauribile, come ogni “classico” che si rispetti: «Un classico è un libro che non ha smesso di dire quello che ha da dire» [Continua »]


Arthur Rimbaud, Michel et Christine

Mais moi, Seigneur! voici que mon Esprit vole,
Après les cieux glacés de rouge, sous le
Nuages célestes qui courent et volent
Sur cent Solognes longues comme un railway…

Ma io, Signore! Ecco che il mio Spirito vola,
dietro i cieli ghiacciati di rosso, sotto
le nuvole celesti che corrono e volano
su cento Sologne, lunghe come un railway…