Gas-o-line n°74 – Novembre 2007

Gas-o-lineCari Bombers, è stato pubblicato sul sito il nuovo numero della e-zine di BombaCarta: il numero 74 di Gas-o-line.

Lo trovate, come al solito insieme a tutti gli arretrati di Gas-o-line, nella pagina dedicata a Gas-o-line all’interno del sito: https://bombacarta.com/gas-o-line/.

Il numero di questo mese contiene le seguenti rubriche:

  1. L’Editoriale, di Antonio Spadaro
  2. Poesie, di Rosa Elisa Giangoia
  3. i Racconti del mese, di Manuela Perrone & Toni La Malfa
  4. Critica letteraria, a cura di Rosa Elisa Giangoia

Un saluto a tutti e buona lettura!


Un eroe in mutande

Peaceful Warrior è un film vittima di alcune stranezze e, pur essendo tratto da una storia vera, non è esente da stereotipi un po’ triti (il vecchio maestro saggio che sa tutto e che compare come un deus ex machina). Cionondimeno, alcune scene mi hanno sorpreso e mi portano ad alcune considerazioni.

La storia è quella di un ginnasta promettente che subisce un incidente molto grave e del suo rapporto con l’anziano proprietario di un distributore di benzina. Il signore in questione (un mai deludente Nick Nolte) dimostra un’agilità inattesa, di cui non dà mai spiegazione. Durante una passeggiata notturna, i due vengono sopresi in un vicolo da tre rapinatori e derubati del portafoglio. Beh, mi son detto subito, quei tre avranno pane per i loro denti: effettivamente, mentre si allontanano soddisfatti, il vecchio li richiama ma, quando si voltano, offre loro l’orologio. È un bell’orologio, perché non prendere anche quello? Sono dei rapinatori troppo distratti. A questi ultimi non pare vero e si prendono il suo e quello del ragazzo, che ringrazia l’amico per la bella trovata. Ma non è finita: il benzinaio li squadra e si dice convinto che le loro giacche siano della taglia giusta. [Continua »]


L’enigma del tempo (Milan Kundera)

Nelle prime pagine de L’insostenibile leggerezza dell’essere Milan Kundera scrive: “L’opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni”. Quale scegliere, si chiede subito dopo l’Autore? Quale privilegiare? La pesantezza che schiaccia o la leggerezza che invece libera? A dare “densità” all’uno e l’altro dei due termini dell’opposizione, è un altro “elemento”: è il tempo. Solo il tempo (e la memoria del tempo passato) dà pesantezza alla pesantezza. Solo la cancellazione del tempo, solo l’ignoranza, solo l’oblio sottrae, alleggerisce, dà leggerezza. Più ancora che l’opposizione leggerezza-pesantezza, sotto l’opposizione leggerezza-pesantezza, lavora dunque un’altra e più misteriosa opposizione: quella tra memoria e oblio. Tutta l’opera di Kundera non è che una riflessione continua (“una interrogazione meditativa” come la definisce lo stesso Autore ne L’arte del romanzo) su una costellazione di opposizioni: forza-debolezza, pudore-impudicizia, fedeltà-tradimento, [Continua »]


L’appetito d’arte vien mangiando.

Intervista di Rossana Mitolo al critico d’arte Vito Caiati.

L’arte, generosa fonte di nuovi ed originali nessi tra noi e le cose, offre preziose chiavi con cui leggere la realtà. Ma a noi, chi offre le chiavi per poter leggere l’arte stessa e, nello specifico, l’arte contemporanea? Molte delle opere d’arte contemporanea, ammettiamolo, non sono di facilissima interpretazione. Chi tra noi, infatti, non ha mai dovuto sollevare bandiera bianca, almeno una volta nella vita, al cospetto di un’opera d’arte dei nostri giorni? In quante occasioni ci siamo scervellati per rincorrere invano sensi capaci di placare la nostra curiosità sul significato di un prodotto artistico moderno? Probabilmente, in alcuni casi, abbiamo additato come unica responsabile della disfatta, la nostra assoluta ignoranza in materia, in altri, invece, abbiamo concluso che, oggettivamente, i sentieri che conducono all’arte contemporanea, sono eccessivamente impervi per noi comuni mortali. Bravi chi li capisce, questi artisti: noi possiamo farne senza.“Ma come, l’arte è la nostra linfa vitale!”direbbe un qualsiasi professorone. E allora, io mi chiedo: un’arte di cui spesso non cogliamo il senso, può comunque essere nutrimento dell’anima? [Continua »]


Prove tecniche di eternità

di Elio Paoloni

Rispondere immediatamente, senza formulazioni lambiccate. Cos’è l’eternità? Un susseguirsi infinito di tempo, giusto? Un’infilata di secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni, secoli, ere. Una coordinata orizzontale, una fascia millimetrata inteminabile. Un incubo. Al catechismo nessuno di noi aspirava al Paradiso: quella cosa che comincia dopo la morte, da un’altra parte, e va avanti senza interruzione, senza fine. Giorno dopo giorno a contemplare la luce, senza neppure i comfort sensuali dei maomettani. Che palle. Ma l’eternità è un’altra cosa: è verticale, anzi puntiforme. Non si snoda, è compressa. L’eternità, per dirla alla Paolo Nori, non riesci proprio a pensare che ci sia il tempo. È, sì, tutti gli infiniti istanti, ma in un istante solo. È la dilatazione infinita ma inavvertibile dell’Istante. [Continua »]


Lettera da Troia

di Guglielmo Spirito

Istanbul, 16 novembre 2007

Mosca. Memoria sbiadita del Museo Puskin. I visitatori si accalcano nella sala, gremita, dove le vetrine custodiscono il così detto “Tesoro di Priamo”, i reperti favolosi, di oro finemente lavorato, che Heinrich Schliemann riportò alla luce durante i suoi fortunosi scavi (1871-1894) nella collina di Hisarlik, ridonando al mondo il sito di Troia, la mitica città cantata da Omero. E, defraudando il governo ottomano, le trafugò in Germania. I russi , sul finire della Seconda Guerra Mondiale, portarono a Mosca la collezione custodita a Berlino…
Così, la Terza Roma (come gli slavofili amavano chiamare Mosca) soppiantò la Seconda Roma (Costantinopoli) anche in questo, così come la Prima Roma credette di essere la discendente e l’erede di Troia, tramite Enea, l’eroico fuggiasco troiano superstite cantato da Virgilio.
Ed io faccio quasi a ritroso il percorso : da Mosca e Roma, via Costantinopoli, fino a Troia[Continua »]


Il rock ‘n roll di Marco Denti

Marco Denti, scrittore e redattore della rivista musicale Buscadero, ha appena pubblicato il libro Rock’n roll (Selene edizioni): una scorribanda, emozionante e competente, nei territori del rock. Abbiamo posto a Marco alcune domande.

Nel film documentario Don’t Look Back, scrivi, “Bob Dylan fa scorrere le parole di Subterrean Homesick Blues scritte, nero su bianco, su altrettanti fogli. L’effetto è curioso perché Dylan cerca di seguire il tempo della canzone, con uno strumento, le parole, che in quel contesto sembrano arcaiche”. La rivoluzione del rock è una rivoluzione che mette in qualche modo da parte le parole, la comunicazione verbale, per far posto all’irruzione sulla scena del corpo? Lo stesso videoclip ha affiancato e sovrapposto alla musica le immagini…
Come ogni rivoluzione che si rispetti ci sono cicli che si completano e si ripetono. Senza ombra di dubbio il rock’n’roll ha spostato l’attenzione verso una certa fisicità che, sì, è il corpo, ma anche l’immagine, le pose, la danza, l’attitudine. Elvis ha [Continua »]