Leggere come cognati

Harry Potter and the Half Blood PrinceQuando si tratta di best-sellers mi capita di imbattermi sempre nella versione di me che deploro, in questa versione io leggo con la diffidenza tipica dei cognati. Mi spiego: io sono un cognato e ho due cognati.

Quando mia sorella mi ha presentato il suo fidanzato l’ho squadrato dall’alto in basso, al primo bacio che si sono dati davanti a me mi ha formicolato lo stomaco. Stessa cosa deve essere successo al fratello della mia fidanzata quando mi ha conosciuto, capita sempre così. Sopportiamo platealmente a fatica le nostre sorelle sino a quando qualcuno non arriva e se le porta via.  E con esse i paninazzi serali con la mozzarella e il pomodoro o i rimproveri quotidiani che erano solo nostri.

Bene, coi best seller io sono diffidente peggio d’un cognato al primo appuntamento della sorella. Li compro, li comprano tutti. Ovvio, altrimenti non sarebbero i più venduti, con il Codice da Vinci ho resistito sino all’edizione Miti Mondadori, e lo stesso per Piperno, pure che tutti ne parlavano. Il codice l’ho letto subito e subito l’ho dimenticato, gli indovinelli erano facili, l’ipotesi di fondo una boiata e il mistero non era sgorgato dalla roccia dell’ispirazione.
Con Piperno mi sto ricredendo, D’Orrico ci aveva azzeccato a dedicare tanto spazio alla saga dei Sonnino. È una storia all’antica, una storia familiare, degna delle Correzioni di Franzen o delle saghe tipiche dell’ebraismo.

È stato con Harry Potter che ho capito che sono un lettore compulsivo, glielo dicevo pure a Spadaro, mentre mangiavamo nell’hotel di Stilo, nella visita guidata che Le Pietre di Scarto hanno messo a conclusione dello splendido convegno sul Mistero di scrivere. Stavo lì, a sentire che sul Riformista qualcuno aveva messo Antonio contro il papa proprio sul maghetto, articolo confezionato ad arte, visto che si vociferava che Benedetto XVI aveva sconsigliato la lettura di harry e che Antonio aveva promosso su Civiltà Cattolica. Sarà come sarà ma a me Harry Potter piace e pure assai. Frase poco critica ma che tutti i lettori del ciclo di Hogwarts sposeranno.

Nel penultimo libro, Il principe mezzo-sangue, la narrazione accelera turbinosamente, lo leggevo mentre consegnavo tessere per l’autobus ad anziani e disabili, e piangevo. Piangevo dopo che s’era consumata la tragedia, piangevo nell’epilogo, e il resto non ve lo dico perché se no vi rovino il libro e di spargere spoilers non mi è mai passato per la cucuzza.

Solo che è splendida la differenza che è centrale tra il potere oscuro e quello del maghetto con gli occhiali: l’amore, soprattutto quello della madre di Harry che ha salvato il frugoletto frapponendosi tra Voldemort e lui. La benedizione più forte: l’amore materno.


Verso i fogli bianchi

Goran TunstromScrive Göran Tunström, il grandissimo scrittore svedese scomparso nel 2000, quando indirizza verso casa un personaggio con il compito di redigere una biografia del proprio padre:

“Sono entrato in casa e mi sono diretto verso i fogli bianchi, verso la fede e il dubbio, il cosmo e il caos, per cercare di organizzare la vita che è stata e che nella ricostruzione torna a essere, se non la sua, almeno una vita, e se non una vita almeno, forse un racconto, un più o meno dolce passatempo sulle ridicole cose che, nel loro insieme, portano il nome di amore”

(grazie a Saverio Simonelli per la citazione)


Quello che la letteratura ditta dentro

un piccolo assaggio della mia tesi di specializzazione interamente dedicata all’esperienza della letteratura 

Soli a combattere coi libri. Un’introduzione.

Starei a meraviglia se ci fosse una moratoria di cento anni sulle chiacchiere letterarie, se si chiudessero tutti i dipartimenti di letteratura e le riviste di libri, e si bandissero i critici. I lettori sarebbero soli coi libri, e chi osasse dire alcunché sui libri sarebbe arrestato o fucilato sul posto. Sì, fucilato. Una moratoria di cento anni sull’insopportabile chiacchiera letteraria. La gente dovrebbe essere lasciata sola a combattere con in libri e riscoprire cosa sono e cosa non sono. Tutto il resto sono chiacchiere. Chiacchiere senza senso. Quando si fanno generalizzazioni si entra in un mondo completamente diverso da quello della letteratura, e non ci sono ponti fra i due.

Così rispondeva Philip Roth all’intervistatore del Guardian il 14 dicembre del 2005 e da qui noi prendiamo le mosse di questo nostro lavoro. Cercheremo di focalizzare la nostra attenzione su uno dei possibili metodi per questa lotta coi libri ipotizzata da Roth, lotta che iconicamente vogliamo affiancare a quella di Giacobbe con l’angelo, figura che evoca e apre quella scia di senso che vogliamo seguire sin da quest’introduzione.
La struttura diadica è omologa: da una parte l’uomo che lotta con l’angelo, dall’altro il lettore col testo con cui ha scelto di confrontarsi. Giacobbe lotta in vista di un fine, lo stesso il lettore consapevole. Lotta, pagina dopo pagina con quel manufatto di carta e parole, lotta per trovare un senso al suo agire.


Tendenze della letteratura italiana (appunti)

1) Settanta – Descrivere il panorama della narrativa italiana degli ultimi anni è compito abbastanza arduo. Tuttavia è possibile stabilire approssimativamente un punto di svolta simbolico tra un “prima” e un “dopo”: il 1980. Gli anni Settanta erano stati caratterizzati dal predominio del politico e del sociale e la letteratura era stata considerata come elemento pre-rivoluzionario dell'”impegno” militante e anti-elitario (Porci con le ali, Cani sciolti, Vogliamo tutto,…) oppure come praticamente inutile e “borghese” perdita di tempo (Pasolini metteva in guardia!). Uno degli effetti fu il prevalere della produzione saggistica su quella narrativa. Semmai vengono riscoperti, postumi, alcuni autori di valore (Saba, Satta, Morselli) e nel ’74-’75 affiorano le scritture contro-tendenza di Morante, Volponi e D’Arrigo.

2) Ottanta – Gli anni Ottanta sono gli anni del “riflusso” sul piano culturale, sociale e anche letterario. Il 1979 si chiudeva con la pubblicazione di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino. Il 1980 è l’anno della pubblicazione del primo romanzo “postmoderno” italiano, Il nome della rosa di Umberto Eco e del romanzo generazionale Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli. [Continua »]


Un sito per il poeta Lorenzo Calogero

fonte: www.lorenzocalogero.it

Lorenzo Giovanni Antonio Calogero nasce il 28 maggio 1910 nel piccolo centro di Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, da famiglia “possidente”, il padre Michelangelo figlio di notaio e la madre Maria Giuseppa Cardone, nativa di Bagnara Calabra (pochi chilometri da Melicuccà) figlia di farmacista.

Lorenzo Calogero

Ritratto

Lorenzo è il terzo di sei fratelli. Il paese natale resterà luogo di riferimento affettivo e rifugio del poeta legato essenzialmente alla figura della madre. Lorenzo inizia le scuole elementari a Melicuccà e li conclude a Bagnara, dove vive presso gli zii materni.

Nel 1922 la famiglia Calogero si trasferisce a Reggio Calabria, dove Lorenzo frequenta prima l’Istituto Tecnico, poi cambia corso di studi conseguendo la maturità scientifica. [Continua »]


Connessioni. Nuove forme della cultura al tempo di internet

È appena uscito il nuovo libro di Antonio Spadaro.

Connessioni, Antonio Spadaro“Il libro incita a riflettere sulla fenomenologia dell’incontro in Internet, in quanto luogo frequentato da milioni di persone ogni giorno, spazio che nessuno possiede e che favorisce le connessioni. Tale luogo è diventato un ambiente culturale ed educativo frequentato da milioni di persone, credenti e non, e rappresenta per la Chiesa una formidabile opportunità di comunicazione perché consente di moltiplicare le connessioni sia come collegamenti personali sia per la costituzione di nuove forme di aggregazione sociale”. dalla prefazione di Xavier Debanne

L’inarrestabile sviluppo dell’informatica sta trasformando in profondità il nostro modo di vivere e di comunicare. Una serie di nuovi termini si aggiungono al vocabolario: editoria digitale, biblioteca virtuale, blog, wikipedia, podcasting, web-zine solo per citarne alcuni. Ognuno di essi si presenta come un insieme, affascinante e ambiguo, di opportunità conoscitive e comunicative che sta cambiando radicalmente il volto della cultura.
Sta nascendo un nuovo modo di imparare, di trasmettere e di rielaborare il sapere. Tutto ciò si riflette immancabilmente anche su quella parte fondamentale della cultura che è l’esperienza religiosa e la riflessione teologica.
Da qui la necessità di una mappa per conoscere i cambiamenti in atto e per imparare a valutarne potenzialità e limiti. Con tale intento l’autore, «navigatore» esperto del mondo multimediale, compie una rassegna ragionata e critica di tutte le principali innovazioni introdotte dal digitale, senza dimenticare il collegamento con il meglio di quanto la tradizione da cui proveniamo ha saputo elaborare.

Qui tutte le notizie.


Letteratura: servizio, fantasia, mistero

I Convegni organizzati dall’Associazione Pietre di scarto sembrano avere una vocazione precisa: toccare i nervi sensibili della letteratura, compiere sondaggi e perlustrazioni in terre poco frequentate, quelle delle grandi domande, delle questioni di fondo: la gente si chiede quale libro leggere e gli amici di Pietre di scarto si chiedono a che cosa serve la letteratura; la gente crede che la letteratura sia un pianeta fantastico distante dall avita ordinaria e reale e loro dicono che la fantasia è un modo di rapportarsi alla realtà; la gente crede al mestiere della letteratura e ai suoi prodotti best-sellers e loro parlano del mistero della letteratura.
Ma andiamo con ordine, riprendendo le fila di un discorso tutto in evoluzione dinamica e che non mancherà di riservare sorprese. Comincerò raccontandovi un’esperienza. [Continua »]