“La colomba leggera, che nel suo libero volo fendendo l’aria la sente resistere, potrebbe pensare che volerebbe ancora meglio nello spazio vuoto.”

Nello scorso editoriale si è parlato d’aria e di come la sua assenza o abbondanza possano cambiare la direzione delle barche e non solo. Nella frase iniziale estratta da “Critica della ragion pura”, Kant afferma che proprio quello che potrebbe ostacolare il volo della colomba, il vento, in realtà ne è il supporto, la guida, la spinta.
Allo stesso modo ci sono nel mondo, fisico e morale, dei vincoli e delle leggi che potrebbero mostrarsi come degli impedimenti ma che si rivelano una solida base della realtà.
In questo percorso di ricerca dell’invisibile non poteva mancare una delle cose su cui tutti – filosofi, fisici, matematici, medici, politici, marinai, registi, poeti, scrittori – hanno ragionato e inseguito: la libertà.
La mia libertà finisce dove inizia la tua
Questa frase lascia già trapelare quanto il limite tra visibile ed invisibile della libertà sia labile. Essa, infatti, è confinata all’interno di uno spazio preciso definito non solo dall’individuo ma soprattutto dagli altri che lo circondano.
Quanto è libertà se dipende da qualcosa esterno a noi stessi?
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