De aqua

Rosa Elisa Giangoia vertit

acquaObscura in nocte eram et e velivoli fenestrella prospectans  nihil aliud quam nigrum colorem heri vesperi videbam. Atqui sciebam sub me non nihil esse: aqua, multa aqua erat. Mare Atlanticum erat. Eboraco Novo Romam volabam et tam velociter suspensus in aere memoriam cursus maritimi per fretum Siculum in navigio repetebam, quod iter facilius, si verum dicere volo, erat. Praeteritum vesperum respexi cum mare maximis fluctibus exasperatum erat et, quamvis haud procul abesse a utraque ora maritima scirem, mihi in alto et  maximis fluctibus exasperato mari esse videbatur.  Volatus turba et aeris vacuum interdum tolerabilia quam fluctus vehemens sunt. Aqua vehemens esse scit quod solida ut terra et fluida pervadensque ut aer esse scit. [Continua »]


La dodicesima notte

Esce in Italia la prima traduzione mondiale delle poesie di Rowan Williams, primate anglicano. Parole ruvide ed essenziali come le pietre della brughiera gallese

"La dodicesima notte" di Rowan Williams

Copertina del libro

curatore: Antonio SPADARO S.I.

traduttori: Andrew RUTT ed Elena BUIA RUTT

editore: Ancora

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Intitolata La dodicesima notte, esce oggi, per la casa editrice Ancora, la prima traduzione mondiale della raccolta di poesie di Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate anglicano. La prefazione di Antonio Spadaro, critico letterario de “La Civiltà Cattolica”, è un saggio articolato e profondo che, fin dal titolo (Come leggere la poesia di Rowan Williams), intende guidare il lettore in quel percorso accidentato e imprevedibile che la fruizione di queste liriche comporta. “Chi si accosta a questi versi per la prima volta – scrive il gesuita – resta sconcertato e deve accettare un intenso e paziente lavoro di scavo per restare fedele alla pagina. Allora vedrà il testo cominciare a schiudersi o, meglio, a “fratturarsi”.

Inaspettato lo stile, spiazzante il contenuto: tradurre la poesia di Williams ha implicato ascolto e assenso profondi a una spiritualità di forti tensioni. Le parole del poeta, infatti, sono ruvide, essenziali, perentorie come le pietre della brughiera gallese, sua terra d’origine. Si tratta di una poesia visiva che accumula nel singolo verso numerosi verbi e aggettivi, per scolpire, intagliare, plasmare un paesaggio fisico, da cui, ad un primo accostamento, il divino sembra escluso. Il lettore si trova catapultato tra ruscelli selvaggi, piogge insistenti, pietre aride, periferie desolate, al cospetto di un’umanità indurita e logorata.

L’asprezza dei versi [Continua »]


Viaggio attraverso l’Eneide VIII

È Turno che, al principio del libro, sintetizza in sé l’esplodere del conflitto. Basta che egli porti l’insegna di guerra fuori dalla rocca di Laurento; tutto ciò che accade di seguito sembra scivolare, con naturalezza, da questo primo gesto: i cavalli vengono ferrati, le armi impugnate, tutto il Lazio stringe patti d’alleanza.
L’immagine di Messapo, Ufente e Mezenzio, impegnati a radunare truppe, evocano sulla pagina di Virgilio un’altra immagine, tristemente nota al poeta delle Bucoliche, quella dei campi devastati dai soldati, prima ancora che la guerra infuri.
Mentre affilano le armi contro di lui, Enea ci appare corroso dal dubbio. Ancora una volta Virgilio non ci mostra il suo eroe impavido e adiaforo, bensì perduto nei meandri della propria coscienza: egli è inflessibile nel condurre a compimento il suo destino, eppure, proprio perché avverte la profondità e l’importanza del ruolo che gli è dato vestire, non c’è momento del poema in cui Enea non viva con intensa problematicità la sua sorte. Il poeta afferma esplicitamente che Enea era “tristi turbatus pectora bello”, cioè turbato in cuore dall’amara guerra (v. 29). [Continua »]


Torta dei 10 anni di BC

Ecco la torta (una delle torte, a dire il vero) del decennale di BC, 12 gennaio 2008

e questa invece era la tortina del primo compleanno di BC nel 1999…


Le origini e la storia di BombaCarta

BombaCarta nasce da un cassetto o meglio da una poesia trovata per caso, incisa nel fondo del cassetto di una cattedra scolastica del liceo “Massimo” di Roma: avevo bisogno di una penna e trovai una poesia. Chi aveva scritto quei versi tanto ingenui quanto incisivi e penetranti nel fondo di quel cassetto? Chi lo saprà mai? Ma da quel momento [Continua »]


10 anni dopo… 12 gennaio 1998-2008

Con questo volantino appeso in bacheca il 12 gennaio 1998 nasceva BombaCarta

E con questo biglietto Luciano Ligabue salutava il suo inizio…

E poi questo logo precedette l’attuale

Comincia la festa del decennale! Auguri BombaCarta!


Acqua

acqua apEra buio pesto e guardando dal finestrino non vedevo che nero ieri sera. Eppure sapevo che sotto non c’era il nulla: c’era acqua, tanta acqua. C’era l’Oceano Atlantico. Volavo da New York a Roma e l’essere così velocemente sospeso in aria mi faceva pensare a un’altra esperienza vissuta nello Stretto di Messina su un traghetto, un viaggio molto più modesto, se vogliamo. Mi ha fatto pensare a una serata nella quale il mare era agitatissimo e, pur sapendo che la distanza da coprire era piccola, mi sembrava di essere in alto mare, un mare agitato, violento. Le turbolenze di un volo e i vuoti d’aria a volte sono più sopportabili di un’ondata violenta. L’acqua sa essere violenta perchè sa essere solida come la terra e fluida e pervasiva come l’aria.

Eppure sa essere gentile, sa accogliere un corpo che si bagna, sa cullare un corpo che nuota. Dall’acqua noi tutti veniamo. E impariamo con essa a confrontarci con un mondo ovattato, dolce, in cui il nutrimento ci viene dato senza fatica, senza dubbi. Quando nasciamo il passaggio dall’acqua all’aria è violento e i polmoni si spalancano come lo sbattere di una porta per un ciclone. Dobbiamo uscire dall’acqua per vivere in questo mondo. [Continua »]