State contenti, umana gente, ‘al quia’
Decifrare i dati, legarli uno ad uno perché emerga un significato. Di alcuni di essi ci sembra di intravedere il senso, di altri non resta che un grande punto interrogativo. Dove sta scritto, però, che ogni arcano debba essere svelato, che ogni nodo debba essere sciolto, possibilmente prima dello scadere del tempo? Qui si tratta della vita, non delle condizioni sulla trasparenza di un contratto commerciale, qui tutto è più complicato. Ci sono alcuni autori della letteratura che ci richiamano al fatto che non tutto è da spiegare, ma tutto da comprendere, da mettere nello zaino e portarselo dietro per sempre come problema. Autori che, pur non negando un senso della storia, ci ricordano che occorre un tempo di svelamento, liberandoci da un’ansia di dimostrabilità immediata.
Federigo Tozzi, scrittore senese di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla morte, parla di misteriosi atti nostri. Misteriosi significa che qualcosa di insondabile li percorre come una vena d’acqua carsica. Non solo, dunque, il mistero abita quello che ci accade, ma perfino quello che agiamo – o pensiamo di agire – noi. Con le sue opere Tozzi ci ricorda proprio che le cose accadono spesso impreviste e insondabili. In Bestie, raccolta di prose brevi, ogni racconto è segnato dal far capolino – quasi a caso – di un animale: la voce narrante ci sta descrivendo una scena familiare, un paesaggio, una preoccupazione e improvvisamente, sotto la finestra di casa, passano degli agnelli che qualcuno porta a vendere al mercato. Oppure durante un litigio a tavola tra moglie e marito, proprio quando i due stanno per venire alle mani per la minestra non salata a dovere, una formica si infila nell’orlo del fiasco: bisogna mettere in salvo il vino e la lite svanisce. [Continua »]