Che cosa mi salva?

Io ho veramente bisogno di essere salvato? Da chi o da che cosa?

Io faccio sempre più o meno chiaramente l’esperienza del vuoto, della fragilità interiore e dell’assurdità. Però posso semplicemente spendere la mia vita nelle mie occupazioni quotidiane, tralasciando lo spazio e l’appello della domanda o in ogni caso mettendone da parte l’urgenza.

Spesso lo faccio in maniera ingenua: vivo senza pensare, immerso nel concreto e nel “manipolabile”. Ha cose da fare a sufficienza e di un certo interesse. Eugenio Montale ha forse usato le parole più dense ed espressive per dire questa situazione nella sua celebre poesia Non chiederci la parola della raccolta dal significativo titolo di Ossi di seppia:

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

La salvezza è una “buona notizia” veramente solo per colui che ne sente bisogno assoluto e urgente. Se un uomo sta per affogare e sente che da una barca gli arriva un messaggio di rapido salvataggio, questo per lui è messaggio salvifico significativo. È dalla inguaribile instabilità dell’esistenza che si origina il senso (e l’attesa) della salvezza.

Da una parte l’uomo esperimenta in mille modi i suoi limiti; dall’altra si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni. La sete d’infinito che l’uomo reca nel suo cuore, la tensione verso l’assoluto che lo anima (il suo cor inquietum o il suo desiderium visionis) non può venir saziata all’interno del mondo. Io sono un pozzo senza fondo.

È forte la tentazione di considerare la salvezza solamente come l’esaudimento delle mie speranze di vita, salute, pienezza, amore. E invece so bene che il raggiungimento del godimento non frena la spinta, anzi fa provare un altro bisogno che muove verso un luogo più lontano, un bisogno di totalità.

Occorre dunque stare in guardia dal trasformare la salvezza in “guarigione” dalla finitudine. Ogni realizzazione di maggiore pienezza sul piano storico amplia la speranza dell’uomo, ma non la esaurisce mai. La salvezza non può consistere nella realizzazione di tutti i desideri sic et simpliciter. La visione della salvezza posta in questi termini è “un’insidia dell’immaginario, l’espressione del narcisismo originario, un riflesso non razionale della vita prenatale” (Lévinas).

La salvezza non annulla la finitezza, ma la rende una finitudine guarita, redenta. Il volto terreno della salvezza è solo una faccia della medaglia e l’altra rimane nascosta nel mistero.


Galline in fuga!

Galline in fuga (Chicken Run è il titolo originale) “fa il verso ai film” che raccontano storie di grandi evasioni da carceri e dai carceri militari come The Great Escape con Steve McQueen e, soprattutto, il bellissimo film Stalag 17 di Billy Wilder con William Holden. Le galline del film vivono in un allevamento che però assomiglia molto da vicino ad un campo di concentramento con tanto di filo spinato tutto intorno e gli alloggiamenti che raccolgono le galline che si chiamano Stalag (e quello delle protagoniste è proprio il numero 17). In questa prigione-allevamento le galline vivono una vita da..gallina: covano, beccano, spettegolano, consumano e si nutrono di grano ed erba e soprattutto producono uova in quantità industriale per la gioia dell’avida Mrs.Tweedy, acida e arida proprietaria della triste fattoria-lager. Sono solo consumatrici e carne da macello, nient’altro e, questo è peggio, non se ne accorgono nemmeno. Insomma sono proprio galline, anzi “oche”.

Però c’è qualche gallina che si oppone a questo stato di cose [Continua »]


Scrive Rossana Mitolo da Officine Meridiane:

Il 23 aprile, in coccasione della Giornata Mondiale del Libro, Punto A Capo e Officine Meridiane hanno organizzano un reading sul tema
“Parole migranti: Il viaggio come esilio, migrazione, ricerca interiore, libera espressione di sé”

Partecipazione aperta a tutti Ore 21.00, Madonna della Scala Via Duomo (Città vecchia) – Taranto
E’ stato possibile dare la propria testimonianza attraverso la lettura di un brano legato al tema proposto (narrativa, poesia, canzoni).
L’UNESCO ha proclamato il 23 aprile “Giornata Mondiale del Libro e dei Diritti d’Autore” per affermare il libro come un potente strumento di conservazione e diffusione della cultura. La data prescelta rappresenta un omaggio a tre fra i più grandi autori di tutti i tempi, la cui vita si spense proprio in quel giorno del 1616: William Shakespeare, Miguel de Cervantes e l’Inca Garcilaso de la Vega. Il 23 aprile segna altresì la nascita o la morte di altri grandi scrittori come Maurice Druon, K. Laxness, Vladimir Nabokov, Josep Pla e Manuel Mejía Vallejo.
Per l’occasione sono state donate delle rose alle donne presenti a celebrazione della concomitante Giornata del Libro e della Rosa [Continua »]


Oltre le Zucche da sballo

Billy Corgan, una figura di spicco del rock alternativo, è uno dei fondatori degli Smashing Pumpkins («purè di zucca», ma anche «zucche da sballo»). Con alle spalle un’infanzia sbandata e marcata dall’isolamento, Corgan sembra fratello del più tristemente famoso Kurt Cobain. I suoi ritratti sono inquietanti, il suo temperamento da «topo in gabbia», la sua formazione segnata da una visione nichilista secondo la quale «il mondo è un vampiro». Dal maggio del 2000 gli Smashing Pumpkins sono un ricordo, e Billy Corgan è il solista autore di TheFutureEmbrace (2005).

Qualcosa è cambiato o sta cambiando. Pugni e battiti di ciglia è un libro di poesie, non di canzoni. Contiene il sismografo di un profondo cambiamento, sebbene lento e dialettico. Innanzitutto appare il recupero del rapporto con la madre Martha, fuggitiva ma ritrovata prima della sua precoce morte, a cui dedica il libro. E poi, a epigrafe, il messaggio: «Tutto il merito è nelle mani di Dio, che ha architettato l’intera opera. Dio mi benedice ogni giorno con grandiose meraviglie, e mi indica la via di luce e di ombre. E in fondo non mi dispiace così tanto». Nel suo ultimo disco Corgan canta: All Things Change. [Continua »]


Come un fiume come un sogno

Elena Bono

Dettaglio di un pannello di “The Garden of Earthly Delights” (Hieronymus Bosch)

Strana storia, quella di Elena Bono, scrittrice di punta, insieme a Pasolini, della scuderia Garzanti negli anni Cinquanta e Sessanta, tradotta in diversi paesi stranieri, ma pressoché sconosciuta al pubblico nostrano. Giovanni Casoli, nella sua antologia del Novecento, nel 2002 la definiva «la più grande scrittrice vivente». Ligure d’adozione, ma nata nel 1921 nel Lazio, Elena Bono ha esordito da Garzanti, come poetessa nel 1952, con I galli notturni e quattro anni dopo come narratrice con Morte di Adamo, raccolta di racconti notata da Emilio Cecchi per una violenza espressiva, attraverso cui lo scandalo del male, la via stretta della responsabilità, il salto al buio della salvezza prendevano forma sulla pagina. Temi forse giudicati all’epoca non di grande interesse e attualità dall’editore Garzanti, che restituiva a Elena Bono il manoscritto successivo, quello del romanzo Come un fiume come un sogno, pubblicato, come tutta l’opera a seguire della scrittrice, da «Le Mani», una piccola e coraggiosa casa editrice di Recco, vicino Chiavari. Il rifiuto e la smemoratezza da parte di critica ed editoria attingono forse, oggi come allora, al pregiudizio [Continua »]


Gas-o-line n° 55 + il Giornalino di BOMBABIMBO

Gas-o-lineCari Bombers,
finalmente, dopo lunghe attese ecco finalmente pronto l’ultimo numero della e-zine di BC corredato da un fantastico inserto: il numero di aprile del GIORNALINO DI BOMBABIMBO.
Trovate entrambe le uscite, insieme a tutti gli arretrati di Gas-o-line, nella pagina dedicata a Gas-o-line del nuovo sito: https://bombacarta.com/gas-o-line/

Auguriamo a tutti una buona lettura.

La Redazione


Il pesce dopo due giorni puzza

Damien Hirst (fish)Creata nel 1991, l’opera in questione, intitolata L’impossibilità fisica della morte nella mente di qualcuno in vita, rappresenta un gigantesco squalo tigre australiano, conservato in formalina in una teca di vetro. Il tema è quello solito di Damien Hirst: l’ossessione della morte e il tentativo di controllarla. Ma gli sforzi dell’artista sono destinati a fallire, dal momento che il suo pescione, punta di diamante del MoMA di New York, versa ora in un cattivo stato di conservazione. La teca, infatti, non è stata neppure esibita nella prima retrospettiva della carriera dell’artista, che Hirst, rifiutando le offerte dei più celebri musei del mondo, ha voluto tenere al Museo Archeologico di Napoli, nel gennaio scorso. [Continua »]