"La stanza del figlio" e la logica del dono

LA STANZA DEL FIGLIO
Regia: Nanni Moretti
Con: Nanni Moretti (Giovanni), Laura Morante (Paola), Giuseppe Sanfelice (Andrea), Jasmine Trinca (Irene), Sofia Vigliar (Arianna)
Anno: 2001; vincitore in quell’anno della Palma d’Oro al festival di Cannes, del Nastro d’Argento e di tre David di Donatello (miglior film, miglior attrice protaonista, miglior musicista).

Qualche sera fa mi è successa una cosa molto strana. Ho passato quasi un’ora al telefono con un amico che ha rischiato di perdere la propria bimba di venti mesi. Poi mi sono messo a rivedere questo film, che voglio inserire in un piccolo ciclo di cineforum dedicato a un gruppo famiglie del bergamasco.
Forse ancora “scottato” dal lungo colloquio, “La stanza del figlio” mi ha scosso violentemente, ancor più della prima volta in cui lo vidi, nel 2001, appena uscito nelle sale cinematografiche.
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Il rosso di Emily Dickinson: frattura e riconoscimento

Note dell’intervento in Officina BombaCarta 25/11/2006

Emily DickinsonIl colore per eccellenza è quello che si distingue, che segna una discontinuità, una frattura.

Sleep is supposed to be
By souls of sanity –
The shutting of the eye.

Sleep is the station grand
Down wh’ on either hand –
The Hosts of Witness stand! [Continua »]


Riletture

Il tema del rapporto tra l’autore e il lettore è interpretato in modo originale nella poesia di Margherita Guidacci, All’ipotetico lettore, tratta dalla raccolta Anelli del tempo: colui che scrive mette con fiducia la sua anima tra le mani del lettore e chiede a lui di diventare il nido in cui possa riposare serena.

Questo rapporto, però, sottolinea la poetessa, non è un possesso geloso ed esclusivo: le vie che un giorno si sono incontrate possono dividersi. [Continua »]


Colori come desideri

Provo a riflettere sulla “realtà” non come essa mi appare e la percepisco, ma come la descrive quel ramo della fisica che studia i fenomeni luminosi, l’ottica. Quest’ultima definisce un determinato colore come un’onda radio-magnetica che possiede una determinata frequenza e lunghezza d’onda (parole di un mio collega di scienze). Ora, sappiamo che quando la luce investe un oggetto, se questo ci appare bianco, significa che riflette tutte le onde luminose il cui fascio costituisce la luce, se risulta nero significa che le assorbe tutte (come fosse in una stanza buia), se ci sembra, ad esempio rosso, significa che il rosso è proprio l’onda riflessa: Cioè, dico io, il colore che noi vediamo è proprio ciò che non appartiene alla cosa. IL COLORE ESPRIME UN TIPO DI MANCANZA DELLA COSA. Ontologicamnte esprime una precisa mancanza.

Passo ora a considerare le forme degli oggetti. Le cose e noi stessi abbiamo dei contorni, dei confini spaziali che sono anche dei limiti. Grazie ad essi noi entriamo in relazione con la realtà circostante e con gli altri; senza limiti saremmo tutti una gelatina indistinta. È il limite, dunque, che concorre a definire la nostra identità. Se dai contorni passiamo ai colori, si può forse dire che il colore è anch’esso il loro confine, il loro limite cromatico. Mi piace pensare che le creature invochino una relazione proprio attraverso i loro limiti e le loro mancanze. I COLORI COME DESIDERI…


Il Re Leone, ovvero diventare ciò che si è

Film: IL RE LEONE
di Roger Allers e Rob Minkoff, USA 1994, prod.Walt Disney, 88 minuti, animazione

Il Re LeoneIl famoso e fortunato 32° lungometraggio della Walt Disney è un altro film che si presta in modo efficace per l’insegnamento di alcuni argomenti all’interno di un corso di religione cattolica per le scuole superiori. In particolare, il nucleo tematico che qui intendo evidenziare è quello della crisi di identità e dell’amore inteso come relazione che permette e garantisce la fedeltà a se stessi.

Il primo aspetto, la crisi d’identità del protagonista, è un tema che riguarda da vicino gli adolescenti, i ragazzi studenti delle classi superiori i quali, quando comincio a parlare del Re leone, fanno subito cenno di averlo visto e rivisto (soprattutto quando erano un po’ più giovani d’età) e di conoscerlo bene, anche grazie all’accattivante colonna sonora. È un particolare, questo della conoscenza del film da parte dei ragazzi, molto utile ai fini didattici: si può discutere di questo film anche senza mostrarlo, totalmente o parzialmente, proprio perché si parla di qualcosa che i ragazzi “posseggono” e all’interno del quale si muovono tranquillamente, a proprio agio. Raccontiamone quindi, in modo sintetico, la trama e, nello stesso tempo, vediamone gli aspetti più interessanti. [Continua »]


Voglio un Paradiso a colori

Sarà perché stiamo pensando tanto ai colori.
Sarà perché sul balcone della camera da pranzo, dove ho l’unico angolo quasi totalmente mio col computer e libri disordinatamente accatastati, sono fioriti bellissimi gerani di varie tonalità di rosso che risaltano tra il verde intenso e qualche spruzzatina di giallo delle foglie, e l’ocra caldo dei vasi.
Sarà il verde tenero e lucido di una piccola pianta di peperoncini che, nata spontaneamente, è fiorita in breve tempo ed ha prodotto un unico piccolo peperoncino: lo controllo di tanto in tanto, come il piccolo principe la sua rosa, per vedere che gli sbalzi di temperatura non lo facciano appassire.
Sarà per questo, mi sono detta, che nel primo incontro di Officina sui colori, quando si è parlato dei colori della Divina Commedia, ho avuto una strana sensazione: un’attrazione istintiva per il purgatorio che si apre con il per dispiegarsi in tutta una varietà di colori e di toni, quasi mai violenti, direi mantenuti dentro le tinte pastello, un forte interesse per il realismo dell’inferno, che, pur giocato tutto sull’oscurità, suggerisce varie tinte negli aggettivi che riguardano altri campi sensoriali, ed uno scarso interesse per la luce assoluta del paradiso. [Continua »]


Roberto Benigni e “Tutto Dante”

Prima le risate e poi Dante

Venerdì sera, 24 Novembre, il PalaCalafiore di Reggio Calabria ha ospitato il tanto atteso Benigni-show, lo spettacolo dal titolo “Tutto Dante” dell’illustre comico fiorentino, che ha letteralmente stregato il pubblico di Reggio Calabria.

Inizia così l’articolo apparso ieri sulla Cronaca di Reggio del quotidiano Gazzetta del Sud: “A tratti, quando Roberto Benigni recita i versi di Dante, il PalaCalafiore somiglia ad una cattedrale. Il pubblico ascolta e si lascia coinvolgere, ma resta in religioso silenzio. Ma Benigni diverte tanto nella prima parte dello spettacolo quando prepara la sua singolare recita della Divina Commedia. Manda simpaticamente il giovanissimo sindaco Giuseppe Scopelliti nel girone dei lussuriosi, ironizza sul governatore regionale Agazio Loiero, che definisce Arnold Schwarzenegger (“non è forse la Calabria la California d’Italia?”), tira in ballo Silvio Berlusconi a proposito del ponte sullo Stretto, esalta i ragazzi di Locri. Insomma un vero tornado di classe e simpatia. Parla molto della Calabria e dei Calabresi, dice di voler bene all’una e agli altri. “La Calabria è una terra erotica” afferma. Benigni, insomma, coinvolge un pubblico pronto ad applaudirlo lungo il percorso delle sue continue felici battute e ad ascoltarlo attentamente mentre recita Dante [….]”.

Pochissimi minuti [Continua »]