OpenLab virtuale – pt. 1 e 2: Cortázar e Berlin

In periodo di quarantena, anche molte attività di BombaCarta diventano virtuali: iniziamo con l’OpenLab, che consiste nella condivisione e nel commento di un testo.

Valerio: Istruzioni per ammazzare le formiche a Roma, in Storie di cronopios e famas (Julio Cortázar)

Le formiche si mangeranno Roma, sta scritto. Fra le lastre di pietra vanno; lupa, quale corso di pietre preziose ti seziona la gola? Da qualche parte le acque qui escono dalle fonti, le ardesie vive, i tremuli cammei che a notte fonda biascicano la storia, le dinastie e le commemorazioni. Dovremmo trovare il cuore che fa pulsare le fonti perché si premunisca contro le formiche, e organizzare in questa città turgida di sangue, di cornucopie ritte come mani di cieco, un rito di salvazione affinché il futuro si limi i denti sui monti, si trascini ammansito e senza forze, completamente senza formiche.
Prima di tutto cercheremo di individuare la dislocazione delle fonti, cosa facile perché nelle mappe a colori, nelle piante monumentali, le fonti hanno anche zampilli e cascate celesti, basta cercarle bene e iscriverle in un recinto di matita blu, non rossa perché una buona mappa di Roma è rossa, come Roma. Sul rosso di Roma la matita blu traccerà un recinto viola attorno a ogni fontana, e solo così possiamo essere certi che ci sono tutte, che ne vediamo i fiorami.

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Sospensione temporanea delle attività dal vivo di BC

Da diverse settimane la preoccupazione per il coronavirus tiene banco sui maggiori organi di informazione. Una risposta non sempre ben concertata delle istituzioni e le opinioni a volte contraddittorie degli esperti chiamati in causa rischiano di generare confusione ed eccessivo allarme nella popolazione.

Avendo diverse attività “dal vivo”, abbiamo seguito con attenzione gli sviluppi sin dalle sue prime fasi.

La situazione non va drammatizzata ma neanche minimizzata: siamo di fronte a una malattia che, al momento, non costituisce un pericolo grave per la maggior parte della popolazione. D’altro canto, sentiamo il dovere di proteggere le fasce più vulnerabili o sfortunate, di aiutare il Sistema Sanitario a gestire le emergenze e di seguire, anche più rigidamente del dovuto, le indicazioni del Ministero e degli organi competenti.

Abbiamo quindi deciso, dopo una valutazione attenta dei pro e dei contro, di sospendere le attività dal vivo per il mese di marzo e rinviarle – per il momento – ad aprile. Secondo come procede la situazione, decideremo se prendere altre iniziative: farà fede il calendario in alto a sinistra nella nostra home page e vi terremo aggiornati tramite questo sito e i nostri social (Facebook, Instagram, Twitter).

Con l’occasione, invitiamo tutti a tenersi aggiornati tramite i canali ufficiali:

e di seguire le semplici pratiche indicate dal Ministero:

È un piccolo disagio da sostenere per il bene comune. Cercheremo di “compensare” l’assenza con una più intensa attività virtuale, quindi continuate a seguirci (e, se volete, a suggerirci iniziative o attività alternative).

Grazie, ci “rivediamo” presto e avanti tutta!


“Ah, mi dispiace: ma io so’ io e voi…”

Qual è il senso del nome che ognuno di noi porta, dal momento in cui nasce fino alla sua morte?

Certamente il nome è qualcosa di tuo, ma non sei tu a sceglierlo, poiché ti viene dato; né sei tu a usarlo, nonostante serva a te per distinguerti dagli altri. Sono proprio gli altri a dare senso al nome, nel momento in cui ci viene chiesto: “Come ti chiami?”, a cui rispondiamo con facilità.

Non è altrettanto immediato rispondere alla domanda “Chi sei?” perché la mediazione del nome sparisce e ci viene richiesto qualcosa di più complesso: la nostra identità. L’identità non ci viene data, ma si costruisce nel tempo, attraverso quelle stesse relazioni con gli altri che consentono a un individuo di trovare il suo senso d’essere.

Il Marchese del Grillo può affermare “io so’ io” proprio perché si confronta con altri, che non sono nulla. Nella frase “Io so’ io e voi non siete un ca**o” la relazione si fonda su una disparità tra due parti, anzitutto numerica – tra “io” e “voi” – e in questo caso specifico sociale, poiché l’uno è marchese e gli altri sono popolo. [Continua »]


L’eternità del tempo

È nelle librerie il nuovo libro di Rosa Elisa Giangoia. Un romanzo storico (Febe. Dal tempo all’eterno) dedicato a due importanti protagoniste femminili che ci accompagnano in un racconto che si snoda fra presente e passato: Febe e la Storia stessa, quella con l’iniziale maiuscola.

Per BombaCarta Rosa Elisa è un’amica, un sostegno e una costante occasione di confronto.

A seguire la recensione di Mayra Novelo a quest’ultima fatica di Rosa Elisa, che, tra i moltissimi interessi e le mille occupazioni, è anche animatrice dell’associazione “Il Gatto Certosino”, con sede a Genova.

Nell’attuale panorama culturale può apparire davvero coraggioso il nuovo romanzo di Rosa Elisa Giangoia Febe. Dal tempo all’eterno, in quanto ripropone come tema centrale della narrazione la scelta della fede cristiana nella fiduciosa speranza della salvezza eterna.

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I segni della speranza

(…) Ci vorrebbe una buona notizia
di quelle che fanno esplodere nel cuore la gioia (…).

Giovanni Gastel, Milano 2020

 

“Vorrei conoscere l’odore del tuo paese, camminare di casa nel tuo giardino”, vorrei “che l’oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all’infinito”. Così canta Francesco Guccini in una stupenda canzone del 1996 (Vorrei, F. Guccini in D’amore, di morte e di altre sciocchezze) esprimendo il desiderio che quel suo amore si compia sempre più.

Speranza che la presenza della sua donna non svanisca mai, che l’oggi (ancorché un oggi ipotetico – tutta la canzone è costruita infatti al condizionale) non conosca domani, sottraendo così quell’esperienza di bene alla corruzione del tempo. [Continua »]


[Report] Officina di febbraio 2020

“La speranza è l’ultima a morire”, recita l’antico adagio. Nella sua raffigurazione più diffusa, la speranza è ritratta con una catena sollevata nelle mani e un’ancora ai piedi. Se la catena rappresenta il passato da cui doversi liberare, l’ancora simboleggia invece la fiducia nel domani, visto come un approdo sicuro rispetto ai marosi dell’esistenza. Passato e futuro, ieri e domani, sono le due facce della speranza contenuta nella frase “dopotutto domani è un altro giorno”.

Valeria

Rossella O’Hara pronuncia la frase che dà il titolo a questa Officina – “Domani è un altro giorno” – sperando nel futuro. È sicura che domani tutto si potrà risolvere. Che domani tutto quello che non è possibile oggi lo sarà. [Continua »]


Il tempo non basta mai

Rossella O’Hara è una figura di eroina femminile che trasforma la rassegnazione in un’iperbole positiva: quel domani che si scorge su un orizzonte infuocato è quasi il simbolo di una rinascita, di una nuova apertura al mondo. Un mondo che, di lì a poche ore, sarà completamente altro.

Ma se per un momento “usciamo” dalla scena filmica questo “altro” può anche essere letto diversamente: altro non implica necessariamente il concetto di nuovo o di diverso. Potrebbe essere la copia esatta di ciò che è già stato e sarebbe sempre altro…

“Domani è un altro giorno” ha la potenza di racchiudere in sé molti piani di lettura: la speranza, il senso del futuro, il concetto di un tempo che si definisce come una possibilità di cambiamento o di replica all’infinito, lo sconforto, la ripartenza, l’accettazione, la sopportazione, la fiammella della creatività. [Continua »]