La mia "storia infinita" di letture

Mi sono chiesta spesso il motivo per cui rileggo volentieri libri già letti, una seconda o una terza o anche un’ennesima volta, e ho trovato in me varie risposte: ho bisogno di essere rassicurata, il nuovo mi spaventa con le sue incognite, in un libro già letto mi muovo come in un territorio conosciuto, in una storia di cui conosco lo svolgimento e la conclusione, … desidero rinnovare sensazioni, emozioni già provate….

Sono risposte che non mi convincono, pur avendo in sé una parte di verità, perché sono curiosa verso il nuovo, mi piace scommettere su un progetto che ho costruito da sola o insieme ad altri, affrontare le incognite della realizzazione sia pure con lo sguardo volto sempre alle possibilità positive: mi piace vedere nel seme la pianta o l’albero che possono nascere, evidenziare in una persona che apparentemente non ha qualità eccezionali, possibilità preziose che intuisco, anche se non mi nascondo le difficoltà e gli ostacoli che potranno forse deludere le mie aspettative.
Tanti i motivi.
Poi ho cominciato a riflettere su che cosa mi spinge a riprendere in mano un “vecchio” libro e mi è apparso chiaro che non è certo un’idea, anche bella ma astratta a darmi l’input, non una riflessione profonda che ricordo, ma piuttosto le emozioni, impressioni, sensazioni ad esse collegate: non è tutto un libro a tornarmi in mente e spingermi a riprenderlo in mano, ma quasi sempre singole parti, passaggi, parole, anche in un contesto che giudico magari non di grande valore.
Per questo ho talvolta difficoltà a ritrovare un passo, una frase, che non ricordo dove [Continua »]



Mamma Saffo

Anticipiamo dal sesto numero di BombaSicilia

Cerco nella mia libreria qualcosa che possa illuminarmi sul tema della genitorialità. Dapprima prendo in considerazione le vicende del mito: forse sarebbe interessante partendo dalla tragedia analizzare come le colpe si trasmettono inesorabilmente di padre in figlio, in una sorta di perversa contamFinazione genetica che finisce con l’annientamento della stirpe, ma immediatamente tutto ciò mi pare troppo esasperato. Vado in cerca di lidi più quotidiani.
Cerco nella mia mente e tra i libri qualche immagine femminile che possa soccorrermi. Immagino Andromaca che stringe tra le braccia il piccolo Astianatte, Ecuba che si lacera il petto pensando ai figli morti, Medea che dice sulla scena «è cento volte meglio imbracciare lo scudo piuttosto che partorire una volta sola»
Ancora il mondo del mito non mi soddisfa, manca la dialettica, quella comune del rapporto tra figli e genitori. Mi viene in mente l’assoluta mancanza di tenerezza delle madri spartane, le quali, riferisce Tirteo, quando i figli partivano per la guerra, porgendo loro lo scudo li ammonivano con un perentorio “O con questo o su questo”, come dire meglio vederti morto che saperti codardo. Cuore di mamma! Eppure chissà se Tirteo non esagerava per eccesso di propaganda. [Continua »]


Gas-o-line n° 56 – Maggio 2006

Gas-o-lineCari Bombers,
finalmente, dopo lunghe attese ecco a voi pronto e tirato a lucido l’ultimo numero della e-zine di BC: il numero di Maggio di Gas-o-line.
Lo trovate, insieme a tutti gli arretrati di Gas-o-line, nella pagina dedicata a Gas-o-line del sito: https://bombacarta.com/gas-o-line/.

Auguriamo a tutti una buona lettura.

La Redazione


Sguardo ottimista

Sapevate che essere ottimisti fa bene al cuore? E che la serenità è contagiosa?

Tuttavia, è ancora possibile al giorno d’oggi essere ottimisti? È possibile ovvero guardare al futuro e farlo serenamente? E, soprattutto, l’ottimismo è fattibile a tutti? Come spiegarlo, per esempio, ai tanti giovani, spesso demotivati, del nostro Paese ed in modo particolare a quelli del Sud?

Queste domande sono strettamente connesse alle caratteristiche proprie del tempo e dello spazio in cui viviamo e, soprattutto, sorgono come esigenza propria della vita, che non si può concepire se non aperta al futuro e ad un futuro che comprenda, soprattutto per una persona giovane, la possibilità di realizzare sé stessi nella maniera più completa possibile. Pare che il termine “ottimismo” sia stato usato per la prima volta da un gruppo di Gesuiti di Trevoux, nei “Memoires di Trevoux” del 1737, in riferimento alla dottrina di Leibniz, anche se il concetto che esprime risulta di gran lunga più antico. Il termine fu particolarmente [Continua »]


e la presente / e viva, e il suon di lei…

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Compagni segreti

Ho appena terminato Compagni segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori, l’ultimo libro di Eraldo Affinati, e il primo pensiero, dopo questa appassionante lettura, è andato ai ragazzi della scuola.

Non perché il sottoscritto abbia qualche particolare legame con il mondo dell’istruzione. Ma per il gusto d’avventura, meraviglia e profonda solidarietà umana che ho provato nel leggere questa raccolta di recensioni e di racconti (autobiografici) di viaggio dello scrittore romano nella sua prima opera pubblicata da Fandango (i romanzi, ahimè introvabili, sono pubblicati da Mondadori).

E cioè il gusto di certi libri di grande potenza della mia infanzia e prima adolescenza (penso, ad esempio, a L’isola del tesoro di R.L. Stevenson, La storia del terzo Reich di W.L. Shirer o a La verità perduta di Bruno Tacconi), un periodo in cui purtroppo la letteratura incontrata a scuola mi giungeva insipida, legnosa o addirittura ostile.

C’era una grande differenza tra i libri che trovavo a casa o che mi dava mio padre e le letture che dovevo affrontare per l’ora di italiano. E la differenza era data, il più delle volte, per la mancanza di passione o, al contrario, per la passione astratta, idealistica e per me, quindi, incomprensibile, con cui i professori di italiano mi davano da mangiare bocconi di versi e di prosa. La solita vecchia storia dell’insegnamento, niente di nuovo.

Ma, proprio per questo, credo che il libro di Affinati sia un libro importantissimo, anzi fondamentale. Un libro da leggere a scuola. Al posto di Calvino, per esempio. Perché sono pagine che fanno venire la passione per la letteratura, gli scrittori, i viaggi, i luoghi del mondo, la grande Storia e – lo dico senza il timore di essere retorico – per la vita: la propria vita, percepita come occasione irripetibile di indagine e sorpresa, ma anche la vita intera, dall’alfa all’omega, quella del cosmo misterioso nel quale passa il tempo di ognuno e di tutta l’umanità. [Continua »]