Gruppo di lettura a Firenze, reloaded

Cari bombers,

desidero ragguagliarvi sul nostro gruppo di lettura, che stenta a decollare, ma al momento poco importa: ci ritroviamo in pochi ma con immenso piacere.
Ecco a voi i testi letti lo scorso 5 marzo:

  • Il piacere di G. D’Annunzio, letto da Toni
  • Diario di un dolore di Lewis, letto da Giuseppe
  • Felicità (poesia) di R. Carver, letta da Valerio
  • Vietato di Karin Tuil, letto da Cristina

I testi si rincorrono, si illuminano a vicenda: siamo passati da un addio tra due ex-amanti, mediato da un mazzo di rose che fioriscono e appassiscono altrettanto velocemente, ad una nevicata che pian piano deforma l’immagine evocata della moglie – i fiocchi di neve sono impressioni e ricordi del marito, niente che appartenga originariamente ad Helen – pur mantenendo la forma approssimativa, ad un matrimonio che non s’ha da fare per mancanza di documenti che possano dimostrare che il futuro marito è ebreo, alla felicità incarnata in due giovani che consegnano il giornale la mattina presto.

Mi sto allenando al delirio, in tutto questo vedo quattro coppie: una di amanti che si lasciano perché l’amore è semplicemente finito, svaporato, un’altra separata dalla malattia della moglie, una negata dalla burocrazia, ed infine la coppia più interessante, a mio avviso: due amici, la mattina presto, l’aria tersa, i loro sguardi, tutta la vita davanti, tutta la giornata davanti a loro.

Un caro saluto, alla prossima


La verità della vita

La lunga consuetudine con i testi degli autori classici, che, se letti in originale, comporta lentezza e penetrazione, crea vicinanza ed empatia tra il lettore moderno e l’autore antico con un crescendo di interesse nei confronti del secondo da parte del primo che diventa vera e propria curiosità quanto meno si hanno notizie storiche certe sul personaggio che ce lo possano delineare in una sua precisa fisionomia e far collocare in un ambiente definito. Caso molto coinvolgente è quello del poeta latino T. Lucrezio Caro, il cui poema filosofico De rerum natura rappresenta una lettura impegnativa, ma avvincente, capace di provocare forti emozioni, ma sulla cui figura nulla di sicuro sappiamo, mentre le scarse e tarde notizie che ricaviamo da San Girolamo possono non sembrarci degne di molta fiducia e nello stesso tempo acuiscono la nostra curiosità aprendoci inquietanti interrogativi, con quelle allusioni alla pazzia, al filtro afrodisiaco e al suicidio. Per tutte queste ragioni i lettori appassionati sono ritornati più volte a fantasticare sulla vita di questo personaggio dell’antica Roma, poeta e filosofo, cercando con la fantasia, alimentata dal rigore della filologia, di inventare la verità della sua vita. [Continua »]


Alcune volte il Cinema fa commuovere

di Giuseppe Di Vetta (classe 1^, sezione C, Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma)

Alcune volte il Cinema fa commuovere, senza pretendere di raccontare una storia scontatamente sentimentalista o storicamente “drammatica”, in cui i protagonisti sono lì per far piangere, vestendo i panni tristi e a volte anche melensi – soprattutto quando il film non è d’autore – di uomini e donne costretti dagli eventi della vita o della storia a dover soffrire. arrivederciragazzi Quando, infatti, un Film “fa commuovere”, senza appunto averne l’indispensabile pretesa per il successo nei botteghini, il pubblico rimane incerto, un po’ attonito, tacendo il più delle volte la tristezza di una lacrima, perché la commozione è così pungente e interiore che esibirla è come una vergogna. Le lacrime rimangono negli occhi, si assaporano nella riflessione riguardo a ciò che si è visto, e soprattutto si suggellano nella mente come la fotografia di un istante in cui ci si è sentiti pervasi da una “sensibilità nuova”. I grandi registi, infatti, non cercano prima di tutto il successo, né tanto meno le lacrime da “suggestione collettiva” più che individuale: questi “signori del cinema e dell’immagine”, come lo stesso Louis Malle o Steven Spielberg, fanno poesia, accettando coraggiosamente di raccontare storie semplici, interpretate il più delle volte da bambini, il simbolo della purezza, dell’innocenza e dell’inconsapevolezza.  [Continua »]


BombaCinema 27 Marzo 2008

Cantando sotto la pioggiaIeri, Giovedì 27 Marzo, si è svolto l’ennesimo appuntamento del Laboratorio di Cinema di Roma. L’affluenza non è stata molto alta, visto anche il clima che sta falcidiando le nostre buone volontà. Il tema di questo incontro era La musica e sono state visionate sequenze dai seguenti film:

1. LE VITE DEGLI ALTRI di Florian Henkel von Donnesrmarck (portato da Andrea)

2. VELEVET GOLDMINE di Todd Haynes (portato da Claudia)

3. PHILADELPHIA di Jonathan Demme (portato da Marco)

4. CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA di Stanley Donen e Gene Kelly (portato da Giulio)

5. AMADEUS di Milos Forman (portato da Damiano)

6. ALTA TENSIONE di Mel Brooks (portato da Andrea)

Il prossimo appuntamento si terrà Giovedì 10 Aprile, alle ore 19.00, sempre presso Via di San Saba 19.
Il tema sarà: “Il Bene e il Male”.
A seguire, alle 20.45, ci sarà la visione del film “Collateral” di Michael Mann.


Intervista a Claudio Piersanti

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Ci ha accolto nella sua casa romana, un piccolo rifugio affacciato su Trastevere dove la scrittura si fonde con la riflessione e il silenzio. Claudio Piersanti ha parlato dei suoi libri e della totale incapacità umana di star bene in solitudine.

È su questo concetto che lo abbiamo interrogato e ascoltato: per Piersanti il suo Enrico, protagonista del romanzo Il ritorno a casa di Enrico Metz, è un uomo che sceglie di stare da solo, di ritornare ad apprezzare la quotidianità, di lasciarsi affascinare da gesti semplici e umili.

Solitudine non significa chiudersi in se stessi e allontanarsi dal mondo, come avviene, invece, per il personaggio di Luisa e il silenzio. Essere solitari, apprezzare la propria compagnia, non significa soffrire.

Claudio Piersanti è nato in Abruzzo nel 1954. Laureatosi in Filosofia a Bologna, attualmente vive tra Roma e le Marche. A lungo giornalista scientifico, è anche autore di sceneggiature cimematografiche (ha lavorato soprattutto con Carlo Mazzacurati) e di un libro a fumetti,Stigmate, scritto con Lorenzo Mattotti.

È autore di una raccolta di racconti e di numerosi romanzi tra cui L’amore degli adulti, Luisa e il silenzio, Charles, L’appeso, Gli sguardi cattivi della gente e Il ritorno a casa di Enrico Metz. Con quest’ultima storia ha vinto il “Premio Campiello 2006”, il “Premio Napoli 2006”, il “Premio Alassio 100 libri – Un autore per l’Europa 2006” e il “Premio Frontino Montefeltro 2006”.


La strada (Cormac McCarthy)

Quando la parola della letteratura giunge ad incarnare l’indicibile siamo in presenza di un grande libro. E ne La strada, l’ultimo romanzo di Cormac McCarthy, è il mistero dell’irriducibilità della vita che prende corpo nel viaggio drammatico di un padre e di un figlio non ancora adolescente. Siamo negli Stati Uniti di questi tempi, ma del mondo che conosciamo non è rimasto quasi nulla. Una catastrofe ha ridotto la terra ad un deserto di alberi bruciati e di cenere. Il sole è quasi completamente scomparso dietro ad un cielo di piombo e le notti sono cieche, impenetrabili, dominate da un’oscurità che “fa male alle orecchie a forza di ascoltare”, il solo suono udibile lo fa il vento gelido tra i tronchi nudi e anneriti. Il freddo non dà tregua e i due camminano verso sud spingendo sulla strada un carrello di un supermercato e facendo attenzione a non essere avvistati da altri sopravvissuti, molti dei quali si cibano di carne umana. La sopravvivenza dipende essenzialmente dal reperimento del cibo, ma le città sono state razziate da tempo e [Continua »]